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Putin e Kim Jong Un al Cosmodromo di Vostochny: cos’è e perché è stato scelto

Mondo
Luigi Casillo

Luigi Casillo

©Getty

La base teatro dell'incontro tra i due leader ha ospitato molti lanci. L’ultimo dei quali, lo scorso agosto, avrebbe dovuto segnare dopo quasi 50 anni il ritorno in grande stile della Russia nella corsa alla conquista della Luna, ma non è andato bene

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Il cosmodromo di Vostochny, scelto come teatro dell’incontro fra Vladimir Putin e Kim Jong-un, occupa un capitolo a parte nel grande racconto di potenza che il presidente russo aveva intrapreso nei decenni scorsi, prima dell’invasione dell’Ucraina (GUERRA RUSSIA-UCRAINA, GLI AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE).

Era il 2007 quando Putin firmò il decreto che autorizzava la costruzione del nuovo spazioporto. Serviva, negli intendimenti delle autorità russe e del loro leader, a ridurre la dipendenza della Russia dal cosmodromo di Bajkonur, in Kazakistan, la più vecchia base di lancio del mondo ancora in uso (nel 1957 partì da qui lo Sputnik 1, il primo satellite artificiale della storia, e nel 1961 la navicella con a bordo Jurij Gagarin, il primo uomo a viaggiare nello spazio). Fino, in prospettiva, a sostituirla del tutto, anche come via di accesso per gli astronauti diretti alla Stazione Spaziale Internazionale.

Alla Russia non mancano certo gli spazi aperti e quando si trattò di scegliere dove costruire il nuovo cosmodromo venne individuata la regione dell’Amur, che in passato aveva già ospitato una base missilistica sovietica: estremo oriente del Paese, oltre 8mila chilometri di distanza da Mosca e molti meno dalla Corea del Nord, appunto. I russi hanno impiegato meno di 10 anni per allestirlo e non sono mancati scandali nazionali ed episodi di corruzione. All’inaugurazione, aprile 2016, servirono due tentativi di lancio per poter gridare al successo (partirono tre satelliti). Presente allora, ovviamente, lo stesso Putin, che fu costretto a rimanere ospite dello spazioporto 24 ore in più di quello che aveva previsto.

Da allora la base di Vostochny ha ospitato molti altri lanci. L’ultimo dei quali, lo scorso agosto, avrebbe dovuto segnare dopo quasi 50 anni il ritorno in grande stile della Russia nella corsa alla conquista della Luna. E dimostrare, dunque, al mondo intero che Mosca, seppur isolata dopo l’invasione dell’Ucraina, può fare da sola. Non è andata bene. La sonda si è schiantata sul suolo lunare e la missione è completamente fallita. Quella spaziale, almeno.

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