Il boliviano, Jonathan Acosta, ha raccolto l'acqua piovana attraverso i suoi stivali e ha camminato per 40 chilometri alla ricerca della civiltà, perdendo circa 17 chili e slogandosi una caviglia nell'impresa di restare in vita
Disperso un mese in Amazzonia, Johnatan Acosta ha dichiarato di aver mangiato vermi e raccolto la propria urina per idratarsi nella foresta e restare in vita nell'ambiente ostile. Il trentenne boliviano potrebbe quindi essere considerato come uno dei sopravvissuti più longevi nell'Amazzonia. "Ho dovuto consumare insetti - ha raccontato in un programma televisivo boliviano - bere urina, mangiare vermi e difendermi dagli animali. La conoscenza delle principali tecniche di sopravvivenza mi ha tenuto in vita in quei giorni". Lo scorso gennaio, Acosta è stato a caccia nella foresta pluviale con un gruppo di amici. Dopo essersi separato dal resto della spedizione, è stato dichiarato disperso ed è stato ritrovato da un gruppo di soccorso dopo un mese esatto.
"Un'esperienza che mi ha cambiato"
Il boliviano ha spiegato di essersi perso e di aver raccolto l'acqua piovana attraverso i suoi stivali, riempiti con urina nei giorni di siccità. Disorientato, Acosta ha camminato per 40 chilometri alla ricerca della civiltà, perdendo circa 17 chilogrammi e slogandosi una caviglia nell'impresa di restare in vita. "Sono grato di essermi ricongiunto alla mia famiglia - ha affermato - ho affrontato un'esperienza che mi ha cambiato profondamente". In un altro noto caso in Bolivia, l'avventuriero israeliano Yossi Ghinsberg è sopravvissuto per tre settimane in Amazzonia nel 1981. Da questa vicenda è stato ispirato il film "Jungle", con Daniel Radcliffe. In Brasile, il pilota Antonio Sena è sopravvissuto 38 giorni in Amazzonia dopo un atterraggio di fortuna nel 2021. L'anno successivo, due fratelli di sette e nove anni sono stati salvati dopo aver trascorso 25 giorni sperduti nella regione brasiliana della foresta pluviale.