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Mali, rapiti due di italiani originari di Potenza con il figlio e un cittadino togolese

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I quattro sono stati sequestrati ieri sera a Sinzina, nel distretto di Koutiala (nel sud del Paese), da un "gruppo armato". La Farnesina ha confermato il sequestro e ha chiesto il massimo riserbo 

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Tre italiani, due adulti e il loro bambino, originari di Potenza, e un cittadino del Togo sono stati sequestrati in Mali da "uomini armati". Lo riferiscono fonti locali citate da France Presse e Al Jazeera. I quattro sono stati rapiti ieri sera a Sinzina, nel distretto di Koutiala, nel sud del Paese. Il gruppo, secondo le prime informazioni, potrebbe appartenere ai Testimoni di Geova. Una fonte di sicurezza maliana, che ha preferito restare anonima, ha confermato l'avvenuto all'Afp: "Uomini armati hanno operato il sequestro di tre cittadini italiani e un cittadino togolese la notte scorsa. Facciamo tutto il possibile per ottenerne la liberazione".  La Farnesina ha confermato il sequestro in una nota in cui si legge che "l'Unità di Crisi sta profondendo ogni sforzo - in coordinamento con le competenti articolazioni dello Stato - per una soluzione positiva del caso. A tal fine, il Ministero degli Esteri ribadisce, d'intesa con i famigliari, l'esigenza di mantenere il massimo riserbo". 

Italiani vivevano in Mali da anni

Secondo alcune fonti dell'agenzia AdnKronos, la famiglia italiana viveva in Mali da diversi anni con un gruppo di testimoni di Geova ma non era iscritta all'Aire, l'Anagrafe italiani residenti all'estero. Molto probabilmente, secondo le fonti, si sentivano al sicuro nonostante risiedessero in un'area molto pericolosa e nonostante usassero nomi locali. Ora è caccia alla Toyota usata dai quattro rapitori che, stando alle prime ricostruzioni, appartengono al gruppo terroristico Jnim, noto come Fronte di appoggio all'Islam e ai Musulmani, un'organizzazione militare e terrorista di ideologia salafita jihadista. 

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La famiglia non era in missione per conto dei Testimoni di Geova

L'Associazione dei Testimoni di Geova del Senegal, competente anche per il Mali, ha dichiarato che la coppia di italiani rapiti nel Paese africano assieme al loro bambino non erano sul posto per conto del movimento religioso. "Attualmente non abbiamo alcun missionario, alcun religioso, Testimone di Geova in Mali", ha detto per telefono all'agenzia Ansa un portavoce dell'Associazione da Dakar. Ovviamente, ha specificato, "esistono persone che sono testimoni di Geova in Mali come in molte altre parti del mondo, ma che noi non conosciamo personalmente; come ci sono molti cattolici sulla terra. Non conosciamo i nomi e le nazionalità di ciascuno". In ogni caso, conclude il portavoce, "ci stiamo informando per sapere chi siano queste persone", anche se "al momento non abbiamo informazioni ufficiali da condividere".

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Area fortemente destabilizzata

Dal 2012 il Mali è teatro di attacchi compiuti da gruppi jihadisti legati ad Al-Qaeda e all'Isis, oltre che di violenze di ogni tipo perpetrate da milizie e banditi che si proclamano formazioni di autodifesa. Questa violenza, iniziata nel nord nel 2012, si è estesa al centro, poi al vicino Burkina Faso e al Niger causando migliaia di morti tra civili e militari e centinaia di migliaia di sfollati, nonostante il dispiegamento di forze Onu, francesi e africane.

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Il giornalista francese rapito nel 2021

Un giornalista freelance francese di 47 anni che vive e lavora in Mali dal 2015, Olivier Dubois, è stato rapito nel Paese più di un anno fa. Era stato lui stesso ad annunciare il proprio sequestro in un video trasmesso sui social network il 5 maggio 2021: aveva spiegato di essere stato rapito l'8 aprile a Gao (nord) dal Gruppo di supporto per l'Islam e i musulmani (Gsim o Jnim), la principale alleanza jihadista del Sahel, legata ad Al-Qaeda e guidata dal leader tuareg maliano Iyad Ag Ghaly. Il 13 marzo scorso era circolato sui social un video che mostra un uomo che sembra essere il giornalista francese e che si rivolge ai suoi parenti e al governo di Parigi. 

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