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Guerra in Ucraina, Abramovich mediatore per volere diretto di Putin

Mondo

Tiziana Prezzo

Il Financial Times rivela che l’oligarca proprietario della squadra di calcio del Chelsea, avrebbe ricevuto, nelle prime fasi del conflitto, non solo l’endorsement del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma anche direttamente del Cremlino

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LONDRA - Nel 2003, in un’intervista al Financial Times, il magnate dell’acciaio russo, Roman Abramovich, aveva negato di essere nella ristretta cerchia di uomini fidati del presidente Vladimir Putin. Eppure l’inquilino del Cremlino una certa fiducia nell’ancora padrone del Chelsea Football Club la deve avere, se lo stesso quotidiano inglese rivela oggi che sarebbe stato proprio Putin in persona a dare il via libera, all’inizio del conflitto in Ucraina, al ruolo di mediatore ad Abramovich (che da parte materna ha origini ucraine).  (GUERRA IN UCRAINA: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE DI SKY TG24). 

 

L’incontro con l’emissario di Kiev

Secondo quanto riporta il Financial Times, l’oligarca avrebbe incontrato a fine febbraio un funzionario di Kiev, molto vicino al presidente Volodymyr Zelensky, subito dopo la luce verde del Cremlino, per avviare i colloqui tra le due parti. L’Occidente ha sempre guardato con sospetto alla possibile azione di mediazione di Abramovich, ritenendola un disperato tentativo di evitare le misure che nelle ultime settimane hanno portato, prima nel Regno Unito e poi negli Usa e in Europa, al congelamento di tutti i suoi asset - compreso il suo immenso patrimonio immobiliare - al blocco della vendita del club londinese e alla ricerca frenetica di un porto franco per i suoi yacht e jet privati, onde evitare il sequestro.  Finora si era sempre e solo saputo che a ritenerlo un mediatore utile era stato Zelensky (che per questo aveva chiesto di non sanzionarlo).

 

I viaggi a Istanbul e Mosca

Erano stati poi registrati i suoi spostamenti da Israele (dove ha la cittadinanza), a Istanbul e poi Mosca, dove avrebbe incontrato, tra gli altri, anche l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder (che da tempo fa affari nel settore energetico in Russia). Nella mattinata di giovedì, il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, si era limitato a confermare il suo coinvolgimento nelle trattative, senza però chiamare direttamente in causa il presidente. Abramovich, sempre secondo Peskov, avrebbe però avuto un ruolo solo nelle fasi iniziali dei negoziati.

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