Tensioni in Kosovo, Sky TG24 a Mitrovica: una città divisa tra serbi e albanesi

Mondo

Jacopo Arbarello

Sky TG24

Nella città nel nord del Paese vivono due mondi paralleli: da un lato del fiume Ibar c’è la popolazione albanese, dall’altro quella serba. La recente questione delle targhe serbe imposte nella parte nord è soltanto l’ultima prova dei conflitti e delle divisioni con cui si convive in quest'area

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Mitrovica, la più importante città del Nord del Kosovo, è divisa in due dalle tensioni interetniche. Nella parte sud vivono i kosovari albanesi, in quella nord i kosovari serbi. A separarli non è un muro ma il fiume Ibar, una barriera naturale che si trasforma in un muro. Il ponte che collega le due parti è percorso solo da poche persone e le due comunità vivono sostanzialmente separate dai tempi della guerra del 1999. Sono due mondi paralleli. I serbi sono cristiani ortodossi, ad esempio, mentre gli albanesi sono musulmani. Da una parte circola il dinaro serbo mentre nella parte albanese circola l’euro, come in tutto il Kosovo. 

Mitrovica nord

Di fatto Mitrovica nord, che è la parte serba, pur essendo nominalmente in Kosovo, è legata a doppio filo a Belgrado. È come fosse uno stato dentro un altro stato. Il partito al potere che vince sempre le elezioni è finanziato dalla Serbia, ma soprattutto le scuole e gli ospedali sono direttamente gestiti da Belgrado, e seguono il sistema educativo serbo. Quindi i ragazzi imparano il serbo e non hanno la possibilità di comunicare con i coetanei al di là del fiume, che studiano e parlano albanese. 

Le targhe serbe in Kosovo

Recentemente le tensioni si sono focalizzate sulla questione delle targhe. La Serbia infatti non ha mai riconosciuto l’indipendenza autoproclamata dal Kosovo nel 2008 e, considerandolo ancora una propria provincia, ha continuato ad emettere agli automobilisti le proprie targhe per il nord del Kosovo. Una situazione che Pristina ha provato a contrastare prima imponendo un divieto e poi una multa. Un atteggiamento che ha portato alle fortissime proteste dei serbi, che si sono dimessi in massa da tutte le istituzioni kosovare nelle quattro municipalità del nord del paese, che sono a maggioranza serba. L’effetto è stato, ad esempio, che nel nord del Kosovo praticamente non c’è più polizia.  

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Lo status del Kosovo

Le tensioni hanno portato le due parti a trattare per un compromesso a Bruxelles, grazie al quale però la questione è solo rimandata di un anno, non risolta. Il punto centrale continua ad essere lo status del Kosovo che è uno stato appena nato, che non fa ancora parte di alcuna organizzazione internazionale. È riconosciuto solo dalla metà dei paesi dell'ONU, tra cui l'Italia. È una repubblica autogovernata sotto il protettorato Onu, con una missione militare Nato, la Kfor, che ne assicura la pace. Ma la Serbia, come detto, non lo riconosce, nonostante ne accetti i confini. 

Kosovo del Nord, una situazione ibrida

Quella del nord del Kosovo, e di Mitrovica in particolare, è una situazione ibrida che si è vista raramente nel mondo. Questa zona, grande all’incirca come il comune di Roma, è ricca di risorse minerarie e ospita il lago Ujman, che fornisce la maggior parte dell’acqua necessaria ad irrigare i campi del Kosovo. Ed è abitato da una larga maggioranza serba che si sente legata a Belgrado, tanto che quasi tutti qui hanno la doppia nazionalità. Pristina accusa Belgrado di fomentare le tensioni nel nord del paese per continuare a controllarlo, tramite una rete di gang criminali. I serbi kosovari accusano invece la polizia di maltrattamenti e denunciano discriminazioni. Nella parte serba della città i cittadini vivono in un tripudio di bandiere serbe che sembrano il frutto di una propaganda ben precisa, mentre nel sud gli albanesi sembrano più rilassati, meno sotto pressione di quanto lo siano i cittadini del nord, che faticano a parlare con gli stranieri e soprattutto con i giornalisti. 

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Le tensioni

A Mitrovica sono tante anche le associazioni e le Ong che lavorano per la riconciliazione e per la costruzione di terreni comuni tra i cittadini delle due etnie. Ma è un lavoro non facile, e non solo per le incomprensioni linguistiche tra le due parti. Basta un niente, come il salire della tensione per la questione delle targhe, per rovinare il lavoro di anni. In molti accusano le forze politiche di non avere un reale interesse a stemperare le tensioni, ma anzi di contribuire ad alimentarle. I serbi puntano il dito contro il governo di Pristina, gli albanesi contro quello di Belgrado. Sta di fatto che questa situazione surreale, che di certo è tossica per la popolazione della città, è radicata ormai da decenni e non sembra essere destinata a risolversi a breve termine. 

mitrovica nord
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