Il racconto del nostro inviato Jacopo Arbarello dalla città che prova a convivere con il conflitto
L'arrivo nel centro di Leopoli è straniante per chi pensa all'Ucraina come a un paese in guerra. Bambini con il gelato in mano e palloncini comprati dai genitori, struscio per lo shopping nelle vie commerciali, suonatori nelle piazze ad intrattenere la folla, ristoranti e bar affollati con tavolini all'aperto, musica e cocktail sul tavolo. Siamo ad oltra 1.000 chilometri dal fronte e questa città, solo marginalmente colpita di bombardamenti, in questi due mesi ha fatto da retroguardia alla resistenza dell'esercito ucraino. Accogliendo 250 mila profughi, ma vedendone passare milioni alla stazione in direzione della Polonia, e raccogliendo tutti gli aiuti umanitari in arrivo dall'Europa. Ma adesso la vita deve andare avanti, nonostante la guerra. E poi qui sono 8 anni che si combatte sul fronte est, gli ucraini sono ormai abituati ad avere il conflitto in casa. L'invasione russa del 24 febbraio ha comunque sconvolto il paese, e in Galizia, la regione di Leopoli, i cittadini sono tutti schierati a supporto dell'esercito. In una regione che è stata la culla del nazionalismo ucraino, che qui è cresciuto e si è sviluppato, adesso il patriottismo è ai suoi apici, lo si percepisce nell'infinità di bandiere gialle e blu dell'Ucraina (blu come il cielo e giallo come i campi di grano) e dai tanti soldati che comunque si aggirano per le strade, armati e no. Nel mercatino turistico che ha riaperto i battenti il merchandising di guerra va a ruba, e tra tutti il prodotto più venduto è la carta igienica con la faccia di Putin (GUERRA IN UCRAINA, LO SPECIALE DI SKY TG24 - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE).