Al confine con la Slovacchia l’incontro con Alberto, funzionario Onu italiano, e sua moglie Svetlana, ucraina, partiti dall’Austria per rendersi utili. Ora si sono offerti di ospitarle nella loro casa
Mamma Liudmila e la piccola Maria dormono nella camera matrimoniale, Aliona e Cristina, le due figlie più grandi, in cantina, su due letti a castello. La casa non è quella di Brovary, città poco distante da Kiev, ma Alberto e Svetlana, che nel frattempo si sono sistemati sul divano del soggiorno, non fanno mancar loro nulla.
La fuga da Kiev
Siamo nella bella e tranquilla Vienna, ma negli occhi dei protagonisti di questa storia, c’è ancora l’orrore della guerra che si sono appena lasciati alle spalle. Liudmila e le sue figlie (Maria ha 8 anni, Aliona e Cristina rispettivamente 19 e 17) sono scappate dopo i primi bombardamenti. Ad indicar loro la via della fuga, è stato proprio il marito di Liudmila e papà delle ragazze, rimasto in patria a combattere.
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L'incontro con Alberto e Svetlana
Pensavano bastasse allontanarsi dalla capitale per trovare un rifugio sicuro, ma una volta arrivati a Leopoli, dove vivono alcuni parenti, hanno capito di dover fuggire ancora. Ci sarebbero volute sessanta ore di auto, alla fine, tra strade bloccate dai combattimenti, difficoltà nel reperimento del carburante, stanchezza e crisi di nervi, per raggiungere il confine con la Slovacchia.
Ed è qui, a Huzhgorod, che entrano in scena gli altri due protagonisti della storia: Alberto e Svetlana. Vivono a Vienna dal 2009. Alberto è un toscano, funzionario ONU con una lunga esperienza in “teatri di guerra”; sua moglie Svetlana, ucraina, è di Kharkiv, città pesantemente coinvolta nei combattimenti di questi giorni, dove vivono ancora mamma e fratello.
“Eravamo stanchi – raccontano – di continuare ad assistere alle terribili scene proposte dalle tv internazionali. E così, abbiamo deciso di renderci utili, in qualche modo”. Si sono quindi messi in auto; 12 ore di strada, fino alla frontiera, e una volta lì hanno potuto toccare con mano il dramma dei profughi in fuga dalla guerra (in alto il video girato dal confine tra Ucraina e Slovacchia, ndr). “Abbiamo visto tantissime donne sole con bambini di ogni età”, proseguono nel loro racconto ricordando che gli uomini rimangono in patria per combattere, proprio come il papà di Maria, Aliona e Cristina. “L’accoglienza è ben organizzata, ci sono viveri e indumenti per tutti. Qualcuno prova a lucrare sul trasporto, ma siamo in una zona molta povera della Slovacchia…”
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L'arrivo a Vienna
Svetlana e Alberto avevano raggiunto il confine con un obiettivo ben preciso: dare ospitalità a una famiglia di profughi. E con loro, a Vienna, sono così arrivate Liudmila e le sue ragazze. “Sono stanche e provate; il loro pensiero va costantemente a chi è rimasto in Ucraina, e in questo momento sta combattendo per la Patria”, racconta Alberto, che ora sta cercando dei pacchetti di assistenza per richiedenti asilo. “Saranno loro a decidere dove sia meglio vivere – conclude Alberto - ma la speranza di noi tutti è che presto possano tornare a casa”.