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Ucraina, perché l’Italia non può inviare carri armati a Kiev
Roma sembra al momento fuorigioco per quanto riguarda la fornitura di mezzi per il conflitto al presidente Zelensky, che tra le sue richieste non ha aggiunto gli Ariete italiani, rimasti fermi agli anni Ottanta. Possibile, perciò, che anche l’Esercito si doti dei Leopard 2, sebbene abbia ancora la prima versione e gli autoblindo Centauro, che necessiterebbero solo di qualche aggiornamento
L’Italia manderà Leopard o armi all’Ucraina? La risposta è no, perché non abbiamo carri armati di ultima generazione. Al tramonto della Guerra Fredda sono stati costruiti in Italia 200 Ariete progettati dalla Oto Melara, che sulla carta dovevano essere equivalenti ai Leopard 2 tedeschi e agli Abrams statunitensi. Dalla nascita, però, armamento e protezione (peso di sessanta tonnellate, cannone da 120 millimetri e corazzature composite) non sono apparsi all’altezza, imponendo un aumento delle blindature che hanno conseguenzialmente ridotto la mobilità
FERMI AGLI ANNI OTTANTA – Il problema, poi, come scrive anche Repubblica, è che le armi non sono mai state aggiornate: i nostri Ariete sono rimasti fermi agli anni Ottanta. Questo ha anche aumentato in modo esponenziale i prezzi dei pezzi di ricambio, diventati quasi artigianali. Nel 2015 venne stimato che per tenerli in servizio tutti e duecento sarebbero serviti più di trenta milioni l’anno. All’estero sono stati usati solo una volta, nel 2004 a Nassiriya, e poi ridotti a circa 60, cannibalizzando i restanti per le parti di ricambio
GLI INVESTIMENTI - Con la ripresa della tensione internazionale, si è cercato di correre ai ripari, investendo nella manutenzione: i numeri sono tornati sopra cento ed è stato appena varato un programma per rivitalizzarli completamente. Con 980 milioni di euro su 125 Ariete verrà montato un propulsore più potente, un sistema di visori di ultimo tipo, cingoli più larghi, nuove trasmissioni e contromisure difensive