Il 7 gennaio 2015 dodici persone venivano uccise nella redazione parigina. Oggi il giornale ha una sede segreta, ma continua a portare avanti battaglie di satira e libertà
Otto anni dopo gli attentati Charlie Hebdo non ha certo smesso di mordere. Lo dimostra il numero speciale in edicola per questo 7 gennaio 2023: in copertina un gruppetto di mullah in turbante attraversa le parti intime di una donna. In grassetto si legge “Mullah tornate da dove venite”, un riferimento alle proteste cittadine in corso da mesi in Iran dopo la morte di Mahsa Amini. “Charlie Hebdo non è cambiato, ha continuato a portare avanti battaglie coraggiose come questa”, ci dice Philippe Val, ex direttore del giornale. L’Iran non ha apprezzato la satira francese, accusando Parigi di “oltrepassare il limite” insultando il leader politico e spirituale Khamenei. La ministra degli Esteri francese ha risposto ribadendo che “in Francia esiste la libertà d’espressione, non il resto di blasfemia”. Una tensione diplomatica prevedibile, seguita da attacchi informatici ai server del giornale.
I fatti del 7 gennaio 2015
È solo l’ultima delle battaglie per la libertà - di stampa e non solo - portate avanti dal settimanale satirico francese. Come già prima del 5 gennaio 2015. Allora furono alcune vignette di Maometto a scatenare la reazione di due estremisti islamici, i fratelli Said e Chérif Kouachi, che entrarono in redazione armati di Kalashnikov e uccisero 12 persone tra giornalisti e disegnatori, prima di fuggire ed essere uccisi a loro volta dalla polizia due giorni dopo. L’attacco fu rivendicato poi dalla branca yemenita di Al Qaeda, così come l’attacco parallelo in un supermercato, il 9 gennaio 2015, in cui furono uccisi quattro ostaggi e una poliziotta. Il processo contro i 14 presunti complici degli attentatori, è iniziato a settembre 2020 e si è concluso nel dicembre 2020, tranne che per due condannati che hanno fatto appello, per i quali il processo si è concluso nell’ottobre 2022 con la conferma della condanna.
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Cosa è cambiato otto anni dopo
Otto anni dopo la sede di Charlie Hebdo dove avvenne la strage è diventata qualcos’altro. Ospita gli uffici della ong Groupe SOS, che spesso riceve i curiosi che vogliono “vedere dal vivo” i corridoi visti nelle immagini della tragedia. La nuova sede della redazione è mantenuta segreta per ragioni di sicurezza. Così come i contatti dei giornalisti e dei collaboratori sono protetti. Il direttore Riss vive sotto scorta. Un prezzo alto da pagare per la libertà di stampa. D’altra parte le minacce alla redazione si presentano regolarmente: nel 2020 una petizione era stata lanciata dai media francesi per proteggere la redazione e la sua carica satirica.
La commemorazione il 7 gennaio 2023
Come ogni anno la commemorazione delle vittime dell’attentato si è svolta a porte chiuse, davanti alla ex sede della redazione, alla presenza dei parenti delle vittime, della sindaca di Parigi Anne Hidalgo e del ministro dell’Interno Darmanin. Una cerimonia sobria e intima, ma molto sentita.