La conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici la Cop28 si è aperta oggi a Dubai con l'esortazione del presidente Al Jaber a "garantire di includere il ruolo dei combustibili fossili nel documento finale", il testo che i delegati dei 195 Paesi partecipanti negozieranno durante le due settimane di lavoro
Si apre oggi a Dubai la conferenza delle Nazioni Unite sul clima. Le due settimane di negoziati sul clima si svolgono quest'anno nella sfarzosa città del Golfo e arrivano in un momento cruciale, con le emissioni ancora in aumento e il 2023 che si annuncia essere l'anno più caldo della storia. Oltre 97mila persone - tra cui Re Carlo III, i leader mondiali di 195 nazioni, attivisti e lobbisti - parteciperanno a quello che viene presentato come il più grande raduno sul clima di sempre. Secondo l'ONU e gli Emirati Arabi Uniti saranno i più importanti dopo Parigi nel 2015, quando le nazioni hanno accettato di limitare il riscaldamento globale a 2°C rispetto all'era preindustriale, e preferibilmente ad un limite più sicuro di 1.5°C. (LO SPECIALE)
Il programma
Gli scienziati dicono che il mondo non è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi fissati a Parigi, e le nazioni devono ridurre in maniera più rapida e più incisiva le emissioni per evitare le conseguenze più disastrose del cambiamento climatico. Un focus centrale sarà il bilancio dei progressi fatti finora sulla riduzione del riscaldamento globale, bilancio che richiederà una replica ufficiale.
Oggi, le nazioni dovrebbero approvare formalmente il lancio di un fondo per "le perdite e i danni" volto a risarcire i paesi vittime del cambiamento climatico, al termine di un anno di aspri negoziati su come dovrebbe funzionare il fondo. Ma le casse sono ancora vuote, e le nazioni ricche vengono esortate a contribuire in modo che il denaro inizi a fluire.
Venerdì e sabato, circa 140 capi di Stato e di governo - Papa Francesco non parteciperà per motivi di salute - esporranno i loro obiettivi dopo un anno di devastanti inondazioni, incendi e tempeste in tutto il mondo. Né il presidente degli Stati Uniti Joe Biden né il presidente cinese Xi Jinping sono presenti, anche se Washington invierà la vicepresidente Kamala Harris.
Le polemiche sul Paese ospitante
Gli Emirati Arabi Uniti si considerano un ponte tra le ricche nazioni industrializzate, maggiormente responsabili delle emissioni, e il resto del mondo, che ha contribuito meno al riscaldamento globale ma ne subisce le peggiori conseguenze. La decisione di ospitare i colloqui però ha attirato forti critiche, in particolare dopo la nomina di Al Jaber - a capo del gigante petrolifero emiratense ADNOC - per guidare i colloqui in qualità di presidente della conferenza. Il 50enne, che presiede anche una società di energia pulita, ha resistito alle pressioni dei legislatori europei e statunitensi a farsi da parte ma i timori di un conflitto di interessi sono riemersi alla vigilia della COP28, quando Al-Jaber è stato accusato di sfruttare il ruolo per cercare accordi sui combustibili fossili durante gli incontri con i governi. Al-Jaber ha negato le accuse, descritte in documenti trapelati alla BBC e al Centre for Climate Reporting.
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I colloqui
Trovare una posizione comune sarà difficile alla COP28, dove tutte le nazioni - siano esse dipendenti dal petrolio, a rischio di finire sott'acqua a causa dell'innalzamento dei mari o bloccate da rivalità geopolitiche - devono prendere decisioni all'unanimità. All'apertura della conferenza, ai delegati è stato chiesto di osservare un minuto di silenzio per i civili uccisi nel conflitto di Gaza (e a margine della conferenza, il presidente israeliano Isaac Herzog terrà colloqui con i diplomatici sul rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas).