Enzo Fiano ripercorre una vicenda familiare che attraversa i momenti più bui e tragici del Novecento, in un racconto sempre sospeso tra passato e presente. Per gentile concessione dell'editore, ne anticipiamo le prime pagine
Sono qui. Sto bene. Sono avvolto da una splendida luce calda, ma non ossessiva, dolce, che abbraccia, sembra, ogni angolo dentro e fuori di me. Una luce, che adesso mi sembra amica, mi sembra, amica, chissà, che regala vita ad ogni cosa e sembra amare tutto. Anche me, credo, che gentile.
Sono sulla spiaggia, una spiaggia che potrebbe essere quella di tutte le mie vacanze, almeno di quelle dell’infanzia, ma non solo quelle. È oramai ottobre, quella che chiamano «lastagione» è fi nita da un mese almeno, fi nite le voci felici delle persone in vacanza che corrono che dicono che bisbigliano che tramano che progettano che rincorrono che combinano le cose dell’estate, le cose spesso allegre dell’estate, le commentano, le inventano, che fi ngono le cose dell’inverno, avvenute nel passato inverno, cose di sé che a loro piacerebbe fossero vere.
Sulla spiaggia non ci sono più i bagni, con i loro bagnini con i loro fischietti, quel loro modo di essere di camminare di parlare, dove saranno adesso quei bagnini, i bagni con i loro ombrelloni, ognuno con i suoi colori, a righe, a tinta unita, bianchi, verdi, di ogni tipo, a delimitare, ad abitare precisi e gonfi di confusione chissà felice ma sì speriamo felice, i propri confi ni assoluti, con le sedie a sdraio un po’ antiche e un po’ allegre, senza più tutte le persone in costume da bagno e le famiglie e le loro storie e le loro cose, le loro creme e i loro asciugamani.
E tutto ora nel silenzio vuoto si mescola con tutto, ciò che c’è con quello che non c’è, la realtà con il suo contrario, in una splendida pianura di sabbia, in qualche modo totalizzante, silenziosa di tutto tranne che di mare. Quel mare così misterioso, potente, sicuro, scuro, padrone. Arrivano delle onde meravigliose enormi, gonfi e, sensuali, forti, sicure di sé, come sono belle, sono piene di pensieri, forse di ricordi, affettuosi ma travolgenti, tra breve ci sarà un tra monto denso, solitario, pieno, mio, guardo questo mare invincibile che si lascia guardare, senza ritegni di sorta, perché dovrebbe? eppure ne avrebbe diritto, ora è finalmente tutto suo, di se stesso, mare che appare pieno anzi è assolutamente pieno di ogni possibile fantasia, come farà? Lo guardo e me ne riempio, è come se ognuna di queste onde belle e gonfi e portasse ai miei piedi, proprio qui sul bagnasciuga, dei doni, credo dei doni belli, non so, dei ricordi, mi sembra di vederli, ancora perfettamente vivi, credo siano dei ricordi, o almeno delle suggestioni.
© 2021 Edizioni Angelo Guerini e Associati srl
Tratto da Enzo Fiano, Charleston, storia di una grande famiglia travolta dalla Shoah, Guerini e Associati, pp. 240, eruro 18,50
Enzo Fiano, nato a Firenze e cresciuto a Milano, è Presidente del Conservatorio di Como. Laureato in Lettere Classiche a Gerusalemme, è poi rientrato a Milano, sua città d’adozione, dove si è dedicato prima ai libri poi alla musica, lavorando come dirigente e consulente per importanti etichette discografiche.