Nel suo discorso il presidente bielorusso tira in ballo tutti, Occidente, Kiev e Mosca. Secondo il principale alleato di Mosca, "dipende tutto dall'Ucraina, perché a questo punto la guerra potrebbe finire in condizioni migliori per loro". Il governo di Kiev, dice, "deve sedersi al tavolo dei negoziati e accettare di non minacciare mai la Russia", oltre a rinunciare ai territori ormai occupati da Mosca in Ucraina
Bisogna porre fine alla guerra per evitare "il precipizio della guerra nucleare". Queste le parole del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che nel suo discorso sulla guerra in Ucraina tira in ballo tutti: Occidente, Kiev e Mosca. Secondo il principale alleato di Mosca, in ogni caso "dipende tutto dall'Ucraina, perché a questo punto la guerra potrebbe finire in condizioni migliori per loro". Quindi, il governo di Kiev "deve sedersi al tavolo dei negoziati e accettare di non minacciare mai la Russia", secondo Lukashenko (UCRAINA, TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE)
Lukashenko: dobbiamo raggiungere un accordo
"Dobbiamo fermarci, raggiungere un accordo, porre fine a questo caos", ha spiegato Lukashenko. "Fermiamoci e poi scopriremo come continuare a vivere. Non c'è bisogno di andare oltre. Più lontano c'è l'abisso della guerra nucleare. Non c'è bisogno di andarci". Lukashenko ha accusato l'Occidente di cercare un conflitto con la Russia e di aver provocato la guerra in Ucraina. Il conflitto, dice, si sarebbe potuto evitare se gli occidentali avessero dato a Putin "le garanzie di sicurezza" che chiedeva. Il leader bielorusso ha poi esortato le autorità di Kiev a "sedersi al tavolo dei negoziati e ad accettare che non minacceranno mai la Russia", accettando la perdita delle regioni occupate dalla Russia nell'Ucraina orientale e meridionale. "Questo non è più in discussione", ha detto. Il presidente Lukashenko, pur senza entrare direttamente nel conflitto, ha permesso ai russi di utilizzare il territorio bielorusso per attaccare l'Ucraina. Ma secondo gli analisti è consapevole che la maggioranza della sua popolazione è contraria all'invio di truppe al fianco di Mosca.