Regno Unito, bufera sulla Bbc per il caso Lineker. Sunak: “La vicenda riguarda la rete”
MondoLa rete nazionale è nell’occhio del ciclone a causa della sospensione dell’ex attaccante di Leicester e Barcellona, colpevole di aver pubblicato un tweet nel quale ha definito le politiche migratorie del governo Sunak "crudeli" e con un linguaggio simile a quello della Germania degli anni '30. I programmi sportivi della rete hanno visto l’uscita di scena di molti commentatori e presentatori, che hanno voluto far sentire la loro solidarietà a Lineker
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Un sabato di partite senza i commentatori in studio. Succede in Gran Bretagna, dove il popolare programma della BBC Match of the day è andato in onda senza alcuna persona a presentarlo a causa della bufera scoppiata su Gary Lineker, popolare volto dello show. La causa è il tweet dell’ex attaccante, che definiva le politiche migratorie del governo di Rishi Sunak definendole "crudeli" e "rivolte verso le persone più fragili con un linguaggio non molto diverso da quello della Germania degli anni ‘30".
Il caso
Il paragone con il regime nazista, riferito in particolare alla ministra degli Interni Suella Braverman e alla sue dure leggi migratorie, non è piaciuto alla BBC, che ha sospeso Lineker dal programma “per violazione delle nostre linee guida” e ha comunicato di aver "deciso che si ritirerà dal presentare Match of the Day fino a quando non avremo una posizione concordata e chiara sul suo utilizzo dei social media”. La sospensione dell’ex centravanti di Leicester, Barcellona e Tottenham ha portato anche gli altri due commentatori del programma, Ian Wright e Alan Shearer, leggende rispettivamente di Arsenal e Newcastle, a twittare la loro sospensione, seguita dagli altri volti del programma. Per questo la BBC ha annunciato che lo studio sarebbe andato per la prima volta in onda senza esperti o presentatori. La situazione ha costretto i vertici della radiotelevisione di Stato a scusarsi per iscritto con gli spettatori (visto che Lineker ha deciso di non scusarsi per quanto twittato) e a chiedere alla Premier League, massima serie del campionato inglese di calcio, di esentare giocatori, allenatori e dirigenti dall'obbligo contrattuale di presentarsi ai microfoni del programma, visto che i tesserati di diversi club s'erano già rivolti al loro sindacato, la Professional Footballers Association, per valutare l'ipotesi di un boicottaggio in piena regola. "Il sindacato era pronto a sostenere tutti i giocatori che potevano dover affrontare conseguenze per aver scelto di non portare a termine i loro impegni di trasmissione. Questa della Premier, pertanto è una decisione di buon senso che garantisce che i giocatori non vengano ora messi in quella posizione”, ha dichiarato il sindacato dei calciatori. Il dissenso si è inoltre allargato anche ai programmi diurni della rete, come Football Focus e Final Score.
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Le reazioni
Sul caso non sono ovviamente mancate le reazioni politiche. “Spero che la situazione tra Gary Lineker e la BBC possa essere risolta in un tempo ragionevole, ma è una questione che riguarda loro, non il governo”, ha dichiarato il primo ministro Rishi Sunak, al centro delle critiche. Non sono però mancati i tentativi di difendere la decisione della BBC da parte della maggioranza, definita come "inevitabile", visto anche il ruolo super-partes che da sempre viene attribuito ad “Auntie Beeb”, cioè alla Zietta, come viene conosciuta familiarmente l'emittente nel Regno Unito. Di tutt’altro tenore la risposta dell’opposizione laburista, che ha bollato la decisione come "inquietante", definendolo un "codardo atto di sottomissione" dell’emittente agli interessi governativi. Alistair Campbell, ex portavoce di Tony Blair, ha bollato come “ridicolo” il fatto di voler prendere di mira Lineker per “la violazione delle linee guida sull'imparzialità addebitata a un paio di tweet” quando il presidente della Bbc è Richard Sharp, banchiere e sostenitore dei conservatori tirato in ballo per aver aiutato Boris Johnson - prima che diventasse premier- a ottenere un prestito privato da 800mila sterline per coprire debiti familiari.