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Transnistria, la terra di nessuno che potrebbe cambiare la guerra in Ucraina

Mondo

Gianluca Ales

©Getty

La piccola repubblica separatista filorussa potrebbe essere la nuova frontiera del conflitto tra Mosca e Kiev. Un corridoio che potrebbe portare le truppe russe direttamente al porto di Odessa

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In effetti, a guardarla sulla cartina, la Transnistria sembra davvero una bizzaria geografica e culturale. Adagiata lungo il fiume Nistro (o Dnestr, alla russa), è collocata tra l’Ucraina occidentale, dove la maggioranza parla ucraino, e la Moldova, dove la lingua ufficiale è il rumeno. Non c’è alcun legame rispetto ai territori confinanti e, in effetti, la sua ragion d’essere affonda le radici nell’Unione Sovietica dove, per rispettare i piani quinquennali, Mosca decideva di ripopolare a suo piacimento alcune aree del suo immensa territorio (TUTTE LE NEWS LIVE - GLI SCENARI - LO SPECIALE - I VIDEO - IL RACCONTO DEGLI INVIATI).

Un “corpo estraneo” tra Ucraina e Moldova

A guardarla in quest’ottica, la Transnistria è una sorta di corpo estraneo collocato tra due realtà politiche e culturali “aliene”. È per questo motivo che, all’indomani del crollo dell’URSS, quando la Moldavia e l’Ucraina dichiararono la loro indipendenza, la Transnistria, che fino a quel momento aveva avuto una sua collocazione all’interno dell’Impero Sovietico, divenne una zona ad alta tensione. La comunità russofona, che rappresenta il 90% della popolazione, denunciò gravi discriminazioni e violenze nei suoi confronti, tanto che nel 1992 si scatenò una guerra tra secessionisti della Transnistria e la Moldova. La prima appoggiata dalla Federazione russa e – oggi fa sorridere amaro – da volontari ucraini, mentre la seconda dalla Romania. È stato classificato come un conflitto a bassa intensità, ma ha comunque provocato 4mila morti, e si è concluso il 12 luglio di quell’anno con un cessate il fuoco e il dispiegamento di forze di peacekeeping russe, rumene e transnistre.

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La “terra di nessuno” che ora può diventare cruciale

De facto la Transnistria è una repubblica indipendente che ha il solo riconoscimento della Federazione Russa, mentre per la Comunità Internazionale è parte della Moldova. Finora era stata considerata una sorta di incrostazione sovietica, ma tutto sommato irrilevante, collocata com’è tra due realtà molto lontane dagli interessi occidentali. Questo ragionamento non è mai valso, però, per Mosca, che invece ha creato una sorta di cordone ombelicale con Tiraspol, concedendo i passaporti russi, reclutando la popolazione nelle sue forze armate e, soprattutto, collocandovi una base militare con 1.500 truppe e, nel villaggio di Cobasna, un deposito con 22 mila tonnellate di munizioni, tra i maggiori, se non il maggiore, dell'Europa orientale.

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La gaffe rivelatrice di Lukashenko

Come se non bastasse, la Transnistria ora ha un’importanza strategica fondamentale nel conflitto russo-ucraino: è a soli 150 km dal porto di Odessa, cruciale porto sul mar Nero, ed è per questo che, tra le cartine alle spalle del presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, in una diretta tv, si vedeva il tracciato di una possibile invasione russa della Moldova. Una gaffe che ha forse rivelato solo un’ipotesi: un mese fa sarebbe stata scartata come fantascienza. Ma che oggi, invece, viene vista con occhi diversi.

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