Lo fa sapere il marito in esilio a Parigi, riferendo che il 10 dicembre, giorno dell'assegnazione del premio - ritirato dai due figli dell'attivista iraniana - la moglie è stata convocata nel reparto femminile del carcere di Evin a Teheran ed è stata informata che il suo processo si sarebbe svolto il 19 dicembre
Il primo processo contro l'attivista iraniana Narges Mohammadi dopo il Premio Nobel per la Pace si terrà martedì nella sezione 26 del tribunale rivoluzionario. Lo fa sapere il marito e attivista Taghi Rahmani, in esilio a Parigi, riferendo che il 10 dicembre, giorno dell'assegnazione del prestigioso premio - ritirato dai due figli gemelli dell'attivista iraniana - la moglie è stata convocata nel reparto femminile del carcere di Evin a Teheran e tramite una notifica è stata informata che il suo processo si sarebbe svolto alle 10 del mattino del 19 dicembre presso la sezione 26 del tribunale rivoluzionario.
Ipotesi trasferimento in un altro carcere
Contemporaneamente, in una notifica del tribunale di sicurezza del distretto 33, è stato annunciato che, per motivi politici e di sicurezza, l'esecuzione della eventuale condanna avrà luogo fuori Teheran, su richiesta del ministero dell'Intelligence. Si ipotizza che le autorità intendano trasferirla in un altro carcere lontano dalla capitale visto che da Evin non solo riesce a far uscire i suoi messaggi ma ha anche trovato la solidarietà di altre detenute con cui ha organizzato diverse azioni di protesta.
Stop a contatti e visite
Si tratta del terzo processo contro Mohammadi a svolgersi in un tribunale rivoluzionario, a causa delle sue recenti attività in carcere. I processi penali in questi tipi di tribunali spesso si svolgono a porte chiuse, presieduti da religiosi, senza nessuna delle garanzie standard della procedura penale, come concedere tempo e accesso agli avvocati per preparare una difesa. Nei due casi precedenti, Mohammadi era stata condannata a 27 mesi di carcere e 4 mesi di lavori di pulizie. Oltre che dei processi a suo carico, il 29 novembre le autorità penitenziarie l'hanno informata della cessazione della possibilità di fare telefonate e di ricevere visite.