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Elezioni Brasile, seggi chiusi dopo le Presidenziali. Sfida tra Lula e Bolsonaro

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©Ansa

Oltre 156 milioni di elettori sono stati chiamati alle urne per decidere se confermare l'attuale capo di Stato, espressione della destra, o portare il Paese a sinistra. Con un quarto di schede scrutinate, il risultato parziale fa prefigurare un ballottaggio, fissato per il 30 ottobre. I brasiliani hanno votato anche per il rinnovo del Congresso, per gli organi legislativi e i governatori dei 27 territori che formano lo Stato

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Urne chiuse in Brasile dopo il doppio appuntamento elettorale a cui sono stati chiamati oltre 156 milioni di brasiliani. Il Paese ha votato sia per le presidenziali – i candidati sono 11, ma la sfida è in realtà un duello tra il presidente in carica, Jair Bolsonaro, e l’ex capo di Stato Luiz Inácio Lula da Silva – sia per il rinnovo del Congresso. Si sono tenute anche le elezioni per i governatori e gli organi legislativi dei 27 territori che formano il Brasile. Nel caso in cui nessun nome in corsa per le cariche di capo di Stato e di governatore raggiungesse il 50% più uno dei voti si tornerebbe al voto domenica 30 ottobre. I seggi hanno chiuso alle 22 italiane.

Con oltre un quarto delle schede scrutinate, il risultato parziale fa pensare che i due candidati andranno al ballottaggio.

La sfida per le presidenziali

Per la prima volta i brasiliani hanno votato con il sistema di voto elettronico: i risultati delle presidenziali potrebbero arrivare nel giro di poche ore dalla chiusura delle urne. Il clima è teso. Sono mesi che Bolsonaro avanza dubbi su questa modalità di voto e ha già lanciato accuse preventive di possibili frodi. Stando a un sondaggio dell’istituto IPEC, a vincere - con il 51% dei voti - potrebbe essere Lula, espressione della sinistra in netta opposizione alla destra di Bolsonaro (che dovrebbe ricevere circa il 37% dei voti). Non è però detto che Lula ottenga il 51% delle preferenze. In Brasile vengono conteggiati solo i voti validi e il margine di errore ipotizzato è di due punti: Lula potrebbe quindi fermarsi al 49%, mentre Bolsonaro salirebbe al 39%. In questo caso si andrebbe al ballottaggio. Tra gli altri candidati ci sono anche l’ex ministro Ciro Gomes e la senatrice Simone Tebet, ma nessuno dei due – come anche tutti gli altri nomi in corsa – sembra avere i numeri nei sondaggi per costituire un'alternativa ai due principali sfidanti. Il prossimo capo di Stato si insedierà il 1° gennaio 2023.

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Il voto in Brasile

In Brasile il voto è obbligatorio per i cittadini alfabetizzati, di maggiore età e con piena capacità legale. È invece facoltativo per chi ha tra i 16 e i 18 anni - quest'anno al voto 2.042.817 di giovani per la prima volta - e per gli over 70. Chi non esprime la propria preferenza rischia di essere sanzionato con una multa. Per evitare il "rischio di violenza politica", la Corte suprema (Stf) ha vietato il porto di armi, e 500 mila unità delle forze dell'ordine hanno lavorato per garantire la sicurezza in tutto il Paese. Tra le novità di queste elezioni c'è stata anche l'unificazione degli orari di voto in tutto il Paese. Secondo il Tribunale superiore elettorale (Tse), per la prima volta tutti i seggi sono stati aperti dalle 8 alle 17 locali, seguendo l'orario di Brasilia, col calcolo dei risultati al via dalle 17 e previsto prima delle 20. Le Forze armate conducono un conteggio parallelo a campione e in tempo reale su 385 urne. In Brasile le elezioni si svolgono sempre la prima domenica di ottobre. 

Indecisi e astensionismo

Decisivi per il risultato finale delle presidenziali potrebbe essere il tasso di astensione e il numero di persone che decidono di abbracciare la scelta del cosiddetto 'voto utile', quello cioè di chi vorrebbe vedere l'elezione chiusa al primo turno, sostengono gli analisti politici brasiliani. Nonostante l'obbligatorietà del voto, nel 2018 le astensioni hanno raggiunto il 20,3%: quasi 30 milioni di persone non hanno votato. Lula, dicono sempre gli analisti, potrebbe essere il più colpito da un eventuale aumento delle assenze.

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