Il tycoon è pronto a ribadire la teoria cospirativa della "Big lie" (la grande menzogna), negando di aver fomentato l’insurrezione al Congresso dello scorso 6 gennaio. La commissione parlamentare che indaga sull'assalto ha una "testimonianza di prima mano" che durante l'attacco Ivanka Trump chiese al padre per almeno due volte di fermare la violenza
Un anno dopo l'attacco a Capitol Hill, Donald Trump torna a parlare di “voto rubato” per l'elezione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti. L'ex inquilino della Casa Bianca è pronto, con una conferenza stampa nella villa di Mar-a-Lago il prossimo 6 gennaio, a dettare la linea dei repubblicani per le elezioni di Midterm. Stando ad un sondaggio Washington Post/University of Maryland, per il 60% degli americani Trump ha “grande” o “buona” parte di colpa nell'assalto al Parlamento, ma ha solo “qualche responsabilità” o “nessuna” per il 72% dei repubblicani e per l'83% dei suoi elettori. Intanto, dalla commissione parlamentare d'inchiesta emerge una testimonianza secondo cui Ivanka chiese al padre di fermare la violenza.
L'assalto al Congresso
Lo scorso 6 gennaio una folla di sostenitori dell'ex presidente Donald Trump fece irruzione a Capitol Hill per impedire la certificazione della vittoria di Biden. Le immagini shock dei manifestanti nell'edificio, un fatto mai accaduto nella storia degli Stati Uniti, fecero il giro del mondo. Cinque persone persero la vita negli incidenti. La commissione parlamentare che indaga sull'assalto al Congresso ha una "testimonianza di prima mano" che durante l'attacco Ivanka Trump, figlia e consigliera dell'allora presidente, gli chiese "per almeno due volte “per favore ferma la violenza". Lo ha riferito a Abc News la deputata repubblicana Liz Cheney, vicepresidente della commissione. Il collega dem Bennie Thompson si è invece limitato a dire che la commissione, di cui è presidente, "ha una testimonianza significativa che ci porta a credere che alla Casa Bianca fu detto di fare qualcosa".
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I sondaggi
Ad un anno dall'assalto al Congresso, gli americani restano preoccupati per la loro democrazia e quasi un terzo (il 28%) ritiene che l'uso della forza a volte possa essere giustificato per difendere le proprie idee e il risultato di un'elezione. L'attacco dei sostenitori di Donald è stato "un segno di crescente violenza politica" e la democrazia americana è ancor oggi "sotto minaccia", secondo i due terzi del campione intervistato da CBS News. Quanto all'"orgoglio" degli americani per la loro democrazia, è sceso dal 90% del 2002 al 54% di oggi secondo un report del quotidiano Washington Post e dell’Università del Maryland. Entrambi i sondaggi confermano anche la persistenza di profonde divisioni all'interno della società statunitense, che il nuovo presidente Joe Biden aveva promesso di "ricomporre". E proprio il presidente Biden e la vice Kamala Harris terranno un discorso al Paese, il prossimo 6 gennaio, in occasione del primo anniversario dell'assalto al Congresso.