Papa Francesco in Bahrein: “Cristiani sappiano sporcarsi le mani per la pace”

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Papa in Bahrein

Il Pontefice conclude il suo viaggio nel Paese con l’incontro di preghiera con i vescovi nella chiesa del Sacro Cuore. Fra le sue parole anche un pensiero ai detenuti: “Prendersene cura fa bene a tutti, come comunità umana, perché è da come si trattano gli ultimi che si misura la dignità e la speranza di una società"

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"Non può esserci spazio per le opere della carne, cioè dell’egoismo: per le divisioni, le liti, le maldicenze, le chiacchiere che distruggono una comunità ". Così ha ammonito il Papa nell’incontro di preghiera con i Vescovi, i Sacerdoti, i Seminaristi e gli Operatori Pastorali nella Chiesa del Sacro Cuore in Bahrein. È stato l’ultimo appuntamento di Papa Francesco nel Paese. Dopo la cerimonia di congedo, Francesco lascerà l'Isola del Golfo.

Il discorso di Francesco

"Le divisioni del mondo, e anche le differenze etniche, culturali e rituali, - ha osservato- non possono ferire o compromettere l’unità dello Spirito. Al contrario, il suo fuoco brucia i desideri mondani e accende la nostra vita di quell’amore accogliente e compassionevole con cui Gesù ci ama, perché anche noi possiamo amarci così tra di noi". Bergoglio ha poi proseguito: “Per questo, quando lo Spirito del Risorto discende sui discepoli, diventa sorgente di unità e di fratellanza contro ogni egoismo; inaugura l’unico linguaggio dell’amore, perché i diversi linguaggi umani non restino distanti e incomprensibili; abbatte le barriere della diffidenza e dell’odio, per creare spazi di accoglienza e di dialogo; libera dalla paura e infonde il coraggio di uscire incontro agli altri con la forza disarmata e disarmante della misericordia". I cristiani non possono "far finta di non vedere le opere del male, restare nel quieto vivere per non sporcarci le mani. Al contrario, abbiamo ricevuto uno Spirito di profezia per portare alla luce, con la nostra testimonianza di vita, il Vangelo. La profezia ci rende capaci di praticare le beatitudini evangeliche nelle situazioni di ogni giorno, cioè di edificare con ferma mitezza quel Regno di Dio nel quale l'amore, la giustizia e la pace si oppongono a ogni forma di egoismo, di violenza e di degrado", ha aggiunto il Papa. 

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“Valorizziamo i carismi di tutti”

"Cerchiamo di essere custodi e costruttori di unità! Per essere credibili nel dialogo con gli altri, viviamo la fraternità tra di noi", ha continuato il Papa. "Facciamolo nelle comunità, valorizzando i carismi di tutti senza mortificare nessuno; facciamolo nelle case religiose, come segni viventi di concordia e di pace; facciamolo nelle famiglie, così che il vincolo d’amore del sacramento si traduca in atteggiamenti quotidiani di servizio e di perdono; facciamolo anche nella società multireligiosa e multiculturale in cui viviamo: sempre a favore del dialogo, tessitori di comunione con i fratelli di altri credo e confessioni. So che su questa strada voi offrite già un bell’esempio, ma la fraternità e la comunione sono doni che non dobbiamo stancarci di chiedere allo Spirito, per respingere le tentazioni del nemico, che sempre semina zizzania". Francesco ha inoltre rivolto alcune parole alla guerra in Ucraina e ai suoi cittadini: "Non voglio dimenticare la martoriata Ucraina. Prego e vi chiedo di pregare perché la guerra finisca”. Lo stesso ha fatto nei confronti dell’Etiopia, incoraggiando “tutti a sostenere” il dialogo perché ci sia “una pace duratura”, e per il Libano: "Vedendo presenti i fedeli del Libano, assicuro la mia preghiera e vicinanza a quell'amato Paese, così stanco e provato, e a tutti i popoli che soffrono in Medio Oriente".

I detenuti

Nel discorso del Papa anche un pensiero particolare ai detenuti. Francesco ha sottolineato come sia importante per i cristiani "prestare loro attenzione, perché là dove ci sono fratelli bisognosi, come i carcerati, c'è Gesù, Gesù ferito in ogni persona che soffre. Tu sai che penso quando vado in carcere: perché loro e non io? Ma prendersi cura dei detenuti fa bene a tutti, come comunità umana, perché è da come si trattano gli ultimi che si misura la dignità e la speranza di una società", ha aggiunto.

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