Tensioni tra forze di sicurezza e manifestanti, che chiedevano la caduta della presidente Dina Boluarte. Da settimane i sostenitori dell'ex presidente Pedro Castillo, da quando è stato arrestato il mese scorso per aver tentato di sciogliere il Congresso, protestano e bloccano le strade sostenendo che Boluarte deve lasciare e indire elezioni anticipate
Si è aggravato ad almeno 17 morti il bilancio degli scontri nel Sud-Est del Perù, tra forze di sicurezza e manifestanti, che chiedevano la caduta della presidente Dina Boluarte. Altre decine di persone sono rimaste ferite ieri nella città di Juliaca in alcune delle peggiori violenze da quando l'ex presidente Pedro Castillo è stato arrestato il mese scorso per aver tentato di sciogliere il Congresso.
Le proteste
Da settimane i suoi sostenitori protestano e bloccano le strade sostenendo che Boluarte deve lasciare e indire elezioni anticipate. Il primo ministro Alberto Otarola ha denunciato gli scontri a Juliaca, bollandoli come un attacco organizzato denunciando che migliaia di persone hanno tentato di invadere l'aeroporto della città e una stazione di polizia locale. Juliaca si trova nella regione di Puno, che è stata un focolaio di manifestazioni antigovernative.
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Castillo sotto accusa
La nazione sudamericana ha attraversato anni di turbolenze politiche, con l'ultima crisi deflagrata quando Castillo ha annunciato che avrebbe sciolto il Congresso e introdotto lo stato di emergenza a dicembre. Il Congresso, però, ha proceduto a votare in modo schiacciante per metterlo sotto accusa. Castillo, attualmente detenuto, è indagato con l'accusa di ribellione e associazione a delinquere. L'ex presidente nega tutte le accuse, insistendo di essere ancora il capo di Stato legittimo.