Il tycoon avrebbe commesso frodi per anni mentre costruiva l’impero immobiliare che lo ha catapultato alla fama e alla Casa Bianca, fornendo per circa un decennio false informazioni finanziarie gonfiando il valore degli asset fino a 3,6 miliardi di dollari nei confronti di banche e assicurazioni. Lui nega: "Caccia alle streghe"
L'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e i suoi figli adulti sono stati accusati di frode. Il giudice della Corte Suprema di New York, Arthur Engoron, ha stabilito che Donald Trump è responsabile di frode, nell'ambito del procedimento civile intentato dalla procuratrice generale Letitia James contro l'ex presidente. Il tycoon avrebbe commesso frodi per anni mentre costruiva l’impero immobiliare che lo ha catapultato alla fama e alla Casa Bianca, fornendo per circa un decennio false informazioni finanziarie gonfiando il valore degli asset fino a 3,6 miliardi di dollari nei confronti di banche e assicurazioni. Il giudice ha anche respinto la richiesta di Trump di archiviare il procedimento giudiziario. La richiesta di danni è per 250 milioni di dollari. Il processo potrebbe durare fino a dicembre
Revoca delle licenze commerciali
Il giudice Engoron ha ordinato che alcune delle licenze commerciali di Trump siano revocate come punizione, rendendo così difficile o impossibile per lui e i figli adulti fare affari a New York. Lo stesso giudice ha annunciato che continuerà ad esserci una figura indipendente che supervisiona le operazioni della Trump Organization. La decisione, pochi giorni prima dell'inizio di un processo senza giuria istruito dalla procuratrice generale Letitia James, è il più forte colpo all'immagine di imprenditore "scaltro e di successo" che Trump si era costruito negli anni prima di scalare la Casa Bianca.
"Caccia alle streghe"
"E' una grande compagnia che è stata diffamata e calunniata da questa caccia alle streghe politicamente motivata", commenta Donald Trump sul suo social Truth. Secondo il tycoon l'operazione è messa in piedi da un giudice "che odia Trump oltre addirittura la procuratrice generale Letitia James", scrive, lamentando la mancanza di una giuria e rivendicando la correttezza del suo operato. Tanto più, precisa, che le sue dichiarazioni finanziarie non comprendevano il "suo asset più pregiato, il mio brand" e recavano una "clausola che limita la responsabilità", una clausola in cui si invita a "non fare affidamento" a quanto in esse contenuto.