Ucraina, battaglione Azov dall’acciaieria: “A Mariupol 25mila morti. Non ci arrendiamo”

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Parlano i leader del gruppo militare che continua a difendere l’impianto siderurgico da settimane sotto pesanti bombardamenti: “Combatteremo fino alla fine. Siamo consapevoli che potremmo morire in qualsiasi momento”. Nessuna conferma sull’avvenuta evacuazione di tutti i civili

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I soldati del battaglione Azov, ancora impegnati a difendere l’acciaieria Azovstal di Mariupol, hanno fatto sapere: “Combatteremo fino alla fine”. Ad annunciarlo è stato il comandante del gruppo militare, Denis 'Radis' Prokopenko, durante una conferenza stampa online dalla struttura da settimane assediata dai russi. Prokopenko ha detto che sono “più di 25mila le persone che sono morte a Mariupol, in gran parte civili” e ha chiarito che “la resa per noi è inaccettabile, ci ucciderebbero comunque”. Non è arrivata nessuna conferma sull’avvenuta evacuazione di tutti i civili intrappolati dentro l’acciaieria, mentre il battaglione ha fatto sapere che “abbiamo ancora provviste, armi, ma tutte le nostre scorte sono limitate, non ne abbiamo ricevute di nuove. Abbiamo ancora acqua, munizioni, armi personali” (IL CONFLITTO IN DIRETTA - LO SPECIALE).

“Combatteremo fino alla fine, non si negozia con gli animali”

"Ci sono molti militari feriti da evacuare" da Azovstal a Mariupol "ma combatteremo fino alla fine”, ha assicurato il comandante del battaglione Azov, Denis 'Radis' Prokopenko. "La resa per noi è inaccettabile", anche perché "non avremmo grandi possibilità di sopravvivere se venissimo catturati. I nemici vogliono distruggere gli ucraini, per noi è chiarissimo", ha aggiunto. "Ora i nostri politici stanno provando a negoziare con quegli animali. Ma non ricordano cosa hanno fatto? Non possiamo parlare con questa gente. Il nostro obiettivo è eliminare la minaccia. Qui stiamo difendendo il mondo libero. Non stiamo difendendo solo l'Ucraina, ma anche il mondo libero”.

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“A Mariupol 25mila morti, in gran parte civili”

Prokopenko ha detto che sono “più di 25mila le persone che sono morte a Mariupol, in gran parte civili”. Sulle evacuazioni tentate e in parte realizzate dall’acciaieria, il comandante del battaglio Azov ha aggiunto che “non possiamo confermare che tutti i civili siano stati evacuati”. Sulle accuse da parte russa di usare la popolazione come scudo, Prokopenko ha risposto che “se si comincia a seguire la loro prospettiva, tutto questo diventa logico, ma pensiamo alla prospettiva dei civili che vedono i bombardamenti indiscriminati sulla città. Trovano rifugio solo qui. Questo doveva essere solo un campo di battaglia, senza civili. Per noi è stato scomodo avere civili accanto a noi ma dovevamo proteggerli, abbiamo provato ad allontanarli dalle posizioni militari, il più possibile", ha aggiunto. "La situazione è chiara adesso per tutti, la propaganda russa funziona bene ma solo per i russi", ha sottolineato.

“Non sprecate il nostro sacrificio”

Sulle condizioni attuali all’interno dell’acciaieria, il comandate del battaglione Azov si è detto consapevole che “potremmo morire in qualsiasi momento, stiamo provando a vivere con onore. I nostri contatti con il mondo esterno potrebbero essere sempre gli ultimi. Siamo accerchiati, non possiamo andare via, in nessuna direzione. Abbiamo rinunciato alle priorità della difesa personale. Non sprecate i nostri sforzi perché stiamo difendendo il mondo libero a un prezzo molto alto". Prokopenko ha fatto sapere anche che dentro la struttura i militari hanno “ancora provviste, armi, ma tutte le nostre scorte sono limitate, non ne abbiamo ricevute di nuove. Abbiamo ancora acqua, munizioni, armi personali".

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“Le sanzioni non bastano”

Nel corso della conferenza stampa c’è stato tempo anche per discutere della situazione generale della guerra in Ucraina: "Le sanzioni non sono efficaci e gli aiuti militari non sono sufficienti”, ha detto il vicecomandante del battaglione Azov, Svyatoslav Kalina Palamar. "Non ne so molto di aiuti economici, lavoro nell'esercito, il mio lavoro è eliminare la minacce. Servono armi, munizioni, più addestramenti, più aiuti a livello logistico", ha aggiunto. "Possiamo sempre fare meglio, anche per l'Europa, perché l'Ucraina è lo scudo d'Europa. Negli ultimi due mesi e mezzo abbiamo dimostrato che possiamo fare cose impossibili. Il nostro obiettivo è difendere la vita delle persone. Ora voi governi fate il vostro dovere, insegnate agli altri a fare cose impossibili". Palamar ha poi aggiunto che la loro è “l'unica esperienza del mondo, abbiamo lottato contro un nemico superiore, molto più forte di noi. Ora noi dobbiamo difendere il Paese, non esportare la guerra ma aiutare gli altri a difendersi”.

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