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Crisi migranti Bielorussia-Polonia, Walesa: “Minsk cerca di destabilizzare l’Ue”

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©Ansa

L'ex presidente polacco, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto che “la preoccupazione di Moraviecki è fondata: l'Europa non può accogliere milioni di migranti”. Intanto le guardie di frontiera di Varsavia hanno bloccato nella notte nuovi gruppi di persone che tentavano di entrare nel Paese. Fonti Ue: piccoli passi avanti, ma la crisi continua. La Polonia non attiva protezione civile europea per aiuto migranti

Prosegue la crisi al confine tra Bielorussia e Polonia, dove migliaia di migranti cercano da settimane di entrare nell’Unione europea. L'ex presidente polacco Lech Walesa, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto che "la Bielorussia cerca di far passare migliaia di profughi per destabilizzare l'Unione Europea. La preoccupazione di Moraviecki è fondata: l'Europa non può accogliere milioni di migranti. Ma il punto è perché tutte queste persone cercano di entrare? Il motivo è che le diseguaglianze tra i popoli sono troppo forti". Secondo Walesa, "di base la Russia è ostile all'Unione Europea, perché è il principale ostacolo al suo desiderio di riconquistare le repubbliche perdute”. L'ex leader di Solidarnosc afferma che “non sappiamo esattamente quali siano gli obiettivi di Lukashenko e di Putin". Riguardo poi al fatto che il premier polacco Morawiecki accusa Angela Merkel di legittimare il regime di Minsk trattando con Lukaskenko, Walesa afferma: "Non sono d'accordo con Moraviecki su tante questioni e neppure su questa. I politici polacchi al potere oggi sono deboli, mentre Angela Merkel è una buona negoziatrice e sta cercando di fare del suo meglio". Infine sui rapporti difficili tra Varsavia e la Ue, Walesa esclude una "Polexit" "perché anche se i governanti polacchi sono euroscettici, il popolo vuole restare nell’Unione".

La crisi al confine

Nella notte, le autorità di confine polacche hanno respinto diversi tentativi di ingresso illegale nel Paese da parte dei migranti ammassati lungo il confine con la Bielorussia. "Gli stranieri erano aggressivi, hanno lanciato pietre, petardi e lacrimogeni", si legge in un comunicato in cui si specifica che i tentativi di ingresso, all'altezza della cittadina polacca di Dubicze Cerkiewne, sono stati 195. I polacchi hanno anche reso noto di aver arrestato diverse persone, tra le quali quattro cittadini polacchi, due ucraini, due tedeschi, un azero ed un giorgiano, accusati di aver tentato di aiutare un gruppo di 34 migranti a sconfinare. Ieri altri due gruppi di migranti, il più numeroso di quali di circa 500 persone, "hanno cercato di attraversare" la frontiera. Sul lato bielorusso, nella giornata di venerdì, circa 2.000 migranti accampati in condizioni di congelamento sono stati sistemati in un centro logistico dopo che il loro campo era stato sgomberato dalle guardie di confine bielorusse. Le persone sono state trasferite in un vasto hangar vicino al confine. Più di 1.000 persone erano state già trasferite nel centro martedì sera.

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Fonti Ue: piccoli passi avanti, ma crisi continua 

"È prematuro" parlare di una de-escalation nella situazione alle frontiere con la Bielorussia, spiegano fonti Ue. "Ci sono stati primi piccoli passi che dovranno essere seguiti da molti altri" prima di poter parlare di un allentamento. Tra i segnali distensivi vengono indicati il volo di rimpatrio per l'Iraq con 400 migranti a bordo, ed il ricollocamento di 2000 migranti dalla frontiera in luoghi dove possono beneficiare di assistenza. Mentre appare improbabile l'apertura di un corridoio umanitario in Europa, giovedì le agenzie delle Nazioni Unite (Unhcr e Oim) hanno avuto un incontro con le autorità bielorusse per parlare dei rimpatri. E vanno avanti anche i contatti di Bruxelles. Inoltre l'Ue sta discutendo con le autorità polacche sulla possibilità di far intervenire la protezione civile europea per dare sostegno a quanti sono bloccati alla frontiera, ma Varsavia non sembra intenzionata a procedere in tal senso. Intanto nei contatti dell'Unione europea con le autorità bielorusse, sono stati rivolti appelli per un accesso permanente delle organizzazioni umanitarie a quanti si trovano intrappolati alla frontiera. Tuttavia non vi è ancora conferma che le agenzie Onu abbiano accesso permanente all'area di confine, controllata dalle forze di sicurezza e a cui impossibile accedere senza autorizzazione.

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