Pechino torna alle mobilitazioni su larga scala intorno a quello che considera suo territorio. I mezzi militari si sono avvicinati allo spazio aereo e marittimo di Taipei, come già fatto ripetutamente nelle ultime settimane. In tutto si sono esercitati 34 jet da combattimento e nove imbarcazioni
Taiwan ha fatto decollare i suoi aerei da combattimento, messo in allerta la marina e attivato i sistemi missilistici in risposta alle operazioni dell'Esercito popolare di liberazione (Pla) che ha mobilitato, in base alle rilevazioni fino alle 6.00 locali, 34 jet e 9 navi da guerra intorno all'isola. Lo ha reso noto il ministero della Difesa di Taipei, secondo cui 20 aerei hanno anche superato la linea media intra-stretto, la zona cuscinetto non ufficiale. Il dispiegamento cinese, tornato su larga scala è maturato quando Pechino sembra aumentare la pressione sull'isola, allertando i leader militari negli Usa, l'alleato di Taiwan.
Pechino rinvendica l'isola come parte del suo territorio
In una nota di gennaio, il generale dell'aeronautica americana Mike Minihan ha incaricato gli ufficiali di essere preparati per un conflitto Usa-Cina su Taiwan nel 2025, l'anno successivo alla elezioni presidenziali che si terranno sia a Taipei sia negli Usa. In qualità di capo dell'Air Mobility Command, Minihan è considerato uno dei massimi esperti dell'esercito cinese e le sue osservazioni fanno eco alle chiamate negli Stati Uniti per intensificare i preparativi. La Cina rivendica l'isola come parte "inalienabile" del suo territorio, malgrado la Repubblica popolare non l'abbia mai controllata, da riunificare anche con la forza, se necessario. La Cina ha inviato quasi quotidianamente navi da guerra, bombardieri, caccia e aerei di supporto nello spazio aereo vicino a Taiwan, mettendo a dura prova le limitate risorse di difesa dell'isola e tentando di ridurre il sostegno popolare alla presidente Tsai Ing-wen, al potere dal 2016.
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Pechino ha ripetutamente minacciato ritorsioni contro i Paesi che cercano legami più stretti con Taiwan, ma i tentativi di intimidazione hanno sortito un effetto contrario in Europa, Giappone, Stati Uniti e altre nazioni. Martedì, ad esempio, la Cina ha presentato una dura protesta alla Repubblica Ceca il cui neo presidente Petr Pavel ha avuto una conversazione telefonica con la presidente Tsai. Taipei ha risposto alle minacce cinesi acquistando dagli Usa e sfruttando l'economia ad alta tecnologia per rafforzare le relazioni estere, oltre a rivitalizzare l'industria nazionale della difesa. Il servizio militare obbligatorio per gli uomini è stato esteso da quattro mesi a un anno e i sondaggi mostrano alti livelli di sostegno popolare all'aumento della spesa per la difesa contro le pressioni cinesi. La mobilitazione generale è stata rafforzata dopo l'aggressione della Russia ai danni dell'Ucraina, vista come un possibile esempio di invasione cinese dell'isola.