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Anna Frank, scoperto il nome del traditore che rivelò il suo nascondiglio

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Luce su uno dei misteri che ancora avvolgeva la storia della 13enne ebrea morta nei campi nazisti. I risultati della nuova indagine, che si è avvalsa delle più moderne tecniche sviluppate dall'Fbi, sono stati raccolti in un saggio della canadese Rosemary Sullivan

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Uno dei misteri che ancora avvolge la storia di Anna Frank, l'adolescente ebrea morta nei campi di sterminio tedeschi, potrebbe essere giunto al capitolo finale. Grazie all'utilizzo di tecnologie all'avanguardia, il recente ritrovamento di nuovi documenti e sofisticate tecniche investigative sviluppate dall'Fbi hanno infatti portano alla scoperta di come la Gestapo sia arrivata all'alloggio segreto in cui si era rifugiata la ragazza.

Nel Diario di Anna Frank la storia dei due anni vissuti nascosta

La tredicenne, il cui Diario è stato letto da oltre trenta milioni di persone, scrisse la storia dei due anni trascorsi nascosta con la famiglia e altre quattro persone nella casa segreta ricavata nel retro di un edificio di Amsterdam, fino a quando i nazisti non li arrestarono tutti per mandarli in un campo di concentramento dal quale non fecero più ritorno.

Un'indagine condotta da un team internazionale

L'inchiesta, portata avanti per anni da un team internazionale deve ancora essere rivista da esperti indipendenti. Alcuni dei risultati, però, sono stati pubblicati 77 anni dopo la tragedia. Secondo gli inquirenti sarebbe stato un notaio ebreo di Amsterdam, Arnold van den Bergh, a informare le SS che c'era un nascondiglio segreto nell'edificio della Prisengracht 263, la sede della società Opekta Pectacon, per garantire la salvezza della sua stessa famiglia. 

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Un tradimento "per legittima difesa"

Van den Bergh, quindi, tradì i Frank "per legittima difesa": una conclusione inquietante che, secondo gli esperti, il padre Anna, Otto Frank, sapeva ma non rese mai pubblica per timore che alimentasse l'antisemitismo. Finita la Seconda Guerra Mondiale, Otto era infatti arrivato alla verità ma decise di proteggere l'identità del notaio per il bene della famiglia Van den Bergh.  

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Per gli esperti il padre di Anna sapeva chi era il traditore

Gli uomini del team sono anche convinti che Otto avesse scoperto chi era il traditore: nelle rare occasioni in cui ammetteva di saperlo, il padre di Anna Frank infatti aveva detto che il delatore era ebreo, uomo ed era morto. Di qui le conclusioni; e "poiché non ci sono prove di Dna o immagini video in una vicenda tanto antica, bisogna fare affidamento sulle prove circostanziali", e questa teoria "ha una probabilità di almeno l'85%" che sia veritiera, sostiene Pankoke.

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Gli inquirenti guidati da un ex agente FBI

L’équipe internazionale, guidata dall'ex agente dell'FBI Vincent Pankoke, ha studiato per anni il 'cold case' analizzando moltissimi documenti: dati, registri perduti, informazioni di testimoni ormai deceduti. L'intelligenza artificiale è stata utilizzata per cercare di raccordare qualcosa come 66 gigabytes di materiale, in cerca per esempio di connessioni tra le retate in altri nascondigli.La ricerca ha anche sfatato altre tesi e scagionato altri indiziati: è stata smantellata infatti la teoria che il ritrovamento della famiglia Frank fu casuale oppure che il traditore fosse il responsabile del magazzino dell'azienda di Otto, Willem van Maaren, o una donna, Ans van Dijk, che in quegli anni terribili, fingendo di essere una partigiana della resistenza, tradì più di 200 persone. 

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Quella nota anonima consegnata a Otto Frank

La teoria si basa sulla copia di una nota anonima che fu consegnata a Otto Frank al termine della Seconda Guerra Mondiale, subito dopo il suo ritorno ad Amsterdam, ritrovata tra gli archivi di un ufficiale di polizia: diceva che il nascondiglio segreto era stato rivelato da un uomo chiamato Arnold van den Bergh; un uomo che aveva dato ai nazisti anche un'altra serie d'indirizzi.

Chi era Van den Bergh

Van den Bergh era un notaio ebreo olandese che era stato membro del Consiglio Ebraico, l'organismo che i tedeschi avevano voluto per amministrare gli affari delle comunità durante la guerra. Lui non finì in un campo di concentramento e neanche la figlia. Il Consiglio Ebraico aveva stilato liste d'indirizzi di nascondigli con l'intenzione di dimostrare ai tedeschi che stava cooperando. In quanto membro di quell'organismo, Van den Bergh potrebbe aver ottenuto questo archivio che successivamente utilizzò nel tentativo di proteggere la sua famiglia. Come componente del Consiglio, Il notaio pare avesse fatto tutto il possibile per ottenere una sospensione temporanea della deportazione; e quando l'indirizzo arrivò in mano a un ufficiale tedesco delle SS., questi incaricò i suoi uomini, il 4 agosto del 1944, di andare ad arrestare la famiglia Frank.

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In uscita un libro che racconta l'indagine

Chi ha lavorato allo studio ammette che non si tratta ancora di prove conclusive: non si sa soprattutto come il notaio consegnò l'indirizzo e chi scrisse la nota anonima che convinse il padre di Anna di questa teoria. Che Otto abbia ricevuto la soffiata è però indiscutibile, così come il fatto che pensava di sapere chi fosse il traditore.  A raccontare l'indagine è il libro 'Chi ha tradito Anne Frank' della scrittrice e poetessa canadese Rosemary Sullivan, conosciuta soprattutto per la sua recente biografia sulla figlia di Stalin, nel saggio, in libreria dal 20 gennaio per HarperCollins. Pubblicato nella traduzione di Daniela Liucci, il libro, titolo più atteso del Giorno della Memoria che si celebra il 27 gennaio.

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