"Non abbiamo più visto la luce del sole, avevamo paura", ha raccontato alla Bbc una donna liberata ieri dall'acciaieria di Mariupol. Nella fabbrica si trovano ancora 100 civili tra cui 20 bambini
"Non ci posso credere. Due mesi di buio". Sono le parole di Natalia Usmanova alla Bcc (VIDEO) dopo l’evacuazione dall'acciaieria Azovstal di Mariupol (IL LIVEBLOG SULLA GUERRA - LO SPECIALE). La donna è tra i 100 civili che ieri hanno finalmente potuto lasciare la fabbrica assediata dalle forze russe. "Non abbiamo più visto la luce del sole, avevamo paura", ha raccontato ai reporter nel villaggio di Benzimenne, nell'Ucraina orientale sotto il controllo russo.
"Siamo andati lì per salvarci"
"Quando siamo saliti sul bus (per l'evacuazione) ho detto a mio marito: non dovremo più andare al bagno con una torcia elettrica?", racconta ancora Natalia emozionata e incredula: "E non dover usare un sacchetto o un cestino come bagno e una torcia". "Siamo andati lì (alla Azovstal) per una nostra libera scelta, come i lavoratori della fabbrica, per salvarci. Quando abbiamo capito che stavano arrivando sempre più vicino a noi e siamo diventati sempre più spaventati, abbiamo cercato di andarcene. Sapevamo dei corridoi umanitari e delle evacuazioni. Ma non ci siamo riusciti", prosegue.
"Ho pensato che non sarei sopravvissuta ai bombardamenti"
"Quando sono iniziati i bombardamenti ho pensato che il mio cuore si sarebbe fermato e non sarei sopravvissuta. I bombardamenti erano così forti e iniziavano a colpire vicino a noi" dice la donna. "All'uscita del rifugio antiaereo, in cima ad una scala non si riusciva a respirare perché non c'era abbastanza ossigeno. Avevo paura anche di uscire e respirare un po' di aria fresca. Avevo paura anche a tirare fuori il naso".