Voluta dal presidente socialista francese nel 1981, appena eletto, fu una prassi secondo la quale cittadini italiani coinvolti nella violenza politica sarebbero potuti restare in Francia e non essere estradati, anche a chi era stato condannato, a patto di non esserlo stati in via definitiva per fatti di sangue e di non avere più legami con la lotta armata
Da oggi, con l'arresto di 7 ex terroristi rossi, la Francia non dà più protezione a chi, coinvolto nella lotta armata durante gli "anni di piombo" in Italia, cercò rifugio Oltralpe. È in pratica la fine della cosiddetta dottrina Mitterrand, la consuetudine che il presidente socialista francese volle instaurare appena eletto, nel 1981, nonostante l'Eliseo parli di una decisione non in contrasto con essa. Fu una prassi secondo la quale cittadini italiani coinvolti nella violenza politica sarebbero potuti restare in Francia e non essere estradati a patto di non essere stati condannati in via definitiva per fatti di sangue e di non avere più legami con la lotta armata. A fuggire dal clima di guerra civile in cui era precipitata l'Italia negli "anni di piombo," dai maxiprocessi, dalle leggi speciali, dalle condanne a volte in contumacia, furono centinaia di persone. Ecco in cosa consisteva la dottrina Mitterrand.
L’origine della dottrina
All’epoca si parlò di almeno un migliaio di persone che trovarono rifugio in Francia, dove c'erano già altri compagni di lotta armata che avevano costruito un rifugio, una rete di protezione. Mitterrand, primo presidente socialista della Quinta Repubblica, promise di non estradare nessuno che volesse rifarsi una vita e garantisse di aver rotto i ponti con la lotta armata. Lasciò a Louis Joinet, magistrato e consigliere per la giustizia e i diritti umani del premier Pierre Mauroy, il compito di formulare i principi - tutti orali - dell'intesa di cui Mitterrand stesso aveva parlato con Bettino Craxi, che diventerà premier nel 1983.
Le condizioni per non essere estradati
Un accordo tacito avrebbe consentito di restare in Francia e non essere estradato anche a chi fosse stato condannato nel suo Paese. Le condizioni erano abbandonare la clandestinità e inserirsi con un lavoro normale alla luce del sole in Francia, non avvicinarsi lì alla lotta armata e non essere stati condannati in via definitiva per fatti di sangue. Su queste condizioni rimase però un alone di incertezza, anche perché era di pubblico dominio che la Francia di allora non aveva fiducia nella giustizia italiana e nei processi di quegli anni. Nel 1985, durante la visita di Bettino Craxi a Parigi, Mitterrand ripeté che il suo scudo escludeva i "fatti di sangue". Ma due mesi dopo, al Congresso della Lega per i diritti umani, il presidente socialista non vi si soffermò più: "Questi italiani in Francia hanno rotto i ponti con la macchina infernale in cui erano coinvolti, lo proclamano, hanno cominciato una seconda fase della loro vita, si sono inseriti nella società francese, spesso si sono sposati, hanno fondato una famiglia, trovato un lavoro. Ho detto al governo italiano che questi 300 italiani sono al riparo da qualsiasi estradizione".
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Le richieste di estradizione dell’Italia
L'Italia non smise mai di presentare richieste di estradizione: 5 nel 1981, 76 nel 1982, 110 nel 1984, 38 nel 1985, 30 nel 1986. Nessuna fu mai accettata. Nel marzo 1998 l'allora premier socialista Lionel Jospin confermò la protezione per i fuoriusciti italiani. Si aprì però, nel 2002, la prima crepa con l'estradizione di Paolo Persichetti, scrittore, saggista e docente universitario a Parigi. La spiegazione fu che un pentito aveva affermato che fu lui a sparare al generale Licio Giorgeri, anche se la sua condanna era stata soltanto "concorso morale in omicidio". Due anni dopo toccò a Cesare Battisti, che però riuscì a fuggire in Brasile prima del decreto di estradizione; quindi nel 2007 a Marina Petrella, arrestata oggi. In quest'ultimo caso l'estradizione fu bloccata da Nicolas Sarkozy per motivi di salute. "Non c'era nessuna dottrina - spiega oggi Oreste Scalzone, ex leader di Potere Operaio, punto di riferimento della colonia di rifugiati italiani - era una politica. Mitterrand voleva evitare che migliaia di persone confluissero in Francia dall'Italia e andassero a finire in Action Directe, una formazione di estrema sinistra francese simile alle Br anche se meno numerosa. Era una politica con la quale Mitterrand riuscì ad evitare che in Francia si creasse una situazione analoga a quella italiana.