Il proprietario di Tesla e miliardario, che sta combattendo una battaglia legale a seguito dei suoi tentativi falliti di acquistare il social, ha citato in giudizio il suo co-fondatore
Breve riassunto delle puntate precedenti: Musk conclude un accordo di compravendita della piattaforma di microblogging per un valore di 44 miliardi di dollari. Poche settimane dopo si ritira accusando Twitter di aver mentito sul numero di account fake e bot presenti sul social. Twitter gli fa causa e inizia un pernicioso iter legale. L'ultimo sviluppo: il team di avvocati di Musk ha chiesto documenti all’ex ad e co-fondatore di Twitter. Dorsey, infatti – che si è dimesso dal ruolo di Ceo l'anno scorso e ha lasciato il consiglio di amministrazione nel maggio di quest'anno – aveva annunciato il suo sostegno all'acquisizione di Twitter da parte di Musk per 44 miliardi di dollari in aprile. Secondo la richiesta ufficiale, l’ex Ceo dovrà produrre documenti e testimonianze relativamente agli account falsi, bot o spam presenti sulla piattaforma. Nello specifico, gli avvocati di Elon Musk chiedono informazioni e documenti riguardo le metriche utilizzate per misurare le attività quotidiane della piattaforma e in che modo queste metriche siano utilizzate state nella documentazione finanziaria. Twitter continua a sostenere di non aver mai mentito sul numero di account falsi, che ha dichiarato essere inferiore al 5%.
Al via il processo il17 ottobre
Ad aprile Dorsey aveva twittato: "In linea di principio, non credo che qualcuno debba possedere o gestire Twitter. Vuole essere un bene pubblico a livello di protocollo, non un'azienda. Tuttavia, per quanto riguarda il problema di essere un'azienda, Elon è l'unica soluzione di cui mi fido. Mi fido della sua missione di estendere la luce della coscienza". Musk ha, poi, cercato di ritirarsi dall'accordo senza pagare una commissione di 1 miliardo di dollari, citando l'incapacità di Twitter di fornire dettagli sulla prevalenza di account bot e spam. Di conseguenza Twitter gli ha fatto causa, accusandolo di aver sabotato la fusione perché non serviva più ai suoi interessi e chiedendogli di completare il processo. Il processo del 17 ottobre determinerà se Twitter potrà obbligare o meno Musk a proseguire con l’acquisto (la situazione, va detto, è piuttosto paradossale). Tutto dipenderà se i giudici valuteranno sufficientemente convincenti le supposizioni di Musk sugli account falsi e sulle presunte menzogne di Twitter. Al momento osservatori ed esperti nutrono molti dubbi sul fatto che le contestazioni dell'ad di Tesla abbiano una base solida.