Lo ha deciso la Chambre de l'Instruction della Corte d'Appello di Parigi. Si tratta di otto uomini e due donne, arrestati lo scorso anno nell’ambito dell’operazione "Ombre rosse": Giorgio Pietrostefani, Enzo Calvitti, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin. La decisione può essere impugnata dalla procura generale francese. Il legale che rappresenta l'Italia: "Vediamo se sarà fatto ricorso in Cassazione"
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La Francia ha negato l’estradizione dei 10 ex terroristi rossi italiani che vivono ormai da 40 anni nel Paese. Lo ha deciso la Chambre de l'Instruction della Corte d'Appello di Parigi. I 10 erano stati arrestati nell'ambito dell'operazione "Ombre rosse" nell'aprile 2021. Tra loro anche l'ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, condannato in Italia come uno dei mandanti dell'omicidio del commissario Calabresi. Fonti del Nazareno hanno espresso “delusione”, parlando di una “decisione grave" che non rispetta né la sofferenza dei familiari delle vittime del terrorismo né la loro memoria. La decisione della Corte d'Appello di Parigi, ha spiegato il suo presidente, è stata motivata dal rispetto della vita privata e familiare e dal rispetto del giudizio di contumacia, previsto dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Per Irène Terrel, legale di alcuni degli ex terroristi, la sentenza è andata ad applicare "i principi superiori del diritto". Si conosceranno nei prossimi giorni le motivazioni. La decisione, secondo quanto si apprende, può essere impugnata dalla procura generale francese. "Aspettiamo di vedere se la procura farà appello in Cassazione", ha detto William Julié, l'avvocato che rappresentava l'Italia. Alla lettura della decisione, un gruppo di cittadini italiani, guidato dal deputato leghista Daniele Belotti, ha gridato "assassini!'. I protagonisti della vicenda giudiziaria e i famigliari presenti in aula si sono invece lasciati andare a grida di gioia, lacrime e abbracci.
Telefonata tra i ministri della Giustizia
E nel giorno della decisione della Corte d'appello che ha negato l'estradizione in Italia dei dieci ex terroristi, il ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti ha chiamato la sua omologa italiana Marta Cartabia per ribadire - da parte francese - il rapporto di reciproca fiducia. Tra i due, riporta l’Ansa, c'è un buon rapporto. E un loro colloquio, più di un anno fa, fu all'origine della svolta che portò il governo francese alla storica decisione di inoltrare le richieste di estradizione ai giudici, superando un blocco politico che durava da decenni.
Chi sono i 10 ex terroristi
I dieci ex terroristi sono: Giorgio Pietrostefani, Enzo Calvitti, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin.
Le condanne
Pietrostefani, 78 anni, tra i fondatori di Lotta Continua, in Italia è stato condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell'omicidio Calabresi. Secondo quanto si apprende, è l’unico che non si trovava davanti ai giudici francesi al momento della pronuncia per condizioni di salute. Enzo Calvitti, 67 anni, ex Br, fu condannato in contumacia a 18 anni di carcere per associazione a scopi terroristici e banda armata. L’ergastolo è invece la pena decisa per Narciso Manenti, 64 anni, arredatore e gestore di una società di comunicazione. È stato membro dei "Nuclei armati per il contropotere territoriale". La condanna arrivò nel 1983, in relazione all'omicidio dell'appuntato Giuseppe Gurrieri. Giovanni Alimonti ha 66 anni e nel 1992 per lui è arrivata la sentenza di condanna a 19 anni di carcere per il tentato omicidio del poliziotto Nicola Simone. Tra le due donne coinvolte nel processo c’è l’ex Br Roberta Cappelli, 66 anni, che dovrebbe scontare l’ergastolo in isolamento per essere stata ritenuta colpevole di tre omicidi, tutti avvenuti a Roma: quello del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, ucciso il 31 dicembre 1980, quello dell'agente di polizia Michele Granato (9 settembre 1979) e quello del vice-questore Sebastiano Vinci (19 giugno 1981). C’è poi Marina Petrella, 67 anni, ex Br, come Cappelli condannata in merito all’omicidio di Galvaligi e all’attentato a Simone, oltre che per il sequestro del giudice Giovanni D'Urso e dell'assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo, nel quale furono uccisi due membri della scorta. Nessuna estradizione neanche per Sergio Tornaghi, 63 anni, anche lui ex Br condannato all’ergastolo per vari reati, tra cui l'omicidio di Renato Briano, direttore generale della "Ercole Marelli". Maurizio Di Marzio, 60 anni, nell’aprile 2021 riuscì a sfuggire alle forze dell’ordine, per essere poi arrestato in seguito. È ora al centro di una diatriba sulla prescrizione. Dovrebbe scontare in Italia un residuo di pena a 5 anni e 9 mesi di carcere per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina. Di Marzio gestisce a Parigi da molti anni un noto ristorante, il "Baraonda". Raffaele Ventura, 70 anni, ex Formazioni Comuniste Combattenti, dovrebbe invece scontare 20 anni di carcere per concorso morale nell'omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione della sinistra extraparlamentare a Milano. Anche Luigi Bergamin, 72 anni, ex membro dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo), è al centro di una battaglia legale per la prescrizione. Deve scontare una pena a 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell'omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti.
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La dottrina Mitterrand
A cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80, molti ex terroristi italiani, soprattutto rossi, si riversarono in Francia. Il motivo è la protezione giuridica derivata da quella che viene definita dottrina Mitterrand, consuetudine applicata dal presidente socialista François Mitterrand in base alla quale cittadini italiani coinvolti nella violenza politica sarebbero potuti restare in Francia e non essere estradati, a patto di non essere stati condannati in via definitiva per fatti di sangue e di non avere più legami con la lotta armata. La dottrina non si basa su norme scritte ma sui principi orali elaborati da Louis Joinet, magistrato e consigliere per la giustizia e i diritti umani del premier Pierre Mauroy. L'Italia non ha mai smesso di chiedere l'estradizione di ex terroristi condannati dai giudici nazionali.