Uno dei volti di punta della cerimonia che si terrà il prossimo 6 maggio sarà Floella Benjamin, nata a Trinidad & Tobago e prima attrice a entrare nella Camera dei Lord. Parteciperanno al rito anche musulmani, ebrei, sikh e induisti
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Un’incoronazione nel segno della diversità. La cerimonia di sabato prossimo a Londra, che vedrà salire sul trono re Carlo III, sarà molto diversa da quella che ebbe luogo settant’anni fa, quando la giovane Elisabetta divenne regina: lo dimostrano le diverse partecipazioni alla cerimonia, che sarà molto più aperta e inclusiva rispetto al 1953. Parteciperanno donne e uomini bianchi e neri appartenenti a tutte le fedi del regno, un particolare che segna un’effettiva distanza rispetto all’incoronazione di Elisabetta II, quando parteciparono solo maschi bianchi appartenenti all’aristocrazia.
Il ruolo delle donne
Un ruolo chiave lo avranno le donne nere: la baronessa Floella Benjamin, che siede alla Camera dei Lord, consegnerà al nuovo sovrano lo scettro sormontato dalla colomba, uno dei simboli del potere regale; la dama Elizabeth Anionwu, che è una ex infermiera, donerà a Carlo III l’orbe che rappresenta l’autorità sulla Terra mentre la baronessa Valerie Amos, prima donna nera a essere insignita dell’Ordine della Giarrettiera, la massima onorificenza cavalleresca, si unirà all’arcivescovo di Canterbury nell’Atto di Riconoscimento, quando il re viene presentato alla congregazione. Un esempio della maggiore inclusività della cerimonia è proprio la baronessa Benjamin: nata nelle isole caraibiche di Trinidad & Tobago, è stata per anni uno dei volti di punta della televisione per bambini della BBC, prima di entrare nella Camera dei Lord nel 2010. Da lì sono partite le sue battaglie nell'ambito dell'istruzione che hanno avuto come bersaglio il razzismo e il bullismo. "Essere scelta per portare lo scettro del Sovrano con la colomba, che rappresenta la spiritualità, l'equità e la misericordia, è per me molto simbolico in quanto è tutto ciò che rappresento e invia un chiaro messaggio che la diversità e l'inclusione vengono abbracciate”, ha dichiarato Benjamin. Un segno evidente della realizzazione di quanto Carlo III abbia a lungo teorizzato, cioè la diversità multiculturale della Gran Bretagna: non è un caso, infatti, che un portavoce di Buckingham Palace abbia dichiarato che “coloro che assumono ruoli storici sono stati scelti per riconoscere, ringraziare e rappresentare la nazione per il loro significativo servizio e includono rappresentanti degli ordini cavallereschi, dell'esercito e della vita pubblica in generale".
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Gli altri partecipanti
Ovviamente Benjamin, Anionwu e Amos non saranno le sole: all’incoronazione del 6 maggio parteciperanno anche rappresentanti dell’islam, dell’induismo, dell’ebraismo e della religione sikh. Una vera e propria “processione di fede”, che li vedrà a loro volta consegnerare a Carlo accessori regali: il musulmano Lord Kamall, che siede alla Camera alta, porterà al re un paio di braccialetti; l’induista Lord Patel consegnerà l’anello del sovrano mentre la baronessa Merron, ebrea, porterà il mantello imperiale. Infine, a consegnare il guanto dell’incoronazione sarà Lord Singh, un sikh nato in India. Un segno di profonda rottura rispetto al passato, che spiega anche il perché l’arcivescovo di Canterbury abbia dovuto smentire le notizie di "tensioni" tra i leader della chiesa e il re sugli elementi multireligiosi dell'incoronazione. Eppure, tale scelta da parte del re, è un segno palese della piena volontà di Carlo di svecchiare la cerimonia: infatti, quando era ancora principe di Galles, sostenne di preferire di essere definito come “Difensore di Fede", nel caso in cui fosse diventato re, al posto del più specifico "Difensore della Fede", un titolo assunto da tutti i sovrani inglesi a partire dallo Scisma anglicano di re Enrico VIII.
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Le lingue della cerimonia
La stessa cerimonia sarà profondamente diversa rispetto a quella del 1953: se prima era svolta soltanto in lingua inglese, quella del 6 maggio vedrà una parte anche in gaelico, per riconoscere scozzesi, gallesi e irlandesi. Una parte importante, poi, l’avrà anche la televisione: grazie alla diretta tv tutto il Paese sarà chiamato al giuramento di fedeltà al nuovo re. Un segno dei tempi che cambiano, visto che questa parte del rito era riservata ai soli aristocratici, ma che vuole suggellare una vera e propria “Incoronazione del Popolo”.