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Uk, raid al centro migranti a Dover: continuano indagini, ipotesi movente di tipo razzista

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©Ansa

Secondo la ricostruzione dell’unità antiterrorismo, che sta seguendo il caso, sarebbero queste le motivazioni alla base dell’attacco incendiario alla struttura nella cittadina inglese. Il responsabile è un uomo di 66 anni, che si è tolto la vita subito dopo l’evento

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Il movente razzista dietro l’attacco. È questa l’ipotesi privilegiata dal Counter Terrorism Policing South East (CTPSE), l'unità antiterrorismo che si occupa dell'Inghilterra del sud-est, che sta conducendo le indagini sull’attacco incendiario condotto da un britannico di 66 anni contro il centro di raccolta e identificazione di migranti a Dover. Adesso è noto anche il nome dell’aggressore: si chiama Andrew Leak, residente a High Wycombe nel Buckinghamshire. L'uomo si è tolto la vita dopo l’attacco al centro, come aveva raccontato un testimone oculare. Non ci sono stati morti, ma soltanto il ferimento lieve di due addetti.

Le indagini

Nel corso di una perquisizione nella casa del 66enne, gli agenti di polizia hanno rinvenuto materiale e “diversi oggetti d'interesse”, in particolare alcuni device. Olly Wright, capo del dipartimento antiterrorismo della Kent Police, ha definito il contesto dell'accaduto particolarmente "spregevole" e ha aggiunto che, non essendoci al momento legami con gruppi organizzati di estrema destra, “è probabile che Leak sia stato mosso da una qualche forma di recriminazione (contro i migranti) imbevuta di sentimenti di odio”. Leak sarebbe perciò un vero e proprio “attentatore solitario”: secondo gli agenti avrebbe preparato le molotov in casa; percorso i 150 chilometri che separano la sua abitazione da Dover; lanciato le molotov e, infine, tolto la vita in un distributore vicino. Come hanno raccontato i media britannici, Leak aveva espresso sui suoi profili social tutto il suo odio contro gli immigrati in una serie di post dal contenuto razzista. Secondo il Sun, l'assalitore era stato indagato per abusi sessuali su minori e aveva minacciato di suicidarsi mentre veniva interrogato dalla polizia. I giornali hanno inoltre scritto che soffriva di problemi mentali.

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La polemica politica

Il caso ha scatenato un polverone politico rivolto, in particolare, alla ministra dell'Interno, Suella Braverman. Ieri, la sostenitrice della tolleranza zero contro l'immigrazione illegale, finita sotto accusa a causa delle condizioni di sovraffollamento, definite "disumane", nel centro di raccolta a Manston nel Kent, ha usato parole di fuoco alla Camera dei Comuni, dove ha definito come una vera e propria “invasione” gli sbarchi in corso sulle coste inglesi. La linea dura della ministra non è stata però seguita dal suo vice, Robert Jenrick, che ne ha preso le distanze, affermando che lui non avrebbe "demonizzato" chi cerca una vita migliore attraversando la Manica. Anche il nuovo primo ministro, Rishi Sunak, non sembra essere della stessa opinione di Braverman: un suo portavoce ha dichiarato che serve rigore nell'immigrazione ma il Regno Unito deve restare un Paese "compassionevole" verso chi fugge dalla guerra o dalla fame.

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