Qatargate, Andrea Cozzolino resta in stato di fermo

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L'eurodeputato è stato sentito in un doppio interrogatorio, prima davanti alla polizia giudiziaria e poi davanti al giudice istruttore. Entro domani si dovrà decidere se convalidarne l'arresto, disporre misure alternative oppure optare per il suo rilascio

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Andrea Cozzolino, indagato nell'ambito del Qatargate, resta in stato di fermo a Bruxelles. A farlo sapere è il portavoce della procura federale belga, al termine di una giornata che ha visto l'eurodeputato sostenere un doppio interrogatorio, davanti alla polizia giudiziaria e poi al nuovo giudice istruttore, Aurélie Dejaiffe. "Ha risposto a tutte le domande", hanno fatto sapere i suoi legali, Federico Conte, Dezio Ferraro e Dimitri de Beco. Domani si deciderà se convalidare l'arresto di Cozzolino, disporre misure alternative oppure autorizzarne il rilascio. Passerà quindi un'altra notte in carcere, prima di incontrare di nuovo il giudice istruttore domani mattina. La decisione sulla convalida eventuale del suo arresto deve comunque essere presa entro 48 ore dal provvedimento di fermo, disposto ieri, dopo che il Tribunale di Napoli aveva revocato i suoi arresti domiciliari.

Le accuse a Cozzolino

Secondo la giustizia belga, Andrea Cozzolino, presidente dal 2019 della Delegazione per i rapporti con i Paesi del Maghreb, avrebbe "indebitamente ricevuto (...) denaro per esercitare le sue funzioni parlamentari europee in modo tale da promuovere gli interessi del Marocco all'interno del Parlamento Europeo". Accuse che l'eurodeputato ha sempre respinto con fermezza. "Il mio cliente contesta ancora oggi di essersi lasciato corrompere", ha sottolineato il suo legale, Dimitri de Béco. L'11 febbraio scorso Cozzolino era stato posto sotto custodia cautelare a Napoli sotto il peso di tre capi d'accusa per corruzione, riciclaggio e partecipazione a organizzazione criminale. Nelle confessioni rese da Panzeri, tuttavia, non risultano somme di denaro elargite all'eurodeputato italiano. Bensì una sua generica "azione" per orientare le politiche Ue a favore di Doha e Rabat in modo "indiretto". Dopo l'interrogatorio fiume, durato quasi quattro ore, sono però emersi "alcuni elementi" che "potrebbero sollevare domande sul funzionamento oggettivo dell'indagine", ha fatto sapere la procura. 

L''eurodeputato Pd Andrea Cozzolino, in lizza per le primarie della Campania, durante un incontro con i sostenitori del candidato alle primarie di centrosinistra, Napoli, 16 gennaio 2015. 
ANSA /CIRO FUSCO

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Il giudice Claise ha lasciato il caso 

Ieri, dopo aver interrogato Cozzolino per quattro ore, il giudice istruttore che finora si era occupato del caso, Michel Claise, ha deciso di abbandonare l'inchiesta, che è passata nelle mani di Aurélie Dejaiffe. "Prendiamo atto di una decisione che riguarda l'indagine, ma che conferma totalmente la linea difensiva dell'onorevole Cozzolino​. È un dato di fatto che si sia ritirato dopo il nostro interrogatorio​", ha detto all'Adnkronos l'avvocato Federico Conte che difende Cozzolino insieme agli avvocati Dezio Ferraro e Dimitri De Béco. Sul lavoro di Claise pesano peraltro mesi di critiche da parte dell'opinione pubblica per le sue maniere forti nel disporre lunghi mesi in carcere per gli indagati, tra i quali anche l'ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, trattenuta nella prigione di Haren per oltre quattro mesi lontana dalla figlia di due anni. Per la testata Le Soir, il motivo alla base della decisione di Claise potrebbe però essere un altro: suo figlio maggiore è in affari dal 2018 con il figlio dell'eurodeputata Maria Arena, mai indagata ma finita più volte al centro delle vicende riguardanti l'inchiesta di corruzione. Le informazioni su questo potenziale conflitto di interessi sono state portate alla luce dal legale di un altro indagato nell'inchiesta, Marc Tarabella.

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