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Elisabetta, il soft power reale tra crisi e sfide

Mondo

Roberto Tallei

Negli oltre settant'anni di regno, Elisabetta II ha rappresentato il suo Paese nel mondo attraverso decine di viaggi e di incontri e ha simboleggiato un punto fermo nelle relazioni del Regno Unito, a partire da quelle con l'Unione europea, gli Stati Uniti, le ex colonie e i Paesi del Commonwealth. Anni caratterizzati anche da momenti delicati, come la crisi di Suez, le guerre nel Golfo, quella delle Falkland e la Brexit

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Quella di Elisabetta II  (IL LIVEBLOG - LO SPECIALE) è stata una diplomazia silenziosa, stretta nei suoi doveri di imparzialità, fatta di viaggi, inchini, ricevimenti, simpatie più o meno manifeste e antipatie più o meno celate. I suoi messaggi politici quasi sempre sono arrivati per vie traverse. 

La diplomazia dei dettagli

Un esempio classico di come la regina abbia utilizzato il suo soft power è quella sorta di fuorionda del 2021 in cui Elisabetta si lamentava dei leader mondiali “che tanto parlano ma poco fanno contro il cambiamento climatico”, parole che ufficialmente non avrebbe mai potuto pronunciare. Per una donna che non ha mai lasciato nulla al caso, anche gli accessori hanno fatto la differenza. Nel 2017, ad esempio, in pieno caos Brexit, a Westminster non passò inosservato il suo cappellino blu con bottoni gialli che tanto assomigliava alla bandiera europea. L'anno successivo, ricevendo il presidente Trump, alternò una spilla regalatale da Barack Obama (come a far capire da che parte stava) con quella indossata dalla Regina Madre per il funerale di Re Giorgio VI, di certo non un ricordo felice.

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I rapporti con gli Stati Uniti

Trump a parte, i rapporti con gli Stati Uniti sono stati comunque sempre solidi: con Reagan, in particolare, un'amicizia profonda, ma anche con George W. Bush, primo presidente americano ospitato direttamente a Buckingham Palace, nonostante retroscena (mai confermati) abbiano raccontato di una sovrana per niente d'accordo con gli interventi militari in Afghanistan nel 2001 e in Iraq nel 2003, supportati dall'allora primo ministro Blair. 

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Le grandi crisi internazionali

Fu invece in occasione della prima guerra del Golfo, nel 1991, che Elisabetta si rivolse direttamente ai sudditi per spiegare i motivi dell'intervento britannico, in uno dei suoi rarissimi messaggi alla nazione. La prima grande crisi internazionale la visse però nel 1956, con il conflitto lampo nel canale di Suez, e all'epoca non le vennero risparmiate critiche per la poca empatia. Atteggiamento ben diverso con cui nel 1982 seguì la guerra delle Falkland, in cui era impegnato in prima persona il figlio Andrea. 

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Il Capo di Stato che ha viaggiato di più

È comunque grazie ai suoi viaggi che Elisabetta si è ritagliata un ruolo di primo piano nel rappresentare gli interessi del suo Paese all'estero. Al mondo non c'è stato finora un Capo di Stato che ha viaggiato di più. La sua attenzione si è rivolta soprattutto alle ex colonie e ai membri del Commonwealth, di cui ha rappresentato il vero collante. Nel 2011 divenne anche la prima monarca britannica a fare visita di Stato nella Repubblica d'Irlanda, contribuendo a migliorare i rapporti tra i due Paesi. Quattro, invece, i viaggi in Italia da Regina: l'ultima volta nel 2014, accolta dall'allora presidente Giorgio Napolitano.

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