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Guerra in Sudan, l'Onu: 450 civili uccisi e 4mila feriti

Mondo
©Ansa

Durante il Consiglio di sicurezza, il segretario generale Antonio Guterres ha ribadito che il conflitto "non deve essere risolto sul campo di battaglia". Le Nazioni Unite hanno "riconfigurato la loro presenza" nel Paese per "proteggere il personale e le loro famiglie durante la permanenza, pur continuando a sostenere il popolo sudanese". L'inviato speciale Volker Perthes ha spiegato che il cessate il fuoco "tiene parzialmente"

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È ancora critica la situazione in Sudan, dove "più di 450 persone sono state uccise e oltre 4 mila ferite. Almeno 20 ospedali sono stati costretti a chiudere a causa di danni, uso militare o mancanza di risorse", come riferito al Consiglio di Sicurezza dall'assistente segretario generale Onu per gli Affari Umanitari, Joyce Msuya (LEGGI LE NEWS DI OGGI SULLA GUERRA IN SUDAN). L’Oms ha fatto sapere che più del 60% dei centri sanitari della capitale sudanese sono chiusi. A Khartoum, "il 61% delle strutture sanitarie è chiuso e solo il 16% funziona normalmente", ha dichiarato il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Molti pazienti affetti da malattie croniche, come disturbi renali, diabete e cancro, non hanno accesso alle strutture sanitarie o ai farmaci di cui hanno bisogno", ha denunciato. Nel Paese, anche prima dello scoppio del conflitto, "i bisogni umanitari erano a livelli record: 15,8 milioni di persone avevano bisogno di aiuti umanitari, 4 milioni di bambini e donne in gravidanza e in allattamento erano malnutriti, 3,7 milioni di persone erano sfollati interni".

L'Onu riconfigura la sua presenza in Sudan

Intanto, durante il Consiglio di sicurezza, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha ribadito che la guerra "non deve essere risolta sul campo di battaglia". Le Nazioni Unite hanno "riconfigurato la loro presenza in Sudan per proteggere il personale e le loro famiglie durante la permanenza, pur continuando a sostenere il popolo sudanese". Una delegazione dell'Onu, guidata dal rappresentante speciale Volker Perthes, rimane sul luogo.

Si lavora per il rispetto della tregua

Il conflitto, scoppiato ormai 10 giorni fa tra l'esercito del Sudan e il gruppo paramilitare Fast support forces, può destabilizzare l'intera regione e scatenare una grande crisi che si farebbe sentire per anni, ha detto ancora Guterres, chiedendo alle due parti di rispettare l'attuale tregua di 72 ore concordata con la mediazione americana, e di arrivare a una cessazione permanente delle ostilità. L'inviato speciale dell'Onu in Sudan, Volker Perthes, ha spiegato che il cessate il fuoco "tiene parzialmente". Tuttavia, ha aggiunto, nessuna delle due parti ha mostrato disponibilità a "negoziare seriamente e questo suggerisce che entrambe pensano che sia possibile ottenere una vittoria militare sull'altra". "Questo è un errore di calcolo", ha spiegato Perthes, precisando che l'aeroporto di Khartoum è operativo ma l'asfalto delle piste è danneggiato. Perthes, collegato con Consiglio in videoconferenza da Port Sudan, ha spiegato che 1.200 persone, 744 delle quali lavorano per l'Onu e loro famiglie, cui si sono aggiunti dipendenti di ong, sono stati evacuati a Khartum, città dove la situazione è di relativa calma. John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, ha invece confermato la morte di un altro americano: si tratta del secondo cittadino Usa morto dall'inizio delle violenze nel Paese.

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Sul fronte degli italiani, "fortunatamente siamo riusciti a far rientrare in Italia tutti i nostri concittadini che lo chiedevano", ha detto a Radio 24 il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani sottolineando che nel Paese "purtroppo la situazione non è facile, non sono molto ottimista a breve". 

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