Israele chiude a Omicron col vaccino: reportage nel Paese tra i più immunizzati al mondo

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Giorgia De Benetti

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Lo Stato ha chiuso i confini al turismo per cercare di arginare la diffusione della nuova variante del virus. In attesa dei dati scientifici sulla sua pericolosità, l’appello degli esperti alla popolazione è di continuare a vaccinarsi. Nel Paese anche la campagna per i bambini dai 5 agli 11 anni è stata avviata e la risposta cresce con le ore. La linea per la parte di popolazione non immunizzata non sarebbe quella dell’obbligo né del lockdown per i non vaccinati, ma dipenderà dalla situazione, spiegano gli esperti

Tel Aviv. La mossa è difensiva: Israele ha scelto l’immediatezza, chiudendo i confini al turismo e a Omicron, la variante. Due settimane di tempo per studiare quanto il pericolo sia effettivo, in attesa di dati scientifici. “Siamo molto preoccupati”, sono le parole dello “zar del Covid”: il professor Salman Zarka ha conquistato il soprannome da quando è capo del team Covid del ministero della salute. “Vaccinatevi”, è l’appello alla minima parte di popolazione non ancora immunizzata, perché a salvare il Paese dalla quarta ondata è stata la dose booster, spiega. Il confronto politico è sulle restrizioni, anche in Israele alcune persone sono contrarie, qualcuno rifiuta la terza dose, il green pass viene loro revocato. La linea, spiega Zarka, non sarebbe quella dell’obbligo e neppure del lockdown per i non vaccinati, ma dipenderà dalla gravità della situazione.

“Contro Omicron l’unica risposta è il vaccino”

L’immunologo Cyrill Cohen, nel comitato governativo per la gestione della pandemia, dal suo laboratorio nel campus dell’università di Bar-llan, racconta di non aver visto nulla di simile prima d’ora: una mutazione senza precedenti. In attesa di riscontri scientifici ipotizza gli scenari: tutto rimane pressoché immutato, il virus controllato da vaccino, distanziamento, mascherine; omicron si rivela molto più debole di delta e dopo un lieve picco dei contagi sparisce come è accaduto con altre varianti; oppure la proiezione peggiore, ritenuta anche meno probabile: la malattia si diffonde come una grande ondata. Allo Sheba hospital, enorme policlinico alle porte di Tel Aviv, due medici si sono infettati: è Omicron, lo conferma Arnon Afek, uno dei direttori generali, è convinto che sia accaduto durante un convegno a Londra: hanno partecipato cardiologi provenienti da tutto il mondo.

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“Vaccinate i bambini: non c’è nulla da temere”

Unica difesa il vaccino, questa la visione comune nel Paese che prima lo ha sperimentato in massa, dove anche un bambino di 12 anni che ha imparato l’inglese su YouTube prima dell’inoculazione chiede di esprimere il suo pensiero: “Il virus fa molta più paura del vaccino, voglio sentirmi sicuro”. Per i piccoli sono stati organizzati piccoli centri, vengono accolti tra i giochi. La campagna per i ragazzi dai 5 agli 11 anni è avviata, la risposta cresce con le ore, è migliore rispetto alla fascia degli adolescenti. L’ospedale Schneider è il più grande del Medio Oriente, punto di riferimento per la pediatria, il dottor Omer Niv, Deputy Director, rassicura i genitori: non c’è nulla da temere, lo confermano i dati Usa. Nelle ultime settimane il virus è circolato nelle scuole, il pericolo è per gli adulti. Nulla si avverte a Tel Aviv, nel mercato brulicante si balla, nei bar vivaci, nella notte vibrante. Se l’aeroporto è semichiuso, Tel Aviv è aperta, nella sua avanguardia, nell’abitudine al conflitto, all’attacco e alla difesa, ma questa volta è diverso, il nemico è lo stesso per tutti: un virus sempre in fuga.

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