Il premier a Montecitorio per le comunicazioni sul prossimo Consiglio europeo, che avrà al centro dei lavori la guerra in Ucraina. “Dobbiamo difendere pace e democrazia, l’Italia lavora con determinazione contro la guerra. Lo sforzo diplomatico dipende dalla volontà di Mosca”, ha detto. Ok finale della Camera a risoluzione maggioranza
“Siamo determinati a sostenere l’Ucraina”. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha esordito così nell'Aula della Camera nelle sue comunicazioni sul prossimo Consiglio europeo, che ha al centro dei lavori la guerra in Ucraina (LO SPECIALE SULLA GUERRA - GLI AGGIORNAMENTI - I VIDEO E REPORTAGE DI SKY TG24). “Dobbiamo difendere pace e democrazia, l’Italia lavora con determinazione contro la guerra. Lo sforzo diplomatico dipende dalla volontà di Mosca, no a scontro di civiltà con la Russia”, ha detto il premier. Al termine del discorso di Draghi si è tenuto un dibattito e poi l'Aula della Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni. Il testo è stato approvato con votazioni per parti separate. Nel pomeriggio Draghi tiene comunicazioni sullo stesso argomento in Senato.
Il discorso integrale di Draghi
Signor Presidente, Onorevoli Deputate e Deputati, il Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo si aprirà con l’incontro con il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Sarà preceduto da un Vertice Nato straordinario e da un Vertice G7, che si terranno sempre a Bruxelles. In queste sedi, la comunità euroatlantica intende ribadire la sua unità e determinazione nel sostegno all’Ucraina. Un impegno comune per tutelare la pace, la sicurezza, la democrazia - che l’Italia ha riaffermato ieri in quest’aula alla presenza del Presidente Zelensky. Il Consiglio europeo avviene a un mese esatto dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, cominciata il 24 febbraio. Da allora, secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, sono state registrate 2.510 vittime civili - con 953 persone uccise, tra cui 78 bambini, e oltre 1.500 feriti. Sono purtroppo numeri provvisori, che sottostimano fortemente i morti e i feriti, e che continuano a crescere. Davanti agli orrori della guerra, l’Italia lavora con determinazione, insieme a tutta la comunità internazionale, per la cessazione delle ostilità. Siamo impegnati, insieme ai nostri partner europei, per realizzare delle tregue umanitarie localizzate per organizzare evacuazioni e portare beni di prima necessità. La nostra volontà di pace si scontra però con quella del Presidente Putin, che non mostra interesse ad arrivare a una tregua che permetta ai negoziati di procedere con successo. Il suo disegno appare piuttosto quello di guadagnare terreno dal punto di vista militare, anche ricorrendo a bombardamenti a tappeto come quelli a cui assistiamo a Mariupol. Per questo, la comunità internazionale ha adottato sanzioni sempre più dure nei confronti della Russia. Lo sforzo diplomatico potrà avere successo solo quando lo vorrà realmente anche Mosca. Non dobbiamo però commettere l’errore di avallare una contrapposizione tra Occidente e Russia e alimentare così uno scontro di civiltà. Molti cittadini russi si sono schierati contro la guerra del Presidente Putin e protestano, mettendo a rischio la propria incolumità. A loro va l’amicizia e la solidarietà di tutto il Governo e mia personale. Il Consiglio europeo riaffermerà anche il sostegno al percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione europea. Questo processo ha tempi lunghi, necessari a permettere un’integrazione reale e funzionante. Ma, come ho ribadito anche ieri in Parlamento, l’Italia è al fianco dell’Ucraina in questo processo. L’UE ha già attivato la procedura, ma in questo momento è importante mandare a Kiev un ulteriore segnale di incoraggiamento. Lo sforzo diplomatico deve coinvolgere anche altri Paesi. In particolare, la Cina ricopre un ruolo di grande influenza nelle dinamiche geopolitiche e di sicurezza globali. È fondamentale che l’Unione Europea sia compatta nel mantenere aperti spazi di dialogo con Pechino, perché contribuisca in modo costruttivo allo sforzo internazionale di mediazione. Il Vertice Ue-Cina del prossimo 1° aprile sarà un’occasione per sottolineare la nostra posizione. Dobbiamo ribadire la nostra aspettativa che Pechino si astenga da azioni di supporto a Mosca e partecipi attivamente e con autorevolezza allo sforzo di pace. Questo messaggio è emerso anche durante il lungo confronto telefonico tra il Presidente Biden e il Presidente Xi Jinping il 18 marzo e negli sforzi diplomatici che lo hanno preceduto. Mi riferisco in particolare all’incontro tra il Consigliere per la sicurezza americano, Jake Sullivan, e il Direttore dell’Ufficio della Commissione Affari Esteri cinese, Yang Jiechi, avvenuto a Roma la settimana scorsa. Allo stesso tempo, dobbiamo seguire con attenzione quanto accade nei Balcani occidentali, per prevenire possibili azioni destabilizzatrici di Mosca. Nel Consiglio discuteremo della prolungata crisi politica in Bosnia-Erzegovina. Siamo impegnati per disinnescare le provocazioni secessioniste della Republika Srpska e per far rientrare la crisi politica e istituzionale che paralizza il Paese dallo scorso luglio. È fondamentale che la Bosnia-Erzegovina riprenda la strada delle riforme per avvicinarsi all’Unione europea. Il nostro obiettivo è assicurare l’organizzazione delle elezioni politiche in autunno, per evitare ulteriore incertezza nel Paese. La crisi in Ucraina ha generato un massiccio flusso di profughi, che attualmente conta oltre tre milioni e 850mila persone. Di fronte all’aumento quotidiano del numero di rifugiati sono essenziali un coordinamento europeo e un impegno finanziario adeguato. L’Unione europea deve garantire una puntuale attuazione negli Stati membri della direttiva per la Protezione Temporanea, approvata per la prima volta nella nostra storia. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha proposto ieri di utilizzare i fondi europei con la massima flessibilità a sostegno di chi scappa dalla guerra in Ucraina, e di stanziare altri 3 miliardi di euro a favore degli Stati membri coinvolti nell’accoglienza. L’Italia appoggia con convinzione la posizione della Commissione e continua a fare la sua parte con determinazione, altruismo, solidarietà. Nel Consiglio dei Ministri della settimana scorsa abbiamo approvato nuovi fondi per l’accoglienza, per un totale di 428 milioni di euro. La generosità mostrata in questi giorni dagli italiani è davvero straordinaria. Voglio ringraziare ancora una volta la Protezione civile, le Regioni, i Comuni, il terzo settore e gli enti religiosi per il loro incessante impegno. Il Consiglio europeo si confronterà anche sull’aumento dei prezzi dell’energia. Dopo i picchi raggiunti due settimane fa, i prezzi del gas e dell’energia elettrica sono scesi nuovamente. Il prezzo spot del gas sul mercato europeo oggi è dimezzato rispetto alle punte di circa 200€/MWh raggiunte l’8 marzo. Sono però prezzi ancora molto alti rispetto ai livelli storici, più di 5 volte quelli di un anno fa. La volatilità dei mercati energetici ha inciso anche sui prezzi ai distributori, che all’inizio del mese in Italia hanno superato i 2 euro al litro. Secondo la Commissione europea, l’andamento dei prezzi italiani è in linea con quelli del resto dell’Europa. Lunedì 14 marzo, il diesel costava 2,31€ in Germania, 2,14€ in Francia e 2,15€ in Italia. Nel nostro caso, rappresenta un aumento del 40% per la benzina e del 50% per il diesel rispetto a un anno fa. Venerdì scorso, il Governo è intervenuto per difendere il potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto quelle più vulnerabili, e aiutare le imprese a sostenere i costi di produzione. Abbiamo deciso di ridurre le accise sulla benzina e sul gasolio di 25 centesimi al litro per un mese, abbattendo così gran parte degli aumenti registrati nelle ultime settimane. Creiamo dei fondi per sostenere i settori dell’agricoltura, della pesca, dell’autotrasporto, che sono stati particolarmente colpiti dalla crisi. Con le nuove misure, il numero di famiglie che ha accesso ai bonus sociali per elettricità e gas - ed è così protetto dai rincari delle bollette - passa da 4 a 5,2 milioni. Le imprese potranno rateizzare le bollette, uno strumento già a disposizione delle famiglie. Istituiamo nuovi crediti d’imposta per le imprese sul costo dell’energia e del gas e rafforziamo quelli esistenti. Ampliamo i poteri dell’Autorità di Regolazione Energia, Reti e Ambiente e del Garante per la Sorveglianza dei prezzi, perché possano monitorare meglio le variazioni sui mercati energetici. Infine, rifinanziamo la cassa integrazione per le aziende in difficoltà. Il pacchetto ammonta in totale a circa 4 miliardi, ed è finanziato in gran parte grazie alla tassazione dei profitti in eccesso maturati in questi mesi dai produttori del settore energetico. In questa crisi, ognuno deve fare la propria parte. Il Governo è consapevole della necessità di ulteriori interventi, ma la risposta a difesa di consumatori e imprese deve essere europea. Dobbiamo arrivare a una gestione davvero comune del mercato dell’energia. È auspicabile un coordinamento tra Commissione e Stati membri sulla diversificazione degli approvvigionamenti di gas, soprattutto di gas liquido. Serve un approccio condiviso sugli acquisti e sugli stoccaggi, per rafforzare il nostro potere contrattuale verso i Paesi fornitori e tutelarci a vicenda in caso di shock isolati. La creazione di un tetto europeo ai prezzi del gas è al centro di un confronto che abbiamo avviato con la Presidente von der Leyen. Vogliamo poi spezzare il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità, che è in parte prodotta da fonti alternative, il cui prezzo non ha molto a che vedere con quello del gas. È essenziale puntare in modo deciso sull’energia rinnovabile e dare un ruolo centrale alla sponda sud del Mediterraneo. Su tutti questi fronti, auspico che il Consiglio europeo prenda decisioni ambiziose che possano essere rapidamente operative. Come abbiamo concordato al Consiglio europeo informale della scorsa settimana, le ricadute economiche del conflitto in Ucraina vanno oltre il costo dell’energia. Si registrano aumenti anche nei prezzi dei generi alimentari. A livello globale, sono cresciuti in modo quasi continuo da metà 2020, e sono attualmente ai massimi storici. Questo ha delle conseguenze tangibili per i prezzi nei supermercati. Secondo i dati Eurostat, a febbraio i prezzi dei beni alimentari in Italia sono aumentati del 5,2% rispetto all’anno scorso. In particolare, il prezzo della pasta è cresciuto di circa l’11%, quello dello zucchero e del pane di circa il 5%, quello della carne di quasi il 4%. Questi rincari dipendono da shock esterni, che ci impongono di accelerare nel percorso di autonomia strategica in campo alimentare. Questo processo è alla portata della capacità tecnologica e produttiva europea, ma richiede un impegno immediato, ad esempio l’aumento delle aree coltivabili. Allo stesso tempo, dobbiamo esser pronti a diversificare maggiormente le nostre fonti di importazione. Il rafforzamento dell’economia europea passa anche dalla tutela delle aree industriali strategiche, da sostenere con adeguati investimenti in innovazione e ricerca scientifica e tecnologica. Una priorità è aumentare la produzione di microchip in Europa. Un recente studio del Fondo Monetario Internazionale ha stimato che l’anno scorso le strozzature nelle catene del valore sono costate all’area euro circa il 2% di prodotto interno lordo. La carenza di semiconduttori - essenziali per molte industrie strategiche come i mezzi di trasporto, i macchinari industriali, la difesa – è stata particolarmente dannosa. L’ambizione europea è aumentare la propria quota di mercato dal 10 al 20 per cento della produzione globale di chip entro il 2030. Questo incremento ci permetterebbe di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti a fronte di eventuali ritardi nelle importazioni. Il “Chips Act” della Commissione europea costituisce un importante passo in avanti per raggiungere questi obiettivi. Intendiamo aumentare gli investimenti nella ricerca, e sviluppare e rafforzare una capacità produttiva verticalmente integrata, che assicuri un’effettiva autonomia nella produzione e packaging dei microchip. Dobbiamo accelerare la realizzazione del secondo Importante Progetto di Comune Interesse Europeo nella microelettronica. A livello nazionale, il Governo ha approvato a inizio mese la creazione di un fondo da oltre 4 miliardi per sviluppare l’industria e la ricerca sui semiconduttori e sulle tecnologie innovative. Dobbiamo rimanere aperti anche agli investimenti esteri, ma con un approccio coordinato fra Stati membri e norme che favoriscano le ricadute positive per l’intera industria europea. La guerra in Ucraina ha messo in evidenza, ancora una volta, l’importanza di rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell’UE, in complementarità con l’Alleanza Atlantica. Un’Europa più forte nella difesa rende anche la NATO più forte. Il Consiglio europeo è chiamato ad approvare la Bussola Strategica, in seguito alla sua adozione lunedì 21 marzo al Consiglio dei Ministri degli Affari Esteri e della Difesa. La Bussola è stata adattata alla luce della guerra in Ucraina, che rappresenta la più grave crisi in ambito di difesa nella storia dell’Unione Europea. Prevede l’istituzione di una forza di schieramento rapido europea fino a 5 mila soldati e 200 esperti in missioni di politica di difesa e sicurezza comune. A queste iniziative si aggiungono investimenti nell’intelligence e nella cybersicurezza; lo sviluppo di una strategia spaziale europea per la sicurezza e la difesa; e il rafforzamento del ruolo europeo quale attore della sicurezza marittima. Nel percorso verso una difesa comune, è essenziale sviluppare capacità adeguate, per essere un fornitore di sicurezza credibile. Ciò può avvenire soltanto se rafforziamo la nostra industria della difesa e la rendiamo più competitiva dal punto di vista tecnologico e soprattutto meglio integrata a livello europeo. Abbiamo tutti da guadagnare da un miglior coordinamento, anche nell’ambito della difesa. La pandemia di Covid-19 ha visto l’Unione europea collaborare nell’approvvigionamento dei vaccini e nella creazione del programma Next Generation EU. Dobbiamo mostrare la stessa ambizione e lungimiranza in risposta alla guerra in Ucraina, e alle sue conseguenze politiche, economiche, sociali. Per riuscirci, il sostegno del Parlamento è essenziale - e per questo vi ringrazio.
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La replica del Presidente Draghi alla Camera dei Deputati
Ringrazio tutti coloro che hanno preso la parola per il sostegno espresso al Governo in questo momento, è il sostegno che mi sarà molto prezioso in vista del Consiglio europeo e anche del vertice Nato. Cercherò di rispondere puntualmente alla maggior parte degli interventi. In merito a quanto detto dall’onorevole Vietina, sono d’accordo: le speranze di una forte ripresa si affievoliscono e di fronte a questo occorre una risposta europea, occorre prima di tutto una risposta sul piano economico, sul piano della difesa, sul piano dell’energia. Lei ha poi aggiunto: non occorre forse un ripensamento del Pnrr? No, non occorre un ripensamento del Pnrr nelle sue scadenze, nei suoi obiettivi. Questo Piano è cruciale per aumentare la nostra crescita permanentemente al di là degli eventi che ci colpiscono e continuano a colpirci regolarmente. Ci sono però alcune cose, alcuni aspetti del Pnrr che vanno affrontati. Per esempio: qual è l’effetto dell’aumento di prezzi delle materie prime, qual è l’effetto dell’aumento dei costi in generale sul Pnrr? Una riflessione in questo senso è in corso di svolgimento all’interno della Commissione europea e avremo sicuramente una risposta tra breve. E naturalmente tutto questo richiede, come dirò più tardi ancora più estesamente, un ripensamento per quanto riguarda l’energia, un ripensamento a livello europeo e un ripensamento a livello nazionale, dove, di nuovo però, voglio rimarcare che il ripensamento, per quanto riguarda le energie rinnovabili non può che essere in direzione di un maggiore investimento e di un più rapido investimento in energie rinnovabili, non di una loro sostituzione con energie fossili. Le quali sappiamo essere destinate gradualmente, probabilmente più lentamente di quanto immaginato, al non utilizzo in futuro. Riguardo a quanto detto dall’onorevole Madia, non c’è dubbio: bisogna distinguere tra interventi di emergenza e interventi strutturali, e il connotato della situazione di oggi è quello che lei ha definito “paura, incertezza”. È una paura, un’incertezza che sta indubbiamente influenzando gli investimenti, influenzando i consumi, non solo a livello nazionale, ma a livello globale. Si vede molto chiaramente dal turismo: prenotazioni cancellate, in generale il trasporto aereo diminuisce, investimenti programmati vengono cancellati. Basta aprire un giornale economico internazionale, basta aprire anche un giornale qualunque per vedere una serie di piani rinviati. È una situazione incertezza che colpisce, devo dire purtroppo, molto più l’Europa che non il resto del mondo. Però è molto generale questo. E bisogna distinguere tra interventi di emergenza e interventi strutturali. Gli interventi strutturali sono essenzialmente quelli sul fronte energetico. E bisogna diminuire la dipendenza energetica, attraverso la diversificazione in due direzioni, cercando altri fornitori che vanno a sostituire le forniture dalla Russia e diversificazione nel senso di aumento degli investimenti nelle rinnovabili e anche in quelle energie fossili che possono essere immediatamente utilizzate per rispondere all’emergenza. Gli interventi dell’onorevole Rampelli, dell’onorevole Maggioni, dell’onorevole Fassina e anche altri si soffermano sostanzialmente su un punto che è difficile non condividere: mettono in luce tutte le difficoltà del coordinare tutte queste iniziative che ci pone l’emergenza con quello che è l’impianto attuale dell’Unione Europea, con le sue regole, le sue risposte. In altre parole, come facciamo a tenere tutti i pezzi insieme se le emergenze sembrano richiedere risposte inaudite finora? ...L’onorevole Rampelli giustamente dice: questo è un Continente che ha privilegiato il lavoratore nel suo sviluppo. Il mercato unico, si è detto e l’ho detto tante volte, non è la globalizzazione selvaggia. Il mercato unico è stato un grande progetto di eliminazione delle frontiere, ma accompagnato da una protezione non solo del lavoratore ma degli standard sociali più in generale e degli standard anche produttivi e qualitativi. Quindi, è una liberalizzazione regolata rispetto alla realtà francamente subottimale, usando un eufemismo, degli anni ’70 e ‘80. È un Continente che ha privilegiato il clima molto più degli altri paesi. A proposito del privilegio che è stato dato dall’Ue alla protezione sociale, mi piace sempre ricordare una frase del precedente cancelliere Angela Merkel: l’Europa è il Paese che ha il 15% della popolazione mondiale, ha il 25% del Prodotto mondiale e ha il 55% della protezione sociale mondiale, queste sono le priorità del nostro Continente. E ora come facciamo? Con le scelte che abbiamo fatto nel passato, con le scelte che vogliamo fare in futuro per quanto riguarda il clima, con le scelte che ci si impongono nella Difesa. Come facciamo, dobbiamo rinunciare ai nostri standard? A quello che ha ispirato i nostri valori negli ultimi 40-50 anni? Lo stesso argomento in modo diverso è stato sollevato dall’onorevole Maggioni: chi paga? Pantalone, Pantalone è esausto. L’onorevole Fassina auspica un ritorno della politica per far sì che questo coordinamento si adatti all’emergenza. Ma la politica è già tornata, è la politica che ha deciso il Next Generation Eu, la politica ha adattato l’Ue a queste emergenze. Questo è solo una indicazione per il futuro, è la strada che è stata già disegnata perché occorre percorre con ancora più convinzione, innovazione e creatività in futuro. Prima di tutto la sospensione delle regole, la regola di Bilancio, le regole degli aiuti di Stato. Ora occorrerà pure sospendere alcuni regolamenti agricoli, come si fa a usare la terra se ci vogliamo mettere i pannelli solari sopra? Si fa. In che modo? C’è un regolamento europeo che sospende, che ci ha imposto di non coltivare il 10% della terra disponibile. Occorre rivederlo. Questo è un altro esempio di risposta. C’è una serie di regolamenti europei che limita le importazioni da certi altri paesi, se il primo passo non fosse sufficiente occorrerà semplicemente essere pragmatici e ripensare alcune di queste regole e riuscire a importare da paesi che oggi possono fornirci prodotti. Secondo: occorre una risposta congiunta e la risposta congiunta c’è stata nel caso del Next Generation Eu, è stata una esperienza fondamentale per l’Ue perché per la prima volta si è visto come può essere mobilitata una potenza economica congiunta ed è stata cruciale per poter uscire da una pandemia con una ripresa che nel caso dell’Italia è stata straordinaria. Tanto è vero che se quest’anno riusciremo a fare un numero positivo di crescita sarà molto dovuto al trascinamento della straordinaria crescita che abbiamo avuto l’anno scorso. Sull’energia occorre un intervento, con tre direttrici: diversificazione delle forniture, compensazione della situazione – in qualche modo occorre che i paesi vengano aiutati - e occorre, inoltre, un intervento strutturale sul mercato dell’energia che, come anche detto nel discorso introduttivo, non funziona bene. Lei diceva ‘Pantalone esausto’, sì è esausto. Ma se noi quantifichiamo gli interventi per investire secondo quanto noi stesso abbiamo deciso sul clima, sull’energia e sulla difesa nei prossimi 5-6 anni si parla di cifre che vanno per l’intera Unione europea da 1 trilione a 1,5 trilioni e forse molto di più. Dove si trovano? Si trovano contribuendo tutti insieme perché questo è un Continente straordinariamente ricco, straordinariamente potente. Si trovano riavviando la crescita in tutti i Paesi. Non ho alcun dubbio che si trovano. Come non ho alcun dubbio che occorra essere ottimisti sulla capacità di risposta dell’Ue come lo è l’onorevole Berti. La risposta europea in questo caso è stata unita, compatta e sarà unita in tutte queste sfide che vi ho appena descritto. In merito a quanto detto dall’onorevole Lapia, ricordo che i fondatori dell’Unione europea, tra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la pace nel continente europeo, la pace. E proprio per questo avevano progettato la Comunità europea di difesa. Ed è proprio per questo che noi vogliamo creare una difesa europea. Ed è per questo che noi vogliamo adeguarci all’obiettivo del 2% che abbiamo promesso nella Nato. All’onorevole Sgarbi: capisco la sua tristezza, che poi è anche la mia e credo quella di tutti noi, qui, di fronte alla carneficina, che è vero che non distingue le divise, ma distingue i bambini. È un terreno molto scivoloso, questo. Perché se noi sviluppiamo le conseguenze di questo ragionamento - cioè dire: non aiutare militarmente i Paesi che vengono attaccati, questo è il ragionamento - allora dovremmo accettare che sostanzialmente difendiamo il Paese aggressore, non intervenendo. Dovremmo lasciare che gli Ucraini perdano il loro Paese e accettino pacificamente la schiavitù. Capisce bene che questo è un terreno, come dicevo, scivoloso, che ci porta a giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito Paesi inermi, a cominciare da Hitler, a cominciare da Mussolini. All’onorevole De Luca dico grazie del sostegno, condivido la condanna della guerra. Sì, l’appello è: tacciano le armi in Ucraina. L’Europa ha deciso le sanzioni, l’Europa ha deciso di inviare armi, aiuti, eccetera. E l’Italia ha deciso di sostenere l’Ucraina nel processo di avvicinamento all’Unione europea. Ho detto ieri e ho ripetuto oggi: il processo di avvicinamento è lungo, è fatto perché si arrivi a un’integrazione funzionante. Ma ho anche detto che l’Italia sosterrà l’Ucraina, l’Italia vuole l’Ucraina in Europa. Circa l’intervento dell’Onorevole Picchi, il suo giusto richiamo al rispetto del Parlamento è però fondato su un equivoco: non ho detto che il sostegno del Parlamento è apprezzato, ho detto che il sostegno del Parlamento è essenziale. Quindi, il resto del primo punto non val la pena discuterlo. Il secondo punto è più serio, lei vuole scusare Putin: non ci sono scuse per chi aggredisce, non ci sono scuse. Il terzo punto è: l’Italia, lo ribadisco, vuole l’Ucraina nell’Unione europea e la sosterrà ma siamo anche consapevoli che questo processo è lungo, ma una cosa è intraprenderlo senza aiuti, senza che un Paese che è uno dei membri fondatori dell’Unione europea ti aiuti, e un’altra cosa invece è esser lì. E l’Italia lì sì che può esercitare un effetto importante per l’adesione del Paese all’Unione europea. Il suo ultimo punto è un invito a fare la pace ma noi cerchiamo di far la pace, lo facciamo fino alla fine, e l’Unione europea ha tanti leader, in primis Macron – telefona a Putin non so quante volte alla settimana –, tutti cerchiamo di fare la pace ma, onorevole Picchi, bisogna essere in due per fare la pace. Ringrazio l’onorevole Colaninno per il sostegno al Governo ma devo ringraziare tutti voi. L’Onorevole Butti ha fatto riferimento al ruolo dell’Europa. L’Europa ha fatto quello che francamente poteva fare. Non ci sono stati contrasti all’interno dell’Europa nel decidere la politica da perseguire. L’Europa era all’inizio molto cauta, in particolare i Paesi più colpiti, nel disegnare le sanzioni. Ma questo era solo all’inizio. Poi ci si è resi conto che tipo di catastrofe si stava creando. E lì non ci sono state più esitazioni, l’avete visto anche nel vostro Presidente del Consiglio. Non ci sono state più esitazioni, siamo andati dritti e abbiamo fatto moltissimo. Possiamo fare di più? Certo che possiamo fare di più. Lo faremo? Certo. Quando? Bisogna definire il quando e il come. E questo è un altro degli argomenti che devono essere discussi nei giorni futuri, anche al prossimo Consiglio europeo. Ha ragione, la Bussola è un primo, ma piccolo passo. Non è un grosso passo. Il numero di 5 mila venne fuori circa un anno fa e ci fu un po’ di delusione quando quel numero venne fuori. Il nostro Presidente della Repubblica era ministro della Difesa all’inizio degli anni 2000 e mi disse che all’epoca si parlava di una forza di 150.000. Quindi, ci sono delle sproporzioni. Sì, è un bel primo passo, ma un piccolo, piccolo passo, sono d’accordo con lei. Per quanto riguarda la creazione di un esercito europeo o di una difesa europea: chiamiamolo come vogliamo, ma ci vuole una difesa coordinata. Come ho detto, l’Unione Europea oggi spende tre volte quello che spende la Russia in difesa, quindi la spesa è importante perché bisogna adeguare questi investimenti dal punto di vista soprattutto tecnologico. Ma il compito più difficile è quello del coordinamento: coordinamento non solo della produzione, prima di tutto, della localizzazione degli impianti. Queste sono grossissime difficoltà di tipo logistico, ma solo quando avremo risolto questo potremo parlare di difesa europea. Vi ringrazio ancora, grazie per il sostegno.