Nel quarto anniversario dell’avvelenamento della ex spia sovietica Sergej Skripal e di sua figlia, avvenuto a Salisbury, nel Regno Unito, parla ai nostri microfoni la moglie del dissidente eliminato con polonio nel 2006 (La corrispondente da Londra)
“Potrai anche riuscire a mettere a tacere una persona, ma non riuscirai a silenziare tutti”. A pronunciare queste parole, sul letto di morte, fu Aleksandr Litvinenko, ex spia sovietica, uccisa da una dose letale di polonio nel 2006. Un’inchiesta del Regno Unito, Paese dove si era rifugiato, ha pochi mesi fa concluso che dietro la sua morte ci sarebbe stato direttamente il presidente Vladimir Putin.
L’annientamento del dissenso
“Putin è un assassino che non solo ha ucciso mio marito e altri dissidenti – commenta ai microfoni di Sky tg24 la vedova Marina Litvinenko, ormai cittadina britannica – ma anche i figli della Russia”. Giornalisti ed oppositori ad ampio spettro, per intenderci. Incontriamo Marina, 60 anni, nel quarto anniversario dell’avvelenamento di un altro dissidente e un’altra ex spia sovietica: Sergei Skripal, insieme alla figlia avvelenato col il Novichok nel 2018 a Salisbury. Skripal, al contrario di Litvinenko, si è salvato. A morire fu invece una donna britannica che con ogni probabilità in Russia non c’era mai stata. “Putin pensa che uccidendo il presidente ucraino Volodomyr Zelensky la situazione sul terreno cambierebbe, ma non ha capito che la resistenza e la volontà di combattere non sono legate a una persona ma a un’idea, all’esigenza di difendere se stessi e il proprio Paese”, aggiunge.
Le misure contro gli oligarchi e “Londongrad”
Le chiediamo se negli ultimi 4 anni il governo britannico si è adoperato abbastanza per contrastare azioni di questo tipo e l’avanzata del denaro sporco degli oligarchi che fa trasformato la capitale, Londra, in “Londongrad”.
“Non è mai stato fatto abbastanza direi da quando mio marito è morto, e quindi non dal 2018 ma dal 2006. Ciò che accadde nel 2018 a Salisbury mi devastò. Tutto ciò che avevo fatto per ottenere giustizia, l'inchiesta pubblica per aiutare la gente a comprendere quanto fosse pericoloso si dimostrò non sufficiente. E ora vediamo cosa sta accadendo in Ucraina”, commenta amara Marina.
“Abramovich faccia una scelta di campo”
Su Roman Abramovich, che nel conflitto urcaino ha provato ad accreditarsi come mediatore e ha annunciato la vendita del Chelsea Football Club, dice: “Penso non abbia fatto ancora una scelta di campo, non ha ancora scelto se stare dalla parte di Putin che uccide la gente in Ucraina o dalla parte della democrazia e della libertà”.
La reazione futura degli oligarchi
In Occidente si fa tanto parlare di una presunta, possibile reazione degli oligarchi alle sanzioni varate che possa spingerli a cercare di spodestare il presidente russo. Ma Marina Litvinenko, rispetto a questa prospettiva, appare scettica.“Credo che le persone non abbiano ben chiara la definizione di oligarca: un oligarca non è semplicemente una persona molto ricca ma è una persona che ha potere, influenza. Solo quelli che condividono con Putin un passato nel KGB possono essere definiti oligarchi, per esempio Igor Secin, il capo di Rosneft: lui è ricco e influente, e può avere un ascendente su Putin – spiega e prosegue: “Quelli invece a cui è stato semplicemente concesso di diventare ricchi come Abramovich, non sono cosi influenti. E hanno paura di quello che può succedergli”. Per lei Putin è semplicemente la faccia di un sistema fatto a clan, non rappresenta solo se stesso e i propri interessi: è garante di una sorta di status quo che in molti non vorrebbero cambiare.
Le ultime parole di Aleksandr Litvinenko
Prima di congedarsi da noi, Marina ricorda ancor una cosa: le ultime parole del marito ormai moribondo che suonano un po’ come un avvertimento, un po’ come una profezia: “Se non fermate Putin, farà scoppiare la guerra”