Twitter, Musk vorrebbe licenziare metà dei dipendenti. Stop anche allo smart working

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Dopo avere sciolto il consiglio di amministrazione e rimosso dall'incarico l’intero top management, il nuovo proprietario del social network starebbe valutando di licenziare anche 3.700 dei 7.500 dipendenti aziendali. Una mossa che potrebbe accompagnarsi alla fine dello smart working, fortemente criticato dall’imprenditore già durante la pandemia. Sul tavolo resta il nodo pubblicità

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Non si ferma il giro di vite in casa Twitter. Dopo aver acquistato il social network per 44 miliardi di dollari, aver sciolto il consiglio di amministrazione e aver licenziato l’intero top management, Elon Musk mette ora nel mirino anche i dipendenti. Secondo l’agenzia Bloomberg, il tycoon sudafricano sarebbe infatti pronto a licenziare la metà del personale aziendale per un totale di circa 3.700 unità. Una quantità di esuberi ben più alta del 25% su cui si erano concentrate le prime indiscrezioni di stampa e alla quale andrà ad aggiungersi anche lo stop allo smart working.

I dettagli

Il piano di Musk prevederebbe di informare i dipendenti dei licenziamenti venerdì e concedere agli interessati 60 giorni di trattamento di fine rapporto. Il patron di Tesla e SpaceX avrebbe anche in programma di porre fine alla politica di Twitter che consentiva al personale di lavorare da casa "per sempre". Una mossa figlia della diffidenza verso questo regime più volte manifestata (anche pubblicamente) dal miliardario già nei mesi della pandemia. 

Contenuti rivoluzionati

Movimenti si segnalano anche sul fronte dei contenuti e della piattaforma. Entro la settimana dovrebbe debuttare nella società il consiglio di moderazione mentre a breve sarà estesa agli utenti la possibilità di modificare i tweet. Pare confermata anche la decisione di far pagare gli account verificati, cioè quelli con la spunta blu, alla cifra di otto euro introducendo una sorta di versione premium. Il nodo più difficile da sciogliere resta quello della pubblicità: Musk ha infatti detto di volerla rimuovere ma ad oggi il 90% delle entrate del social network vengono proprio da lì. Ad aiutarlo in questa impresa rischiano di essere, alla fine, gli stessi inserzionisti, che stanno esortando i marchi a sospendere la spesa pubblicitaria fino a quando i problemi di moderazione dei contenuti non saranno risolti.

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