Guerra Israele-Hamas, l'attacco del 7 ottobre: tutto quello che non possiamo vedere

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Michele Cagiano de Azevedo

Michele Cagiano de Azevedo

Un video di 45 minuti con tutto ciò che non è stato mostrato il giorno dell'attacco di Hamas a Israele. Il bilancio, dopo 40 giorni, ancora è impreciso: oltre 1200 morti, circa 240 ostaggi. E una data che per Israele ha il sapore dell’11 settembre americano

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Un incontro riservato in ambasciata d’Israele, presenti un gruppo ristretto di giornalisti, l’ambasciatore Alon Bar e il suo staff, con l’addetto militare. un video di 45 minuti con tutto ciò che non è stato mostrato del 7 ottobre. Il bilancio, dopo 40 giorni, ancora è impreciso: oltre 1200 morti, circa 240 ostaggi. E una data che per Israele ha il sapore dell’11 settembre americano.

L’impegno è quello di non divulgare le immagini ( per questa ragione, i telefoni vengono trattenuti all’ingresso) né di farne una descrizione minuziosa. Una premessa: non ci sono segreti. C’è il rispetto dovuto per le vittime di un giorno di assoluto terrore, molte sono identificabili, dai civili uccisi nei villaggi ai giovani rapiti e portati come trofei dentro Gaza.

Un film dell'orrore

È un lungo, terribile viaggio, un film delll’orrore con le immagini delle bodycam di Hamas, dei  telefonini dei palestinesi entrati in Israele, dei telefonini delle vittime, poi i video di sorveglianza nei villaggi aggrediti, infine lo sguardo dei soccorritori, arrivati il più delle volte troppo tardi.

L’audio è un mix di esagitazione e crudele entusiasmo di chi spara e uccide, di urla disperate di chi non ha via di scampo, di “Allah Akbar” con cadaveri di soldati presi a calci, alcune intercettazioni telefoniche. Una su tutte, si scolpisce nella mente di chi ascolta. Un giovane di Hamas chiama la sua famiglia a Gaza e celebra la morte che ha appena seminato in Israele. Per i genitori è un momento di partecipazione: il figlio è un eroe martire. In una famiglia, le versioni diverse di una religione, di un sentimento confuso tra vendetta e oppressione.

Sono tutti ragazzi i palestinesi di Hamas che attaccano Israele,  senza prospettive, certamente morali quando sparano a bambini, anziani, donne, civili inermi. Teste tagliate, corpi bruciati. Spari ai cani che abbaiano. A Gaza, infine, arrivano i pick up con i rapiti del rave party, sono esposti come conquiste, malmenati, poi scompaiono tra la folla.

La risposta di Israele

Il video termina qui. E lascia una certezza: in questi 40 giorni la memoria si è un po’ persa, ma per capire quello che accade va sempre ricordato che cosa è stato il 7 ottobre. Perché senza quella violenza atroce non ci sarebbe stata la risposta, senza quei morti innocenti non ci sarebbero stati altri morti innocenti.

Non è un modo per legittimare una guerra, o le migliaia di vittime palestinesi di 40 giorni di assedio. Ma è un modo per capire che Israele non può permettersi che accada ancora.

Israeli army spokesman Rear Admiral Daniel Hagari speaks to the press from The Kirya, which houses the Israeli Ministry of Defence, in Tel Aviv on October 18, 2023. A blast ripped through a hospital in war-torn Gaza killing hundreds of people late on October 17, sparking global condemnation and angry protests around the Muslim world. Spokesman Hagari on October 18 said that Israel had "evidence" that militants were responsible for the blast that killed hundreds at a Gaza hospital, saying a review proved others were at fault. (Photo by GIL COHEN-MAGEN / AFP) (Photo by GIL COHEN-MAGEN/AFP via Getty Images)

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