Migranti, premier libico Dabaiba a Sky TG24: "Pronti a blitz militari contro trafficanti"

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Michele Cagiano de Azevedo

Michele Cagiano de Azevedo

A Sky TG24 il premier libico ha parlato, tra le altre cose, del tema immigrazione. Questo è anche il tema affrontato nel colloquio con Giorgia Meloni avvenuto durante la visita in Italia

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Il Primo ministro libico Abdul Hamid Dabaiba è in Italia, ha incontrato il Presidente del Consiglio Meloni e cerca alleanze e sostegno politico per il processo di pacificazione che deve portare alle elezioni, dopo 12 anni di guerra civile. Tra i dossier affrontati, quello definito urgente dal governo Meloni, è l’immigrazione. È il primo tema di questa intervista.

Qualche giorno fa, c’è stata un’operazione militare nell’ovest della Libia contro trafficanti di esseri umani, con la distruzione di sette barconi. Per l’Italia, l’immigrazione irregolare è un dossier urgente, si teme che con l’Estate aumentino gli sbarchi. Cosa sta facendo e cosa intende fare il Suo governo?

"Anche noi libici siamo vittime del fenomeno dell’immigrazione clandestina, ci sono carovane che cercano quotidianamente di attraversare illegalmente il nostro territorio, di fatto noi siamo un paese di transito e cerchiamo di gestire questo fenomeno non prendendo di mira i migranti che sono le vittime ma le organizzazioni criminali che stanno sfruttando questa tragedia, organizzazioni criminali che commerciano in droga, in cocaina, che contrabbandano il petrolio. Praticamente sono dei fenomeni criminali che stiamo cercando di sradicare nell’ovest del Paese, vogliamo combattere la criminalità, il vero bersaglio sono le organizzazioni illegali che stanno gestendo le tratte e lucrano sulle spalle dei migranti".

 

Dal 2011 manca l’unità politica in Libia. Secondo lei, tutti stanno facendo il massimo sforzo per raggiungere la pace? Che messaggio manda al generale Haftar? Ricordiamo che negli ultimi mesi è aumentato il flusso di migranti irregolari dalla Cirenaica…

"Stiamo collaborando con tutte le fazioni politiche libiche, nell’est, nel sud, perché tutte le parti sono vittime dei trafficanti che operano nel nostro Paese; la nostra collaborazione è aperta a tutti coloro che vogliono operare per il bene della Libia e fermare questo fenomeno criminale. La nostra apertura oggi, domani e sempre non si limita alla collaborazione per far fronte al fenomeno delle migrazioni o altri fenomeni criminali, la nostra mano è tesa affinché possiamo collaborare tutti per arrivare a una Libia unica, a una costituzione, a elezioni in cui il Paese finalmente torni alla democrazia: l’obiettivo è la pace tra tutti i libici in una situazione di uguaglianza, con nessuno che sia suddito dell’altro".

 

Il processo di pace in Libia. Spesso si parla dell’influenza di paesi esteri, dalla Turchia al Qatar, dall’Egitto alla Russia. Qual è la strada che deve seguire la Libia?

"Nessuno in Libia vuole o può accettare una presenza militare straniera, perché noi vogliamo che tutte queste presenze che in passato si sono trovate de facto da noi vadano via, accettiamo soltanto le forze che sono presenti in base ad accordi regolari, firmati da due stati. Tutti gli altri, li riteniamo come parti ingerenti che non sono ben accette. Le forze che non sono regolamentate in base ad accordi internazionali devono lasciare il Paese".

 

Presidente, lei ha detto in passato che l’obiettivo è tenere le elezioni in Libia entro fine anno. Sarà possibile?

"Non abbiamo una costituzione e dobbiamo cominciare con formare una base costituzionale. Dopo questa base costituzionale possiamo pensare a una regia elettorale. La discussione ancora sta andando avanti. Comunque noi siamo disponibili, siamo pronti a sostenere la commissione per le elezioni, il nostro ministro dell’interno darà ogni aiuto possibile a cominciare dalla protezione delle urne, finanziamenti per ogni esigenza. Però noi dobbiamo cominciare dalla Costituzione, passando a una legge elettorale dopodiché possiamo pensare alle elezioni, speriamo quanto prima possibile. Elezioni che dovranno essere eque, trasparenti, e che consentano a tutti di esprimersi liberamente".

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