Colpo di Stato in Niger, ex ambasciatore francese Jacquemot: "Ue non sia in prima linea"

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Chiara Piotto

Chiara Piotto

"Agli europei conviene allinearsi con le posizioni della Comunità degli Stati dell'Africa Occidentale invece di mettersi in prima linea nella risoluzione di questa crisi", ci dice Pierre Jacquemot, ex ambasciatore francese in diversi Paesi africani. Il colpo di stato in Niger ha messo in discussione i rapporti commerciali esistenti con l'ex colonia

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Una colonia fino al 1960, poi un Paese alleato e partner commerciale, ora un punto di domanda. Questo rappresenta il Niger per la Francia, che oggi è in piena evacuazione dei suoi circa 600 cittadini residenti nel Paese e che dal golpe del 27 luglio ha sospeso i propri aiuti e gli scambi economici. Ne parliamo con Pierre Jacquemot, ricercatore all'Istituto delle relazioni internazionali (Iris) di Parigi ed ex ambasciatore francese in Kenya, nel Ghana e nella Repubblica democratica del Congo. "La Francia si trova in una situazione molto delicata, con il timore di vedere il Niger abbandonare la cooperazione instaurata", ci dice. "Ma ciò non riguarda solo la Francia, riguarda in senso più ampia tutta l’Unione europea e gli Stati Uniti, che hanno diverse basi militari in Niger, e che lo considerano - come d’altra parte l’Europa - un Paese dalla posizione strategica per guidare delle operazioni contro i jihadisti".  

Gli interessi della Francia in Niger

Anche se negli ultimi 15 anni gli scambi commerciali tra Francia e Niger sono andati diminuendo, il Niger restava il principale partner strategico della Francia nell'area del Sahel e i militari tricolori impegnati sul territorio sono 1500. Per quanto riguarda l'uranio, Parigi compra dal Paese africano un 10-15% dell'uranio necessario ad alimentare le proprie centrali nucleari dal Niger, ma l'Eliseo ha ribadito in un comunicato stampa che "il Niger detiene solo il 4% delle risorse mondiali di uranio". Come per dire che trovare un altro venditore non sarebbe certo impossibile... Ci sono poi i circa 120 milioni di aiuti annuali inviati dalla Francia al Niger per lo sviluppo - ora congelati, così come quelli statunitensi - e le tante attività private e di ong francesi sul territorio. Tutto questo è ora a rischio: "La Francia viene vista come responsabile di tutti i mali del Paese africano, ma dobbiamo ricordarci che sono passati 60 anni dall'indipendenza", dice Jacquemot. "Al contrario, penso che sarebbe una maledizione per il Niger se la situazione si aggravasse al punto da provocare la fuga di tutti gli Occidentali e degli aiuti che apportano, con più o meno efficacia certo".

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La presenza della Russia in Niger

Ciò non toglie che i francesi, e gli europei, siano al centro di una propaganda molto negativa in Niger in questo momento. Il 30 luglio l'ambasciata francese a Niamey è stata presa di mira da una manifestazione anti-occidentale e pro-russa. "Io non penso che ci siano i russi dietro al colpo di Stato", sottolinea Jacquemot, "ma che la Russia - per opportunismo politico - intervenga quando si creano situazioni simili, nei Paesi in difficoltà, per instaurarvisi di fatto. Come? Per esempio diffondendo tramite i social delle informazioni false sugli interessi degli altri Paesi stranieri. Perché lo fanno? Per poter sfruttare le ricchezze minerarie dei Paesi africani, offrendo in cambio - in alternativa ai servizi offerti dagli europei o dall’ONU - garanzie di sicurezza al potere in vigore.

Il ruolo dell'Unione europea in Niger

Dunque a livello politico bisognerebbe sperare in un intervento dell’Unione europea, per fare da contraltare alle pressioni russe o cinesi in Niger, come si augurano alcuni in questi giorni? "Non penso che essere in prima linea non sia negli interessi dell’Unione europea", risponde l'esperto, "anzi, credo che sia più conveniente allinearsi alle posizioni prese dagli stessi africani della CEDEAO (Comunità economica dell'Africa occidentale). Sarebbe un errore per la Francia o per l’Unione europea fare diversamente. Gli europei diventerebbero subito oggetto di nuove proteste, mirate a etichettare ulteriormente la Francia e l’Unione europea come i responsabili di questa crisi".

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