Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, le guerre minacciano i loro diritti

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In un rapporto pubblicato dall’ong Terre des Hommes viene illustrato come sfruttamento, violenze sessuali, insicurezza, gravidanze precoci, matrimoni forzati, salute negata, malnutrizione, mancanza di acqua e istruzione inaccessibile siano alcune delle conseguenze che colpiscono la vita e i corpi di bambine e ragazze che vivono in Paesi o zone di guerra

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In occasione della Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, che si celebra come ogni anno l'11 ottobre, è stato pubblicato dall’ong Terre des Hommes il Dossier Indifesa 2023. Nel rapporto viene illustrato come sfruttamento, violenze sessuali, insicurezza, gravidanze precoci, matrimoni forzati, salute negata, malnutrizione, mancanza di acqua e istruzione inaccessibile siano alcune delle conseguenze che colpiscono la vita e i corpi di bambine e ragazze che vivono in Paesi o zone di guerra, tra cui Afghanistan, Etiopia, Ucraina e Sudan. In occasione della Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze dell’11 ottobre partirà la campagna di raccolta fondi #MettitiNeiSuoiPanni per sostenere i progetti di Terre des hommes di lotta alle discriminazioni di genere e protezione dei diritti e delle libertà delle bambine e delle ragazze.

Stupro come arma di guerra

Sono almeno 16mila i minorenni che tra il 2005 e il 2022 hanno subito stupri, matrimoni forzati, sfruttamento sessuale e altre forme di violenza sessuale commessi dalle parti in conflitto. Secondo Terre des Hommes si tratta però di un dato sottostimato a causa dello stigma e dell’emarginazione che accompagnano questi reati e impediscono le denunce. La quasi totalità delle vittime è rappresentata da bambine (il 97% dei minori che hanno subito uno di questi reati tra il 2016 e il 2020). In Sudan, il numero delle ragazze e delle donne a rischio è salito a 4,2 milioni in pochi mesi, tra aprile e l’estate. Quando è iniziato il conflitto e i casi erano circa 3 milioni. In Ucraina, come già accaduto in altri conflitti in passato, lo stupro è stato usato come arma di guerra: la denuncia è delle Nazioni Unite, che riportano più di 100 casi tra febbraio e ottobre 2022 da parte dei soldati russi.

Mutilazioni genitali femminili

A oggi sono oltre 200 milioni le donne che, nel mondo, vivono con una mutilazione genitale. Questa pratica è diffusa in una trentina di Paesi, soprattutto in Africa, Medioriente e Asia. Ogni anno il numero delle bambine che rischiano di subire mutilazioni genitali aumenta: secondo Terre des hommes sono 4,3 milioni quelle a rischio nel 2023, un dato destinato a crescere e a raggiungere i 4,6 milioni entro il 2030. I fattori che impediscono di sradicare una violenza di genere che mette a rischio la vita delle donne sono la povertà, le diseguaglianze e il cambiamento climatico. Negli ultimi anni, però, l’incidenza di questa pratica è calata: nel 1996 la subiva il 46% delle ragazze tra i 15 e i 19 anni in Africa, Medioriente e Asia, nel 2021 il 34%. In Europa si stima che siano più di 600 mila le ragazze e le donne che hanno subito mutilazioni genitali, di cui circa 87 mila in Italia.

Istruzione inaccessibile

Anche se oggi nel mondo le ragazze hanno il più alto livello di istruzione mai raggiunto nella storia, quelle che vivono nei Paesi in guerra hanno più del doppio delle probabilità di non andare a scuola rispetto alle coetanee che abitano in zone di pace. E minori possibilità di tornare sui banchi rispetto ai coetanei quando le scuole riaprono dopo conflitti o altre emergenze, come una pandemia. Gli ostacoli sono la povertà, i matrimoni forzati e le gravidanze precoci. E l'insicurezza causata dai conflitti: ogni anno sono 60 milioni le bambine e le ragazze che subiscono violenze sessuali sul tragitto da casa a scuola. E molte quelle che rinunciano a studiare. Spesso, poi, le scuole non sono adatte a rispondere ai bisogni delle ragazze, ad esempio in molti istituti non c’è acqua o un luogo sicuro in cui cambiarsi durante le mestruazioni.

I matrimoni forzati

Secondo il report sono 640 milioni le ragazze e le donne vittime di matrimoni precoci e forzati, quasi la metà vivono in Asia meridionale e in Africa sub-sahariana. Dall’indagine di Terre des hommes emerge che, anche se in alcune zone sono stati fatti progressi, nel 2022 sono state 12 milioni le bambine costrette a sposarsi. Ancora una volta guerre e conflitti costituiscono un fattore di rischio a causa del peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie: in Paesi come Siria e Iraq il numero di matrimoni forzati è aumentato.

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Le gravidanze precoci

Ai matrimoni forzati sono associate le gravidanze precoci: il numero delle bambine che mettono al mondo figli è diminuito negli ultimi 20 anni, ma non dappertutto. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che, nei Paesi a reddito medio e medio-basso, ogni anno sono 21 milioni le ragazze tra i 15 e i 19 anni che rimangono incinte, spesso dopo violenze, e che di queste 12 milioni circa partoriscono (sono 3,9 milioni gli aborti volontari praticati in condizioni insicure, sul totale di 5,6 milioni di aborti). Gli strumenti per contrastare le gravidanze precoci sono la lotta ai matrimoni forzati, il sostegno all’istruzione, l’accesso alla contraccezione, lo sradicamento dei pregiudizi e dello stigma sulla sessualità femminile, aspetti che vengono alimentati negativamente da guerre e conflitti.

L’apartheid di genere in Afghanistan

Nell’agosto del 2021 i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan e le condizioni di vita di bambine, ragazze e donne sono peggiorate in modo drammatico, tanto che l’Onu parla di apartheid di genere. Le bambine non possono studiare dai 12 anni di età, non possono svolgere una lunga lista di professioni, devono indossare il burqa, quando sono fuori casa devono essere accompagnate da un familiare maschio, non possono trascorrere tempo in parchi e bagni pubblici, se si ammalano non possono essere curate da medici uomini. A questi divieti si aggiungono un elevato numero di matrimoni forzati, di violenze di genere e sessuali, l’aumento della depressione e dei suicidi tra le giovani, le gravidanze precoci: si stima che 2 nati ogni mille sono partoriti da bambine e ragazze under 15.

In crescita i reati ai danni dei minori in Italia

Nel dossier sono contenuti anche i dati sui reati ai danni di minori commessi in Italia nel 2022 ed elaborati dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale Polizia criminale: sono stati 6.857 (con una crescita del 10% sul 2021), tra cui 906 violenze sessuali (erano 714 nel 2021). Tra le vittime la maggioranza è rappresentata da bambine e ragazze, in particolare nei reati a sfondo sessuale: nel 2022 sono state l’89% delle vittime di violenza sessuale e il 65% nei casi di prostituzione minorile. Lo squilibrio a danno di bambine, ragazze e donne in varie fattispecie di reato, in particolare in quelli considerati spia delle violenze di genere, è confermata anche sulla popolazione presa nel suo complesso: le ragazze e donne sono oltre l’82% delle vittime di maltrattamenti contro familiari e conviventi, oltre il 92% di violenze sessuali.

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