Il regime militare, che ha preso il potere con un colpo di stato il 1 febbraio 2021, ha annunciato l'imposizione della legge marziale in 37 comuni, in otto delle 14 regioni e stati del Paese
La giunta militare birmana ha esteso la legge marziale, già applicata in diverse zone della capitale del Myanmar Rangoon, a più di trenta città, a seguito dei combattimenti avvenuti con gruppi di ribelli. Lo ha riferito la stampa ufficiale. Il regime militare, che ha preso il potere con un colpo di stato il 1 febbraio 2021, ha annunciato l'imposizione della legge marziale in 37 comuni, in otto delle 14 regioni e stati del Paese. Undici delle municipalità colpite si trovano nella regione di Sagaing e sette nello stato di Chin, aree nel Nord-Ovest dove sono stati segnalati aspri combattimenti tra l'Esercito e i guerriglieri affiliati alle Forze di Difesa del Popolo (Pdf) e i loro alleati delle milizie delle minoranze etniche.
Lo sciopero silenzioso a due anni dal colpo di stato
Intanto larghe fasce della popolazione civile, comunità religiose, associazioni, esercizi commerciali, semplici cittadini, hanno aderito allo sciopero silenzioso o organizzato dalle forze democratiche del Myanmar nel secondo anniversario del colpo di stato militare. Lo scrive laFides. Due anni fa, il generale Min Aung Hlaing e altri membri del "Consiglio dell'amministrazione statale", nome formale di una giunta militare, hanno preso il potere dopo aver rovesciato un parlamento democraticamente eletto, rivendicando presunte irregolarità elettorali nel voto del novembre 2020. La protesta popolare, coagulatasi in un movimento di disobbedienza civile e in ampie manifestazioni di dissenso pacifico di massa, è stata repressa e si è gradualmente trasformata in opposizione armata, con la nascita delle "Forze di Difesa popolare", milizie spontanee formatesi in molte città e regioni.
"Le condizioni nel paese sono andate di male in peggio, sono divenute terribili per un numero incalcolabile di persone innocenti del Myanmar", ha denunciato Tom Andrews, Relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Myanmar, esortando i paesi membri dell'ONU ad affrontare la crisi.
Quasi 3.000 persone state uccise durante le repressione militari, tra i manifestanti pro-democrazia. Altre migliaia di vittime sono uccise nelle offensive dell'esercito contro le milizie etniche.