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No-fly zone in Ucraina, cosa significa e perché la Nato è contraria

Mondo

Perchè una no-fly zone in Ucraina, come richiesto dal Presidente Zelensky, non è attuabile e rischia di scatenare una guerra mondiale. Riccardo Alcaro (IAI) in un’intervista a Fanpage ne spiega i motivi

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Sesto giorno di guerra. Le tensioni sono sempre più alte sul campo ma anche a livello diplomatico. Il presidente ucraino Zelensky, dopo aver chiesto che Kiev aderisca all'Unione Europea, continua a ribadire l'urgenza di istituire una no-fly zone sull'Ucraina: una proposta quanto mai rischiosa però. Fanpage ne ha parlato con Riccardo Alcaro, responsabile del programma IAI "Attori globali" ed esperto di relazioni transatlantiche.

No fly zone in Ucraina

“L'unico attore militare in grado di fare una no-fly zone su un Paese che è tutto spostato a Est, ed è più grande della Francia, sarebbe la Nato - spiega Alcaro- Per attuare una no-fly zone bisogna avere le risorse militari, cioè missili terra-aria e caccia, che in questo momento la Nato ha però solo in potenza, non avendole  schierate. Quindi dichiarare una no-fly zone in Ucraina significa dichiarare guerra alla Russia, e in questo momento non è assolutamente una strada percorribile." 

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I negoziati in Bielorussia

Quanto ai negoziati in Bielorussia l'opinione di Alcaro è chiara: “Il negoziato per adesso non è una cosa seria, per diversi motivi. La delegazione russa era capeggiata da un funzionario di basso rango, e questo significa che quella trattativa non era autorevole. I russi hanno avanzato quattro richieste: la neutralità ufficiale dell'Ucraina, la smilitarizzazione del Paese, la ‘denazificazione', che sostanzialmente vuol dire un cambio di regime a Kiev -nella propaganda russa il governo ucraino è guidato da nazisti – e il riconoscimento internazionale della sovranità russa sulla Crimea, che Mosca ha strappato all'Ucraina militarmente nel 2014. Queste non sono proposte per una trattativa, questi sono gli obiettivi iniziali della campagna che sta conducendo Putin. E Putin nonostante la grande pressione economica e diplomatica che Stati Uniti ed Europa stanno esercitando, e nonostante la resistenza opposta dall'Ucraina, non ha ancora abbandonato i suoi obiettivi massimalisti e pensa di poterli ancora raggiungere militarmente.”

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La resistenza del popolo ucraino

Da tenere in considerazione anche la strenua resistenza del popolo ucraino: “Forse Putin - aggiunge Alcaro - sperava che una campagna a tenaglia su così larga scala generasse uno shock tale da far cadere il governo di Kiev e far fuggire Zelensky, così da avere un nuovo governo maggiormente disposto ad accettare una resa. Ma è difficile pensare che lo stato maggiore russo non avesse previsto che questa campagna militare si sarebbe potuta protrarre per settimane”.

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La minaccia nucleare

Quanto alla minaccia nucleare Alcaro spiega: “Mettiamo subito in chiaro che non c'è nessun programma nucleare militare in Ucraina. Neanche Putin ci crede, lo dice solo per giustificare un'azione armata nei confronti di uno Stato che agli occhi dei russi non è come la Siria o la Georgia, ma una nazione sorella. Il presidente punta solo a stimolare il nazionalismo dei cittadini, raccontando la Russia come vittima, nonostante sia inequivocabilmente lo Stato aggressore”.

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