Cormac McCarthy, quando muore un gigante

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Federico Leoni

Federico Leoni

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È scomparso a 89 anni Cormac McCarthy, tra i più grandi scrittori americani contemporanei. Nei suoi romanzi la natura è leopardiana: apparentemente vendicativa, forse indifferente, certo crudele.  L'America è descritta concentrandosi sull'altra faccia del sogno, sulla brutalità insita nella costruzione di un nuovo mondo

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C'è chi scrive. Poi ci sono gli scrittori. 

E Cormac McCarthy era uno scrittore, forse il più grande in un'epoca non certo avara di talenti.

I grandi scrittori trovano le parole per dire l'indicibile. 

McCarthy lo faceva, e lo faceva senza paura di risultare oscuro o ostico, se questo era il prezzo da pagare per raggiungere la precisione assoluta della lingua.

Cormac McCarthy - ©Getty

Lo stile di McCarthy è asciutto ma ricco, ricercato ma scabro, evocativo, brutale, simbolico e illuminante.

Nei suoi romanzi la natura è leopardiana: apparentemente vendicativa, forse indifferente, certo crudele.  

L'America è descritta concentrandosi sull'altra faccia del sogno, sulla brutalità insita nella costruzione di un nuovo mondo. Così il mezzogiorno di fuoco della tradizione western nella versione di McCarthy diventa un “Meridiano di Sangue”. 

Puro godimento, per chi ama la lettura.

L'eccellenza fa fatica a imporsi in un modo che la frequenta raramente. Nessuna delle prime opere di McCarthy ha venduto più di tremila copie, il successo è arrivato in ritardo ma è stato deflagrante, con il Pulitzer vinto per “La Strada”. 

«È il più grande romanziere americano del mio tempo», ha detto Stephen King. E un critico esigente come Harold Bloom è arrivato a definire McCarthy il culmine del sublime letterario americano, vero erede di Melville e Faulkner. Il giudice Holden di “Meridiano di Sangue”, secondo Bloom, è il personaggio più terrificante di tutta la letteratura statunitense.

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L'anno scorso, nonostante l'età, l'autore della Trilogia della Frontiera era tornato alle stampe con “Il Passeggero” e “Stella Maris”, romanzi usciti a due mesi di distanza e dalla trama intrecciata, stilisticamente diversi dalle opere precedenti.

McCarthy ha avuto il coraggio di affacciarsi sull'abisso: la morte, la violenza, il senso della vita sono temi ricorrenti nelle sue storie. Temi metafisici, ma trattati in un modo tanto vibrante e concreto da rendere quelle stesse storie un ricco serbatoio per gli sceneggiatori di Hollywood. “La Strada”, “Non è un Paese per Vecchi”, “Passione Ribelle” sono tutti film tratti da suoi libri, così come lo splendido e meno conosciuto “Sunset Limited”. 

Misterioso e schivo, McCarthy viveva nel New Mexico, non si faceva vedere e non concedeva interviste. Se n'è andato in silenzio, lasciando dietro di sé il rombo assordante delle sue opere. 

È questa la sua voce più vera, e non cesserà di parlarci.

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