Tensione a New York, dove il tribunale di Manhattan sta decidendo in merito alle sorti dell’ex presidente repubblicano. I sostenitori di Trump sono scesi in piazza a protestare e la polizia ha dovuto blindare l'aula. Secondo la Cnn, il tycoon rischia l'incriminazione non solo per i soldi in nero a Stormy Daniels ma anche per estorsione e cospirazione
L’incriminazione dell’ex presidente statunitense Donald Trump sembra essere sempre più vicina. Il tycoon è coinvolto nell'inchiesta sui pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels e potrebbe essere incriminato anche per estorsione e cospirazione in merito alle presidenziali del 2020. Trump aveva già annunciato nei giorni scorsi che al termine dei lavori del tribunale di Manhattan sarebbe stato arrestato e aveva invitato i suoi sostenitori alla sollevazione. Appello però ridimensionato anche dallo speaker repubblicano McCarthy che ai più facinorosi ha detto: "Se sarà incriminato, vogliamo calma là fuori".
Soldi a pornostar, estorsione e cospirazione
C’è infatti un’atmosfera di tensione a New York, dove il tribunale di Manhattan sta decidendo in merito alle sorti dell’ex presidente repubblicano. I suoi sostenitori hanno infatto messo in atto le proteste di piazza invocate da Trump contro la sua incriminazione per i soldi in nero alla pornostar Stormy Daniels e la polizia ha quindi dovuto blindare l’aula del tribunale. Ma per Trump potrebbe non trattarsi di una sola incriminazione. Secondo la Cnn, infatti, la Procura di Atlanta starebbe valutando i due reati di estorsione e cospirazione nell'inchiesta sulle presidenziali del 2020.
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Caso Stormy Daniels, rimbalzo di accuse tra Costello e Cohen
Intanto si è conclusa la deposizione dell'avvocato Robert Costello, citato dalla difesa di Donald Trump nell'inchiesta sui pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels. Costello ha accusato il collega Michael Cohen, all'epoca avvocato tuttofare del tycoon, di aver deciso da solo di pagare la pornostar nel tentativo di chiudere la vicenda. Lo ha riferito lo stesso Costello ai cronisti dopo la sua deposizione al gran giurì, a Manhattan. Cohen ha invece sostenuto di aver pagato la pornostar su ordine del tycoon, per comprarne il silenzio su rivelazioni che potevano compromettere la campagna presidenziale di Trump del 2016, e di essere poi stato rimborsato con fondi elettorali sotto la falsa dicitura 'spese legali'. Nella vicenda si è inserito anche il governatore repubblicano Ron DeSantis, il principale rivale potenziale di Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca. Il governatore ha detto la sua sui soldi che il tycoon avrebbe pagato alla pornostar Stormy Daniels per il suo silenzio: "E' un pubblico ministero finanziato da Soros - ha detto -. E così lui, come altri pubblici ministeri finanziati da Soros, usano come arma il loro ufficio per imporre un'agenda politica alla società a spese dello stato di diritto e della sicurezza pubblica".