La Pussy Riot Maria Alyokina: "Protestare è importante, non è tempo di dire basta"

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Valentina Clemente

Protestare è importante e “non è tempo di dire basta”. La guerra in Ucraina, la Russia di Putin “senza stabilità, perché quello che viene raccontato è propaganda” e il sostegno al popolo ucraino, con uno spettacolo teatrale che sarà a Milano l’11 settembre: Maria Alyokina, artista e attivista, membro storico delle Pussy Riot, racconta cosa significa essere donna, dissidente, nell’era di Putin. Che, nonostante tutto, continua a lottare affinché la Russia possa scegliere, perché “avere una scelta significa molto”

 

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Un viso dai lineamenti delicati, un’anima da instancabile guerriera, alla continua ricerca di ostacoli da abbattere e battaglie da vincere. Ma soprattutto diritti da far rispettare: Maria Alyokina, storica figura delle Pussy Riot, collettivo punk-rock nato in Russia nel 2011 che sin da allora protesta contro la Russia guidata da Vladimir Putin, si presenta proprio così, con due anime solo apparentemente distanti, ma così perfettamente unite. Ci parla da una località che non può rivelarci, ma è in Europa. Dopo essere fuggita dalla Russia vestita da rider, è si trova nel Vecchio Continente per proseguire il tour nei teatri di “Riot Days”, opera basata sull’omonimo libro di Maria, in cui racconta la sua storia personale come membro delle Pussy Riot fra azioni nella Piazza Rossa e nella Cattedrale, arresti, tribunali e giorni in prigione.

La prima protesta del collettivo, che negli anni è diventato un vero movimento, nel 2012 all’interno della cattedrale ortodossa del Cristo Salvatore a Mosca: una preghiera punk cantata alla Vergine Maria “per liberarci da Vladimir Putin”. Pochi mesi dopo la condanna a due anni di carcere, perché colpevole di “teppismo e odio religioso”. Condanna che non ferma né Maria né le altre Pussy Riot che, ancora oggi, continuano a protestare. E oggi, come non mai, a sostenere l’Ucraina, in guerra dal 24 febbraio. La nostra intervista parte proprio da qui, da questi sei mesi di guerra.

Maria Alyokina: "Le pressioni non sono iniziate con la guerra, ma dal 24 febbraio la situazione è precipitata"

Sono passati sei mesi dall’invasione dell’Ucraina. Crede che sia veramente cambiato tutto, e non solo per il suo paese?

Sì, ne sono certa. L’Ucraina è stata a lungo occupata dallo Stato di Putin. E le pressioni non sono iniziate con l'avvio della guerra. Anche l’anno scorso, quando ho affrontato il mio secondo processo, tutte le organizzazioni indipendenti, i media, molte personalità e la stampa libera sono state mandate in prigione. E poi è iniziata la guerra. E la situazione è precipitata. Perché oggi le persone vengono condannate e vanno in prigione soltanto perché usano la parola “guerra” quando parlano di guerra. Può sembrare apparentemente strano, ma è proprio così. È quello che è successo a Alexei Gorinov, deputato distrettuale a Mosca, che ha parlato del conflitto definendolo “guerra”. Sono tante le figure pubbliche che sono state imprigionate per lo stesso motivo. E il costo è sempre troppo alto.

 

Questa guerra finirà solo quando la Russia smetterà di ricevere denaro dall’Europa

Crede che anche la morte di Darya Dugina verrà usato come uno dei motivi per proseguire questa guerra?

Dugina e suo padre hanno scritto articoli in cui definivano i fatti di Bucha “falsi”, e ora possono trovare mille motivi per continuare questa guerra. Ma attenzione: non hanno bisogno di un cadavere per giustificare le loro azioni. Hanno dato il via ad una guerra senza un vero motivo, anzi: hanno parlato di finti attacchi subiti. Per guerre, attacchi, repressione possono usare qualsiasi motivo. E la morte di Dugyna è uno dei tanti, ma non il solo.

 

Il consigliere del presidente Zelensky, Alexander Rodnyansky, ospite a Tg Mondo, ha affermato che la morte di Dugina è un segno di destabilizzazione della Russia. È d’accordo?

Il concetto di stabilità è falso. Non c'è stabilità in Russia. Basta guardare ai rapporti ufficiali sui crimini.Putin dà stabilità? Solo propaganda. Questa guerra finirà solo quando la Russia smetterà di ricevere denaro dall’Europa. Ma anche quando le proprietà acquistate da ricchi oligarchi con denaro rubato dalla Russia saranno confiscate e i soldi restituiti all'Ucraina per ricostruire le città, distrutte dai russi.

 

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"Smettere di protestare? Mai, questo non è il momento in cui si può essere stanchi"

Dopo quasi dieci anni, proteste e processi, ha mai pensato di dire basta?

No. Anche perché credo che i grandi cambiamenti derivino da piccoli cambiamenti. Ogni protesta è importante, tutti i piccoli gesti, uniti, possono portare ad un grande cambiamento. Non credo sia il momento in cui si può essere stanchi. Vediamo tutti cosa sta succedendo: gli ucraini stanno soffrendo molto più di noi, non hanno una casa, i loro familiari sono in guerra. Credo sia molto triste, soprattutto in questo periodo, dire che si è stanchi: non è proprio corretto, è ingiusto.

Credo che molti non abbiano ben chiaro cosa stia accadendo ora in Ucraina: se vivi in Italia, in Germania o in altri paesi europei tutto sembra quasi lontano, ma non lo è. A poche migliaia di km è in corso un conflitto armato. Ecco, quello che vi chiedo è di non smettere di protestare, proprio come avete fatto sin dal primo giorno. Continuate a tenere alta l’attenzione su quello che sta succedendo!

 

Il sostegno all'Ucraina con "Riot Days"

Anche con “Riot Days”, al Teatro Arcimboldi di Milano l’11 settembre, cercherete di tenere alta l’attenzione su quello che sta succedendo in Ucraina…

Certo. Sono passati sei mesi dall'inizio della guerra e il nostro tour ha più obiettivi: il primo è far vedere che noi siamo quei russi che protestano da tempo contro Putin. E siamo contro la guerra iniziata da Putin. Ma anche raccogliere fondi per l’Ucraina: un’iniziativa concreta per aiutare un ospedale pediatrico, con sede a Kiev. Una struttura che cura i casi più difficili. Nell’ultima parte del tour abbiamo raccolto 30.000 euro e speriamo di continuare. Vogliamo anche rivolgere un appello all’Europa: smettete di sponsorizzare questa guerra, mettendo un embargo al gas russo e non dando soldi alla Russia. I cittadini non vedono questo denaro, che viene usato per attaccare un altro paese! Un embargo vero è l’unica soluzione.

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La possibilità di scegliere

Crede ancora in una Russia libera?

Io conosco un’altra Russia, dove si può protestare pacificamente. E dove non ci sono servizi di sicurezza, terroristi e assassini. Io voglio questa Russia.

 

Una Russia libera è una Russia senza Putin?

La Russia avrà una scelta per essere migliore: e poter scegliere è già molto.

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