Guerra in Ucraina, viaggio nella “Londongrad” degli oligarchi russi

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Tiziana Prezzo

Per decenni gli uomini più ricchi e potenti di Mosca hanno comprato i cosiddetti “visti d’oro”, facendo della capitale londinese un luogo non solo dove fare affari senza troppi controlli, ma dove ricostruirsi anche una nuova identità e spesso una diversa reputazione. Tutto ciò a possibile danno della sicurezza nazionale, ci spiega un esperto. (La corrispondente da Londra)

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Londra – “Boris Johnson ha degli amici molto intimi e molto ricchi con legami con la Russia. Uno di questi è Evgeniy Lebedev che è il figlio di un'ex spia del Kgb operativa a Londra negli anni Ottanta tornata poi a Mosca, dove ha fatto tanti soldi. A Evgeniy Lebedev è stato concesso di comprare dei giornali inglesi (l’Evening Standard, ndr) e, grazie alla sua amicizia con Johnson e alle sue attività filantropiche, è diventato membro della Camera dei Lord. Il che significa che ha accesso al nostro sistema politico e ai luoghi dove si prendono le decisioni”.

La prossimità tra denaro russo e la politica britannica

L’affermazione che avete appena letto appartiene a Edward Lucas, ex giornalista, scrittore, esperto di sicurezza e ora esponente del partito Liberaldemocratico. E che mette subito a fuoco uno degli aspetti più delicati e problematici della relazione pericolosa che intercorre tra oligarchi russi che fanno affari a Londra e la classe politica britannica.  Una prossimità dai numeri importanti considerato che, ad esempio, il partito Conservatore ha ricevuto oltre due milioni di sterline di finanziamento da benefattori russi da quando Johnson è premier. Ma il rapporto è ben più antico e non riguarda solo il partito dei Tories, ma anche gli altri.

Il caso Abramovich e il Chelsea Football Club

L’oligarca sicuramente più famoso in Inghilterra (e non solo) è Roman Abramovich, il proprietario, fra tante cose, del Chelsea Football Club.  A seguito dell’avvelenamento dell’ex spia sovietica Sergej Skripal (e anche a causa di indagini di polizia portate avanti dalla Svizzera in tema di riciclaggio) i rapporti tra le autorità del Regno Unito e Abramovich si sono fatti più tesi e gli è stato revocato il visto (ha un passaporto israeliano). Ciò non ha impedito al proprietario del Chelsea di avere ancora un patrimonio immobiliare in Uk di circa 340 milioni di sterline.

Investire nel mattone

I russi hanno investito tantissimo nel mattone a Londra, garantendosi non solo l’anonimato, ma, grazie a società di comodo, rendendo impossibile risalire a chi sia l’effettivo proprietario di un immobile. Transparency international ha calcolato in un miliardo e mezzo di sterline i soldi russi spesi in proprietà gestite da società di comodo con sede in paradisi fiscali.

Il senso di impunità

“C’è un senso di impunità in questo Paese – commenta amaro Lucas – e non è stato la Russia a crearlo. L’ha solo sfruttato a proprio vantaggio”. Edward ci spiega anche un altro concetto importante: quanto sia facile, se si hanno i soldi, diventare sudditi di sua maestà. “E’ molto facile diventare cittadino del Regno. Fino a molto recentemente bastava investire due milioni di sterline in questo Paese e si otteneva il cosiddetto "visto d'oro". E a quel punto si era all'interno del Paese, dentro il sistema politico, dentro ai luoghi dove si prendono le decisioni”. Dopo anni di proclami, si è deciso di mettere mano a questa stortura solo nelle ultime settimane e proprio a seguito della crisi ucraina.

La partnership tra BP e Rosneft

E quando si pensa alla sicurezza del Paese, il pensiero va anche alle società quotate nella borsa di Londra e  a una partnership strategica come quella tra British Petroleum e la russa Rosneft. Bp è uno dei più importanti investitori stranieri in Russia (circa 18 miliardi di dollari investiti) e detiene circa un quinto delle azioni del colosso petrolifero russo. Stiamo vedendo in queste settimane quanto le tensioni tra Russia ed Europa abbiano contribuito a innalzare i prezzi nel settore dell’energia. Anche il Regno Unito ha quindi le sue vulnerabilità, non legate al gas, ma al petrolio sì.

L’influenza sulle università prestigiose

In questi giorni fa parlare molto di sé anche l’università di Cambridge. Il perché è presto spiegato. Il prestigioso ateneo ha tra i suoi principali benefattori – con tanto di riconoscimento inciso nel muro - Dimitri Fiertash, un oligarca ucraino molto attivo nella filantropia e che nel Regno Unito non ha mai avuto problemi con la giustizia. A contribuire all’immensa ricchezza di quest’uomo avrebbe contribuito la sua vicinanza al Cremlino e a Gazprom.  Grazie a un accordo, a inizi anni duemila, di fatto permise il sovrapprezzo del gas su tutta la popolazione ucraina. “La Gran Bretagna è molto brava a ricompensare persone che donano ingenti somme di denaro per cause filantropiche. Alla fine diventi un pilastro dell'establishment e nessuno ti chiede davvero da dove il tuo denaro abbia avuto origine”, è l’amara conclusione di Lucas. Da tempo gli Stati Uniti vorrebbero portarlo davanti a un tribunale per attività illecite che avrebbe compiuto su suolo americano.

Le sanzioni

A seguito dell’avanzata di Mosca in territorio ucraino, il premier Boris Johnson ha garantito misure adeguate per colpire al cuore l’oro di Mosca.  "Oggi, di concerto con i nostri alleati, abbiamo dato il via libera a un enorme pacchetto di sanzioni economiche studiate per azzoppare l'economia russa. A tal fine dobbiamo anche collettivamente porre fine alla dipendenza dal petrolio e dal gas russo che per troppo tempo hanno permesso a Putin di avere una presa sull'Occidente", ha dichiarato il premier nel messaggio televisivo rivolto alla nazione. Tuttavia, più di un’analista della City è convinto che queste sanzioni, nell’immediato, nuoceranno più all’Occidente che alla Russia. E soprattutto, non andranno a colpire il tesoro sommerso di “Londongrad”.

Edward Lucas
Edward Lucas - Libdem ed esperto di sicurezza

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