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Ucraina, Parolin: "Non si può chiedere all'aggredito di rinunciare alle armi"

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©Ansa

Il cardinale segretario di Stato intervistato da Limes: "Non mi pare corretto chiedere all'aggredito di rinunciare alle armi e non chiederlo, prima ancora, a chi lo sta attaccando". E sul Pontefice dice: "Dire che il Papa è filorusso è una semplifcazione. Ha condannato la guerra dal primo istante con parole inequivocabili"

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Nella guerra tra Russia e Ucraina, come in tutti i conflitti, "il disarmo è l'unica risposta adeguata e risolutiva a tali problematiche, come sostiene il magistero della Chiesa". A dirlo è il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin in un'intervista rilasciata a Limes, dove ha invitato a rileggere l'enciclica Pacem in terris di san Giovanni XXIII: "Si tratta di un disarmo generale e sottoposto a controlli efficaci. In questo senso, non mi pare corretto chiedere all'aggredito di rinunciare alle armi e non chiederlo, prima ancora, a chi lo sta attaccando", sostiene Parolin. Le divisioni tra la Chiesa ortodossa ucraina e il Patriarcato di Mosca, a seguito della guerra, sono profonde ma "non so se sia appropriato parlare di uno 'scisma'. Di certo, la guerra in atto, che vede coinvolti popoli fratelli nella fede cristiana e che celebrano, in maggioranza, la stessa liturgia, rappresenta una ferita profonda e sanguinosa per il cristianesimo orientale e per tutti i cristiani. Anche in questo caso, è ancora presto per comprendere le conseguenze di quanto sta avvenendo, ma è certamente più sconvolgente e scandaloso che siano i cristiani, nel cuore dell'Europa, a essere protagonisti di tali tragiche vicende", ha affermato.

"Manca disponibilità a intavolare reali negoziati di pace"

Nella tragedia della guerra in Ucraina ancora non emerge una sincera volontà di intavolare un negoziato di pace da parte di entrambi le parti, è la constatazione che li segretario di Stato vaticano affida a Limes. "La voce del Papa, spesso, è vox clamantis in deserto ('una voce che grida nel deserto'). E' voce profetica, di lungimirante profezia. E' come un seme gettato, che ha bisogno di un terreno fertile per portare frutto", rileva. "Se gli attori principali del conflitto non prendono in considerazione le sue parole, purtroppo, non succede nulla, non si ottiene la fine dei combattimenti". "Pure oggi nella tragica vicenda ucraina, non sembra emergere al momento disponibilità a intavolare reali negoziati di pace e ad accettare l'offerta di una mediazione super partes", aggiunge il porporato.

"Dire che il Papa è filorusso? Una semplificazione"

Dire che il Papa è filorusso è una "semplificazione" che non tiene contro del fatto che "Papa Francesco ha condannato fin dal primo istante, con parole inequivocabili, l'aggressione russa dell'Ucraina, non ha mai messo sullo stesso piano aggressore e aggredito né è stato o apparso equidistante", chiarisce il cardinale Segretario di Stato vaticano. "Confesso che mi spaventa un po' questa semplificazione. Il papa è filorusso perché invoca la pace? Il papa è filorusso perché condanna la corsa al riarmo e l'impiego di ingenti somme per l'acquisto di nuove e sempre più potenti armi, invece di utilizzare le risorse disponibili per la lotta alla fame e alla sete nel mondo, la sanità, il welfare, l'educazione, la transizione ecologica? Il papa è filorusso perché invita a riflettere su ciò che ha portato a questi inquietanti e pericolosi sviluppi, ricordando che una convivenza fondata sulle alleanze militari e sugli interessi economici è una convivenza dai piedi di argilla? Il papa è filorusso perché chiede di applicare lo 'schema di pace' invece di perpetuare lo 'schema di guerra'?", chiede Parolin.

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