Molti sindaci francesi hanno deciso di annullare gli eventi pubblici organizzati per trasmettere le partite della World Cup. I primi cittadini denunciano le violazioni dei diritti umani perpetrate dall'emirato, ma in primo piano c'è anche la delicata questione del risparmio energetico
Nessun maxischermo, né "fan zone". La Francia mette il veto sulla Coppa del Mondo di calcio, il cui fischio d’inizio è previsto per il 20 novembre: i match della competizione non saranno trasmessi in molte città dell’Esagono, che hanno bandito la coppa dai luoghi pubblici. Da Marsiglia a Parigi, il boicottaggio si allarga a macchia d’olio. Al centro della polemica il trattamento riservato dal Qatar ai lavoratori immigrati ingaggiati per costruire gli impianti, ma anche la situazione particolarmente delicata sul piano energetico che impone di limitare gli eventi ad alto consumo.
Le città che sostengono il boicottaggio
Lille, Bordeaux, Reims, Nancy, Rodez, fino alla già citata Marsiglia. La lista è lunghissima. Lunedì sera anche la “Ville lumière” si è aggiunta all’elenco. Il responsabile dello sport Pierre Rabadan ha spiegato che le ragioni di questa scelta vanno cercate innanzitutto nelle “condizioni in cui è stata organizzata questa coppa, sia sul piano ambientale che sociale”. Ha inoltre spiegato: “È un modello di grande evento che non vogliamo si perpetui e che va contro quello che desideriamo organizzare a Parigi”. A mobilitare molti sindaci è la questione umanitaria: la socialista Martine Aubry, al quarto mandato a Lilla, ha parlato di “controsenso rispetto ai diritti umani”. Della stessa linea la sindaca di Strasburgo: la "capitale europea, sede della Corte europea dei Diritti dell’Uomo, non può avallare i maltrattamenti e chiudere gli occhi”, ha sottolineato.
Il caso Marsiglia
Una decisione difficile soprattutto per Marsiglia, città in cui la tradizione calcistica è particolarmente radicata, ma che allo stesso tempo vuole essere terra di giustizia e inclusione. Dopo alcuni giorni di tentennamento, è stata diffusa una nota: “Marsiglia, fortemente legata ai valori di condivisione e solidarietà dello sport e impegnata a costruire una città più verde, non può contribuire alla promozione di questa Coppa del Mondo di football”. Si evoca nel comunicato la “catastrofe umana e ambientale” rappresentata dall’imminente appuntamento sportivo e si insiste sull’incompatibilità di fondo con i valori di cui la città vuole essere portatrice. La dichiarazione è stata sollecitata dal gruppo di pressione “Marseille Boycotte le Qatar" che è sorto in seno alla società civile marsigliese. Anche a Tolosa l’opposizione preme per un posizionamento del sindaco: “#Toulouse deve seguire questo movimento di responsabilità dinanzi a un evento sportivo artificiale, omicida e ecocida”. Ha twittato il deputato de La France insoumise François Piquemal, auspicando che la sua città esca dal limbo.
Oltre ai diritti umani, la questione ecologica
I primi cittadini ecologisti puntano apertamente il dito contro lo spreco energetico. È il caso di Pierre Hurmic, sindaco di Bordeaux, ma si accoda anche il collega di Reims, che è in quota centro-destra, sollevando le stesse perplessità. Nizza, controcorrente, sta tenendo il punto e ha deciso per il momento di non unirsi alla campagna, sintomo che sul tema non c’è accordo totale. Sotto l’hashtag #BoycottQatar2022 il dibattito imperversa e non sono tutti a favore dell’embargo. Ci sono utenti che parlano di scelta "demagogica e ipocrita”.
Anche la Danimarca si oppone
La Danimarca va nella stessa direzione del blocco di sindaci francesi. Le terze maglie della nazionale saranno nere in segno di lutto: "Non vogliamo essere visibili nel corso di un torneo che è costato la vita a migliaia di persone", si legge in un post di Hummel, il marchio danese che fornisce le casacche. Il tipico motivo chevron a zigzags sul fondo scuro sarà quasi irriconoscibile. La federazione ha inoltre stabilito che i giocatori non saranno accompagnati dalle rispettive famiglie: "Non intendiamo contribuire ai profitti del Qatar e per questo abbiamo ridotto il più possibile le nostre attività di viaggio", si legge sul tabloid danese Ekstra Bladet. Una denuncia forte degli abusi e dello sfruttamente del lavoro subiti dai lavoratori migranti è stata messa nero su bianco da Amnesty International che ha promosso una petizione per inchiodare la Fifa. La raccolta firme è stata avviata alla luce di un'inchiesta particolarmente delicata del Guardian. Il quotidiano britannico ha stimato che sarebbero "più di 6500 i lavoratori, provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka, morti nell'emirato da quando al Qatar è stato affidata l'organizzazione del prossimo torneo".