
Guerra in Ucraina, Putin consegna a Gerasimov il comando delle forze russe: cosa cambia
“Il cambio ha un significato molto chiaro: la totale sfiducia del Cremlino nelle qualità militari della catena gerarchica”, ha commentato il generale italiano Vincenzo Camporini. Dietro all’arrivo del capo di Stato maggiore ci sarebbe una risposta all'insofferenza dell'ala più dura dei nazionalisti per l'andamento del conflitto

A undici mesi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, Vladimir Putin ha deciso di nominare il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov alla guida diretta delle truppe inviate nel Paese. La scelta è arrivata per garantire "un migliore coordinamento" e una "maggiore efficienza" dei soldati
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"Il più alto livello del comando militare" deciso per l'operazione in Ucraina, ha spiegato il ministero della Difesa, è dovuto all' "ampliamento dei compiti" e alla necessità di coordinare non solo le azioni sul campo ma anche "il sostegno logistico" alle truppe
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Serghei Surovikin, che è capo delle forze aerospaziali ed era stato nominato comandante in Ucraina solamente tre mesi fa, farà da vice a Gerasimov (in foto), insieme al comandante delle truppe di terra Oleg Salyukov e al generale Alexey Kim
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Il generale italiano Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica e della Difesa, ha commentato la notizia: “Quando ho letto la notizia dell'arrivo del generale Valery Gerasimov (in foto) a capo della guerra in Ucraina pensavo si trattasse di un parente, non pensavo fosse possibile un gesto di tale portata. Il cambio ha un significato molto chiaro: la totale sfiducia di Putin nelle qualità militari della catena gerarchica”
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D’altro canto, ha sottolineato il generale, "quello che si sta verificando sul terreno, con la Wagner che cerca di ottenere una vittoria sul campo, è il segnale di una lotta interna per il potere, con il capo della milizia, Evgheny Prigozhin (in foto), che vuole affermarsi come colui che riesce a vincere sul terreno, in contrasto con le strutture dello Stato russo"

In effetti in questa decisione del Cremlino c’è chi vede anche una risposta all'insofferenza dell'ala più dura dei nazionalisti per l'andamento del conflitto: tra questi, Yevgeny Prigozhin, che poche ore prima aveva annunciato la conquista dei suoi miliziani della Wagner della città di Soledar, nel Donbass, affermando che "nessun'altra unità" aveva partecipato all'impresa per essere smentito poche ore dopo dal Cremlino

In precedenza era stato il portavoce della presidenza, Dmitry Peskov, a smentire la conquista di Soledar annunciata da Prigozhin: “Aspettiamo, non affrettiamoci, attendiamo dichiarazioni ufficiali", aveva detto. Per poi far notare che se anche ci fosse la conferma, la conquista di Soledar sarebbe semplicemente un "successo tattico”, perché il vero successo "sarà ottenuto quando avremo raggiunto gli obiettivi stabiliti dal Comandante Supremo”, cioè Putin

Secondo il generale Camporini la reazione di nominare Gerasimov alla guida delle truppe sul campo "è stata quella di dare il bastone del comando al numero uno della Difesa, ma non so che efficacia possa avere questo gesto: quando io ero a capo della Difesa non mi sarei mai sognato di esautorare il comandante del Coi per assumere il comando diretto delle operazioni, a ognuno il suo mestiere"

In ogni caso, per il generale Camporini non si intravede un sostanziale cambiamento: "La svolta si ha se cambiamo le condizioni sul terreno e le condizioni non stanno cambiando, la qualità delle truppe russe è quella che è, la disponibilità della logistica è quella che è e queste cose non sono destinate a cambiare in modo significativo" nel breve termine

Intanto sul campo quella in atto per il controllo di Soledar e di Bakhmut, distante una quindicina di chilometri, è la battaglia "più sanguinosa", secondo Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Kiev assicura che sta resistendo, e anzi rilancia, dicendosi sicura di poter costringere i russi a ritirarsi dal suo territorio

Questo può avvenire, però, a patto che la Nato fornisca le armi che finora ha rifiutato di mettere a disposizione dell'Ucraina, temendo un coinvolgimento diretto nel conflitto: “Solo i missili con una gittata di oltre cento chilometri ci permetteranno di accelerare in modo significativo la liberazione dei territori", ha affermato in un'intervista all'Afp Podolyak, dicendo che se i Paesi occidentali forniranno questi missili, gli ucraini si impegneranno a non usarli per attaccare la Russia

Del sostegno militare a Kiev ha parlato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba in un colloquio telefonico con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg (in foto), secondo il quale l'Alleanza deve "fornire più rapidamente attrezzature più avanzate". La Polonia si è detta pronta a consegnare all'Ucraina carri armati Leopard e il governo britannico, secondo una portavoce, sta valutando una mossa analoga

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani (in foto) ha detto che “per l'Ucraina stiamo facendo tutto ciò che possiamo. Siamo pronti a inviare altre armi per quanto possibile, prima di farlo ovviamente sarà informato il Parlamento”. Inoltre "stiamo discutendo con i francesi per le armi di difesa aerea”: il riferimento è al Samp-T, che sarebbe fondamentale per difendere i cieli ucraini

Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in visita a Leopoli, ha avvertito che l'Ucraina deve "essere pronta" anche a un eventuale attacco dalla Bielorussia, dove le truppe di Mosca e di Minsk stanno addestrando una forza congiunta. E comunque Kiev fa vedere di volersi preparare a un conflitto ancora lungo

Lo stesso sta facendo Mosca, annunciando la nomina di Gerasimov: "Rafforzeremo le nostre capacità difensive" e "risolveremo tutti i problemi relativi alle forniture alle forze armate impegnate nell'operazione militare speciale", ha assicurato Putin. Quanto ad eventuali negoziati di pace, Peskov ha affermato non potranno aver luogo fino a quando l'Ucraina non revocherà la legge che vieta qualsiasi dialogo con il leader del Cremlino
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